sabato 16 marzo 2013

Sul Soprasasso di Trento

Il Soprasasso, con i suoi 807 metri di quota visti da Cadine, ha tutta l’aria di una collina boscosa.         (Sia il testo che le foto sono di Gigi: sempre più autonomo!) escursioni_invernali
Dal Monte Soprasasso verso Trento. Da sinistra a destra:
il Monte Calisio, il Monte Celva e la Vigolana.
La Paganella dalla cima del Soprasasso.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
Tutt’altra faccenda il versante che cade nella Val d’Adige a strapiombo con un “salto” di più di 600 metri), rendendo questa “collina” molto più montagna.
Da Trento si sale verso la Val dei Laghi (Bus de Vela) e quindi, usciti da una lunga galleria, si svolta a destra seguendo poi la vecchia strada per il vicino paese di Cadine. Giunti nel piccolo centro, al semaforo si gira a destra proseguendo dritti con il Soprasasso davanti a noi.
Arriviamo così a una zona attrezzata con tavoli e panche, dove si può parcheggiare; una tabella informativa reca la mappa del “Giro del Soprasasso”.
Scarica la traccia GPS da Every Trail.
Seguiamo a destra una stradina asfaltata che, dopo non molto, diventa sterrata e chiusa al traffico.
La strada sale comodamente e dopo qualche curva porta in direzione della Val dell’Adige. A un bivio un cartello indica a sinistra la direzione; si sale con la vecchia stradina militare arrivando ben presto alla deviazione che conduce alla restaurata “Fucileria” all’interno della quale si trova un registro visitatori; una breve digressione che consiglio.
Tornati sul vecchio tracciato militare, lo si segue, ormai si è sul versante della Val d’Adige, salendo con alcuni tornanti mentre il panorama diventa assai vasto. Giunti a circa 8oo metri di quota la stradina scende per poi arrivare nella spianata che ospita delle opere di guerra; un una di queste
trova posto la cosiddetta “Baita Lucia”. Proseguendo il cammino in pochi minuti si arriva nel posto più interessante dell’escursione: qui troviamo i resti di alcuni edifici, delle caverne di cui una restaurata e, ovviamente chiusa con una cancellata, che mostra com’era utilizzata dai militari di stanza; due postazioni d’artiglieria in caverna e, infine, il cosiddetto “Pontesel” un vero e proprio nido d’aquila, ora opportunamente protetto con cavi metallici, a strapiombo sulla Valle d’Adige. 
Riprendendo il cammino, si sale in breve in una bella spianata, per poi iniziare la discesa tra i boschi. Tagliando tratti di sterrata, segnaletica, si giunge alla Pozza della Casara si tratta di una romantica radura nel bosco attrezzata con fuochi tavoli e panche e una tettoia e utilizzata anche per feste popolari.
La discesa prosegue e subito dopo troviamo un sentiero, poco visibile in verità, a destra che evita un giro ozioso fatto dalla sterrata. In inverno con la neve consiglio di seguire la strada più lunga ma sicuramente più comoda, mentre l’estate il sentiero è senza dubbio praticabile e più veloce anche se un po’ dissestato; vedete voi.
Sterrata e sentiero si ritrovano in fondovalle nei pressi di una “calcara” restaurata (tabella informativa). Da qui al parcheggio è questione di pochi minuti.
Il dislivello e di + 303 metri; il tempo occorrente circa tre ore. Io ne ho impiegato una di più perché ho fatto diverse digressioni al percorso normale e varie fermate per godermi la bella giornata.
escursioni_Trento
Per quanto riguarda le opere di guerra segnalo i libri di Volker Jeschkeit, tutti della casa editrice trentina Curcu & Genovese, che rappresentano un’opera esaustiva sull’argomento:
La fortezza di Trento
● Il Calisio e la Grande Guerra
● Le linee avanzate della Fortezza di Trento
● Il fronte orientale della Fortezza di Trento
● Il fronte occidentale della Fortezza di Trento.
A questo proposito, un interessante articolo dell’autore, del quale riporto di seguito ampi stralci, è rintracciabile in internet in formato pdf.

Le Fortificazioni austro-ungariche nel Trentino, valore del patrimonio storico.
di Volker Jeschkeit.
 Dall’anno 2000 sto rilevando ed esplorando le fortificazioni austro-ungariche intorno a Trento … Ci sono numerosi forti, batterie e altri manufatti militari che risalgono a 5 periodi di fortificazioni di scuola asburgica nel Trentino, di cui 3 fra il 1860 ed il 1900 e gli ultimi due fra il 1907 ed il 1915. 

I primi tre periodi sono facilmente individuabili ... Trattasi di forti e batterie che hanno come caratteristica architettonica l’uso della pietra locale trentina, utilizzata per la costruzione di casematte per cannoni su affusto di fortezza o batterie in barbetta. Oggi la maggior parte di questi manufatti militari è identificata con la definizione di “stile trentino”, perché si trovano solo in quest’area e da nessun’altra parte in Europa. 

Dal 1880 i forti della seconda generazione vengono dotati anche di una batteria con cupole corazzate girevole a 360 gradi.

