E' lì dal lontano 4 agosto 1898 e da quel tempo antico ha conservato sostanzialmente integro il suo aspetto. E speriamo che non cambi.
Franz Schlüter, il ricco commerciante germanico che finanziò la costruzione. In bas- so a sinistra il rifugio come appariva nel 1907, poco prima dell'ampliamento. |
Ha subito un unico ingrandimento quando era ancora molto "giovane", nel 1908, e da allora è dotato an- che di acqua corrente ed elettricità.
Si trova sui prati alti del Kreuzko-feljoch/Passo di Poma, dove Val di Funes e Val Badia si toccano.
Le sistemazioni interne mantengono l'elegante atmosfera delle origini e il locale invernale è perfino dotato di lampadine: assieme all'acqua corrente l'elettricità era arrivata fin quassù già nel lontano 1908. In basso gli Schmarren egli Spiegeleier, due bei piatti della tradizione, sui tavoli del rifugio. |
L'idea era venuta all'alpinista austroungarico Jochann Santner (che aveva legato il suo nome alla Punta Santner dello Sciliar) ma la sua realizzazione è dovuta al ricco commerciante di Dresda Franz Schlüter che rimase affascinato dalla bellezza del gruppo delle
Odle.
I lavori furono affidati a tale Richard Neisse; inaugurato il 4 agosto 1898 il rifugio fu subito donato dallo Schlüter alla sezione dell'Alpenverein di Dresda, la città tedesca sul fiume Elba.
Gli arredi, seppur rinnovati, mantengono il loro aspetto e reggono il confronto con quelli (da vedere!) dell'ormai ex-rifugio "Ettore Castiglioni alla Marmolada" (che è stato purtroppo trasformato in albergo raggiungibile in auto. |
Dopo la prima guerra mondiale il rifugio passò nelle mani del Demanio Militare italiano, che lo passò a sua volta al CAI della sezione di Genova. Finita anche la seconda guerra mondiale il rifugio passò alla sezione CAI di Bressanone, che ha provveduto negli anni a migliorarne la struttura ed efficienza.
Cenni storici
Il Commerciante Franz Schlüter
Di solito ci si arriva dalla Val di Funes dopo aver lasciato l'auto ai parcheggi di Malga Zannes. Però ci si può arrivare anche salendo dal Passo delle Erbe fino alla Peitlerscharte/Forcella de Putia, che si trova praticamente sotto il cupolone sommitale del Sass da Putia e a breve distanza dal rifugio (ed è un'alternativa un po' più "montagnina". |
Nell’anno 1896 il ricco commerciante di Dresda acquistò da un agricoltore di S. Maddalena un appezzamento di terreno sull’Alpe di Caseril, a quota 2301 e diede inizio alla realizzazione della struttura. La posizione era stata ponderata e prescelta su parere di alcuni alpinisti, in particolare del grande alpinista di Bolzano, Johann Santner, profondo conoscitore della zona, che naturalmente aveva valutato anche gli aspetti della sicurezza e delle comunicazioni con le valli limitrofe. Il 4 agosto 1898 il rifugio, denominato Schlüterhütte, fu inaugurato alla presenza di numerosi ospiti e valligiani e del Parroco di Funes. lI 6 agosto ebbe luogo l’inaugurazione ufficiale alla presenza delle Autorità e invitati, nel corso della quale, l’edificio fu donato alla sezione di Dresda del Deutscher und Österreichischer Alpenverein, rappresentata dal presidente e fondatore, il Giudice Adolf Munkel.
La nuova struttura ricettiva attirò molti appassionati della montagna, anche perché nel frattempo erano sorti altri rifugi in zone circonvicine, quali il Plose, il Firenze, il Puez. Nel 1907 fu deciso un notevole ampliamento su progetto dell’architetto Reuter il cui disegno è ancora oggi conservato nell’Ufficio Catasto di Chiusa. Il progetto rispecchia l’ambizione e le disponibilità finanziarie della sezione: tre piani fuori terra, 62 posti letto, numerosi in camere singole e matrimoniali, illuminazione a gas dei locali comuni, e acqua potabile in cucina e nei bagni; il tutto in quasi quattro mila metri cubi di costruzione che ha la conformazione di un albergo. I lavori iniziarono nel 1907 e furono ultimati già nell’anno successivo. La struttura rispondeva a tutte le esigenze degli alpinisti: base per le ascensioni, meta delle gite giornaliere, tappa dei percorsi escursionistici e sci-alpinistici a lungo raggio, soggiorno in alta quota e, inizialmente, anche centro per lo sci da discesa. Vennero anche costruiti i sentieri di collegamento. In particolare fu realizzato un percorso panoramico e suggestivo (il sentiero Adolf Munkel) che inizia dal rifugio e attraversa tutta la base delle Odle fino al rifugio Brogles. Oggi al rifugio si incrociano le alte vie numero due e numero otto delle Dolomiti.
