domenica 26 marzo 2017

Il vecchio Rifugio Bindesi, a Trento città

Si andava ai Bindesi per fare pratica con le manovre di corda, cosa che avveniva nella palestra di roccia nascosta fra i grossi massi appena dietro al rifugio, che in realtà era frequentato più che altro come bar, con una birra in mano e una sigaretta nell'altra, a guardare Trento dall'alto e a progettare le future uscite.
Rifugio Bindesi
Un giovane e sfuocato Cipputi si esercita alla corda doppia, che ai tempi si faceva
in blue-jeans e "ala vecia", cioè senza discensore e senza imbrago.
Per tantissimi trentini i roccioni dei Bindesi sono sinonimo di battesimo alpinistico e sono stati veramente tanti gli alpinisti famosi iniziati alle tecniche di arrampicata proprio qui: sulla "Onta", sulla "Sdramele", sulla "Mariota".
👉La palestra era frequentata già dagli anni '20 e '30 da personaggi come Bruno Detassis e Marino Stenico.
Rifugio Bindesi
L'aspetto attuale del Rifugio Bndesi, un balcone con bella vista sul capoluogo, a 611
metri di quota. Il rifugio è dedicato a Pino Prati (alpinista trentino, autore della prima
guida del Brenta, perito con Giuseppe Bianchi nel 1927 sul Campanil Basso).
👉L’idea di costruire il rifugio è stata dell'alpinista Gino Pisoni, durante una festa nel 1949. Si dovrà però attendere il 1962 vederlo realizzato. La costruzione iniziò nel 1956 grazie al lavoro volontario dei soci Gruppo SAT Grotta di Villazzano e si conclusero nel 1962. Funzionò come punto di ristoro per i frequentatori della palestra.
👉Il rifugio è stato poi ampliato nel 1981 e altri lavori di ammodernamento sono seguiti nel corso del 1991 e poi ancora nel 1992. L'ultimo (siamo nel 2017) cambio di gestione si è fortunatamente tradotto in lavori poco impattanti.
Rifugio Bindesi
La conca di Trento vista dal terrazzo del rifugio, che è stato costruito alle pendici della superpanoramica Marzola, appena più sopra l'abitato di Grotta di Villazzano, alla periferia del capoluogo. Al centro primeggia il Palòn del Bondone (alla sua sinistra la Cima Verde) e sulla destra la Paganella, con alle spalle le cime del  gruppo di Brenta, ancora imbiancate dalla neve primaverile.

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