La terza generazione, il cosiddetto periodo dei forti standardizzati, ideati dal generale Vogl, comincia intorno a 1892 e dura fino al 1899.
Per la prima volta grazie al programma “Le Fortezze dell’Imperatore” queste opere permanenti, come furono chiamate ufficialmente dal genio militare austro-ungarico, sono state rese accessibili ai visitatori mediante una serie d’interventi che li hanno restituiti alla Comunità. Opere permanenti, nel vero senso della parola, con un valore storico che viene sempre più rivalutato ed apprezzato da tanti visitatori. Opere permanenti che sembrano destinate a resistere per sempre.
Negli archivi di stato di Trento e Vienna così come nei musei storici quali il museo storico italiano della guerra di Rovereto, il piccolo museo di Borgo Valsugana e il centro documentazione di Luserna sono custoditi e consultabili migliaia di documenti e disegni originali delle fortezze trentine che rappresentano un patrimonio storico di inestimabile valore per chiunque voglia conoscere queste opere.
Nel 1907 inizia il quarto periodo di fortificazioni, caratterizzato da moderni progetti in calcestruzzo rinforzato con travi di ferro. Nasce lo sbarramento sull’altopiano di Lavarone e Folgaria con i suoi famosi forti, nascono il forte Carriola dello sbarramento di Lardaro e il forte Tombio nella zona di Riva, per fare solo pochi esempi di questo importante periodo. La responsabilità della costruzione e dei collaudi delle nuove opere, fa capo alla direzione del genio militare austro-ungarico di Trento … una delle direzioni del genio-militare più importanti dell’impero austro-ungarico. Alla direzione compete l’esecuzione dei progetti del quinto periodo di fortificazioni nel Trentino ... Si progettava uno sbarramento imponente composto principalmente di nuovi forti sul Monte Altissimo, Vignola, Zugna e Valmorbia nella Vallarsa, oggi meglio noto sotto il nome di forte Pozzacchio. Solo quest’ultimo era in fase di costruzione nell’anno 1914, gli altri non hanno superato lo stadio del progetto. Il forte Pozzacchio e il simbolo di un nuovo tipo di costruzione, perché per la prima volta un forte sparisce quasi del tutto sotto la roccia, ma ripete l’errore che era stato commesso durante la costruzione dei forti della quarta generazione, quelli sull’altopiano di Lavorane e presso Folgaria, ovvero il blocco della batteria corazzata con le sue cupole, l’armamento più importante del forte era concepito ancora all’aperto con le cupole molto vicine fra di loro. In pratica un bersaglio facile e ben visibile per l’artiglieria nemica. Il forte Pozzacchio non fu finito, perché l’avvicinarsi della guerra indusse le autorità austro-ungariche a cambiare le proprie strategie concentrando le proprie risorse sulle opere per la difesa della conca di Trento.
Ha inizio quindi la realizzazione della quinta generazione di fortificazioni nel Trentino concentrate soprattutto intorno alla città di Trento. Ancora una volta il ruolo del genio militare di Trento risulta determinante. Nell’autunno 1914, il suo nuovo direttore Maggiore Generale Franz Steinhart … dirigeva la costruzione della nuova fortezza di Trento che nasce il 7 ottobre 1914 … La fortezza sparisce sotto la roccia a prova di bomba, inespugnabile e invulnerabile. Nascono le batterie in caverna, le nuove batterie corazzate e alla fine nuovi forti corazzati. Questi ultimi all’inizio furono ancora identificati come fortificazioni campali di carattere provvisorio ma vengono riqualificati nel rapporto di equipaggiamento del 10 ottobre 1915 del genio militare di Trento come oggetti permanenti.
A Trento vengono realizzati i due soli prototipi di forti corazzati di tutto l’impero austro-ungarico: Monte Calisio e Monte Celva fortemente armati e con una potenza di fuoco che superava di molto quella dei forti sull’altopiano … Costruiti con l’esperienza maturata durante la realizzazione delle prime batterie corazzate sotto la roccia quali la batteria Peschiera vicino al forte Corno, la batteria corazzata Martini, oggi nota come batteria Zampetta nelle vicinanze del vecchio forte di Mattarello e la batteria corazzata Busa Grande sopra Levico; i due gendarmi rappresentano il culmine dello sviluppo di fortificazioni militari iniziate nel 1860 e terminate sotto la cima del Monte Calisio nel Gennaio 1916. Le esperienze tecniche maturate a Trento … venivano sfruttate e migliorate nell’esecuzione delle fortificazioni a Riva, della Tagliata del Ponale, della linea sopra la Valle di Loppio vicino a Rovereto. Durante la guerra si è fortificato tutto il Trentino. In particolare a Trento e stata realizzata la fortezza più moderna dell’impero austro-ungarico, armata con 295 cannoni nel suo anello interno di difesa.
Il programma “Le Fortezze del’Imperatore” include ovviamente anche quest’ultima fase delle fortificazioni nel Trentino e quindi la nuova fortezza della città di Trento che si sviluppa su un considerevole tratto del territorio circostante il capoluogo, infatti, partendo dal lago di Molveno la fortezza attraversa la Valle dei Laghi a sud di Vezzano, per incontrare altre linee di fortificazione in caverna nella Valle di Cei e sul Monte Valstornada, prosegue nella Valle dell’Adige presso Carli per andare sul Vignale e sulla Vigolana scendendo e occupando la cresta dei Somi nel comune di S. Nicolò fino a Caldonazzo, quindi attraversa la Valsugana per arrivare sopra Levico a Busa Grande e si congiunge con la linea principale della difesa sulla Panarotta. Bisogna inoltre ricordare la linea Brada che da Pergine passa per il Monte Brada e Costalta fino al passo del Redebùs. Insomma la nuova fortezza di Trento era grandissima.
Gran parte di queste fortificazioni sono già visitabili utilizzando i nuovi sentieri di trekking realizzati da vari enti pubblici …

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