Le guerre
La guerra 1914-18 congelò l’attività degli alpinisti e del rifugio che subì abbandono, saccheggi e vandalismi. Al termine della prima guerra mondiale, anche se il trattato di St. Germain non prevedeva nulla in proposito, i rifugi alpini di proprietà delle sezioni alpinistiche austriache e tedesche furono confiscati dallo Stato italiano e destinati alla difesa dei confini. La sezione dell’Alpenverein di Dresda perse oltre al Genova anche il Pradidali, il Treviso e il rifugio Corsi in VaI Martello.
lì Club Alpino Italiano, dopo insistente richiesta e ferma restando la destinazione, ne ottenne in concessione un gran numero e, tramite un’apposita commissione, prowide alle necessarie ingenti riparazioni, acquisto di mobili, arredi e suppellettili. Per questa costosa operazione fu aperta con successo una sottoscrizione per la sistemazione e l’esercizio dei rifugi nelle Terre Redente. In seguito e con gradualità gli stessi furono affidati alle sezioni del sodalizio anche molto distanti dalla provincia quali Roma, Milano, Firenze, Verona, Bergamo... La Schlüterhütte fu affidata nel 1925 alla sezione Ligure che la ribattezzò rifugio Genova al Passo Poma, per distinguerlo dal Genova al Lago Brocan (ora Bartolomeo Figari).
Con rilevante sforzo finanziario ed organizzativo, la sezione neoaffidataria provvide a completare la dotazione dell’esercizio, con attrezzatura di ogni tipo: materassi, coperte, biancheria e mobili. Per il trasporto chiese ed ottenne l’intervento di mezzi dell’Esercito che concesse l’uso di autocarri e quadrupedi da soma. Da notare che alcuni mobili provenivano da una nave da crociera in disarmo. Anche in questo senso si era realizzato un collegamento mare-montagna. Né poteva mancare una gigantografia del porto che ancora fa bella mostra di sé nell’atrio.
La gestione fu affidata a Serafin Santer (da non confondere con il Santner), già gestore alla riapertura del rifugio nel 1923 e che era stato collaboratore della sezione di Dresda fin dagli inizi del secolo.
Dal 1935 al 1939 gli subentrò Josef Malojer che fu altrettanto attivo e generoso nella conduzione e nel mantenimento della struttura. Il 22 agosto 1938 un avvenimento straordinario accadde nel rifugio: la signora Hilde Malojer partorì il primo figlio.
Ma i venti di guerra spazzavano i monti al di qua e di là del confine. E non solo, la propaganda nazista e gli accordi tra l’Italia e la Germania fàvorirono il perpetrarsi di un evento infausto di proporzioni bibliche che colpì la popolazione di lingua tedesca della provincia di Bolzano: le opzioni. Oltre l’ottanta per cento degli aventi diritto optò forzosamente per la Germania (circa 200.000 persone) e 75.000 emigrarono effettivamente incontro a un destino condizionato negativamente dalla guerra e non solo. Tra questi il Malojer che il sei dicembre 1939, unitamente alla famiglia, lasciò il Genova e l’Italia e ottenne la cittadinanza germanica. È da ricordare che durante la gestione Malojer furono organizzati numerosi corsi sci per allievi provenienti per lo più dalla Liguria e dalla Germania. Nel gennaio 1937, ad esempio, vi parteciparono, tra gli altri, ben 75 sciatori di Bochum (Renania-Wesftalia).
