Sbarcando a Santa Lucia dal primo treno della mattina si ha a disposizione l'intera giornata per bighellonare con comodo tra i sestieri e anche per spingersi fino ai limiti pedonabili della città.
Annidate in piccole calli secondarie, le vinerie veneziane sono fugaci apparizioni mimetiche che sfuggono al turista frettoloso (e probabilmente indifferente). |
Senza l'assillo dell'orologio è facile bypassare i compatti e continui flussi del turismo massificato. E fuori stagione l'operazione riesce ancora più facile.
👉E' soprattutto la mattina che la città (la quale nonostante tutto è ancora abitata dai veneziani) mostra i suoi ritmi quotidiani più prosaici e più autentici, dalla raccolta delle immondizie, alla spesa al mercato delle Erberie, all'esibizione della biancheria stesa alle finestre delle case popolari di Castello, o ancora al rito della spesa nelle mini-Coop,
Il vinaio che esercita al 1614 di Dorsoduro (a sinistra) così come quello che eser- cita al Rio Terà Barba Frutariol 4657 (a destra) hanno uno stile molto simile. Solo l'appassionato autentico può apprezzare il post giallo del "Glera Spento" (che sa- rebbe il Prosecco tranquillo, cioè senza bolle) messo in vetrina in Dorsoduro. |
incredibili budelli che sembrano ricavati nel sottoponte di qualche bagnarola da carico.
👉E c'è poi il rito del cicheto di tarda mattina, che introduce al rapporto antico dei veneziani col vino, cioè con la terraferma.
👉E, sorpresa, il vinaio di Venezia usa ancora le damigiane di vetro, da dove il vino sfuso si preleva con la "ladra", il tubo di gomma nato per annaffiare l'orto ma usato come sifone.
Col loro aspetto dimesso, queste botteghe non sono certo posti da sommelier stellati e televisivi...
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