martedì 19 aprile 2016

Duccia Calderari, una donna della borghesia cattolica nella file della Resistenza trentina

L’amore per la propria gente spinse Duccia a prestare la propria casa della Cervara come rifugio per chi fuggiva dalle SS. Fece da staffetta e portando informazioni e materiale ai partigiani rischiò più volte la vita.
Duccia Calderari
Ilaria Pedrini, "L'altro novecento - nella testimonianza
di Duccia Calderari", Città Nuova Editrice, 2016.
La sua è una storia anomala per il Trentino, perchè da queste parti i benpensanti e la borghesia locale si erano sì compromessi, ma col nazismo.
Eppure, fra le pieghe di una clericale terra di preti, sacrestani e controriforma, sono vissute anche persone come la bella e raffinata Duccia Calderari.
Non che i democristiani del dopoguerra di Degasperi e Piccoli abbiano fatto qualcosa per renderle onore e d'altronde neanche a sinistra mi pare sia stata tanto celebrata, forse perchè era amica di Chiara Lubich, la discussa fondatrice del Movimento del discutibilissimo movimento dei Focolarini.
Però resta il fatto che a quelli come lei tutti noi dobbiamo molto e faremmo bene a ricordarcelo almeno un poco perchè, in ogni caso, si tratta di un debito di libertà e i debiti andrebbero onorati...

"Venni a sapere che nell’ospedale un grup­po di medici agivano clandestinamente come partigiani. Io ero desiderosa di unirmi a loro, perché non potevo assolutamente sopportare che le vie della mia città – la città di Cesare Batti­sti! – fossero piene di tedeschi che vi camminavano da padroni."

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