Dalla Ligure al CAI BressanoneDopo la seconda guerra mondiale il nostro bel complesso, che aveva subito minori vandalismi anche per l’assidua opera di controllo di Serafin Santer, fu affidato alla sezione di Bressanone, rinata il 26 giugno 1945. Il presidente Ludovico Cappelletti chiese l’affidamento gratuito della struttura anche in considerazione che nel 1942 il CAI aveva ordinato alla Ligure di consegnarla alla sezione di Bolzano! Dopo una breve trattativa si arrivò ad una convenzione, il cui originale, datato 27 maggio 1946, è conservato agli atti del CAI Bressanone, e prevede il parziale rimborso delle spese sostenute per le riparazioni e l’arredamento della struttura. La somma pattuita ammontava a 130.000 lire da corrispondere in cinque rate.
La sezione di Bressanone
La sezione di Bressanone, sempre molto legata al Genova, ha curato con particolare attenzione il rifugio stesso, sia con opere e fornitura di materiale che frequentando e promuovendone con successo la conoscenza e la frequenza.
Nel 1986 la costruzione è stata oggetto di un intervento fatto personalmente da un gruppo di Soci che ha lavorato gratuitamente per 15 giorni e ha effettuato l’intonacatura e la tinteggiatura esterne dell’intera costruzione.
Negli ultimi anni del secolo scorso sono entrate in vigore nuove e importanti norme sull’igiene e sicurezza delle strutture ricettive. Anche nel Genova furono eseguiti lavori di ammodernamento e abbellimento. In particolare fu curata la cucina con l’installazione di attrezzature di acciaio inossidabile.
Si è poi provveduto all’installazione di impianti antincendio e all’apertura delle uscite di sicurezza che hanno comportato anche rilevanti lavori strutturali. È stato quindi realizzato l’impianto di depurazione delle acque reflue. Contemporaneamente fu rifatto l’acquedotto comprese le opere di captazione e potenziatì e ammodernati i servizi igienici. Inoltre sono stati risanati in maniera ottimale gli scantinati, dove è stato anche ampliato il locale invernale.
Nel 1995 il CNR ha donato al rifugio un impianto fotovoltaico completo di batterie e di convertitore che produce quattro Kw/h.
Numerose sono state le manifestazioni, corsi e gite organizzate al rifugio per propri Soci e, in misura minore per quelli di tutto il CAI Alto Adige. In occasione dei festeggiamenti per il 70° compleanno della sezione, nel 1994, vi è stato organizzato un riuscitissimo raduno dei soci che hanno effettuato un’ascensione di massa al Sasso di Putia (q.2875), mentre un gruppo di tre cordate ne scalava la parete nord. Nel corso dei decenni di attività, il rifugio è stato meta di numerose personalità politiche, militari, religiose e grandi alpinisti. Merita particolare menzione il presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini che ha pranzato con soddisfazione nella sala da pranzo e ha annotato e firmato il registro degli ospiti: “abbiamo mangiato e siamo stati sereni in questo accogliente rifugio. Fervidi auguri”. Sandro Pertini 31 VIII 1983.
Il centenario del rifugio
Nell’anno 1998 in occasione del primo centenario dell’opera, la sezione di Bressanone del CAI ha organizzato i festeggiamenti al rifugio con un afflusso di Soci e invitati particolarmente numeroso. Tra le Autorità: il sindaco di Funes Runggatscher, il vicesindaco di Bressanone Dario Stabìum, il presidente della Ligure Lorenzo Bonacini, il vicepresidente della sezione di Dresda Josef Fais e il presidente generale Roberto De Martin. Ha fatto gli onori di casa il presidente Annibale Santini, che ha anche pronunciato il discorso ufficiale. Era presente una rappresentanza della sezione di Dresda, del CAI Alto Adige e di numerose sezioni alpinistiche anche di lingua tedesca. La manifestazione comprendeva: S. Messa, discorsi celebrativi, esibizioni del Coro Plose del CAI Bressanone, diretto dal M.° Ilario Sedrani, della Banda musicale di Funes (M.° Profanter) nonché dimostrazione del soccorso alpino del CAI Bressanone diretta da Paolo Sferco con il recupero con lelicottero di un presunto ferito.
(testo di Vittorio Pacati, della sezione CAI di Bressanone)
Non conoscevo la storia di questo rifugio, pur avendolo raggiunto nel corso di una bella escursione con partenza da Santa Maddalena... Il suo blog è veramente una miniera inesauribile di informazioni! ;-)
RispondiEliminaMa dai, non esagerare così! Comunque grazie per l'incoraggiamento.Aspetto suggerimenti per altre"puntatine nella storia". Intanto buone camminate...
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