giovedì 8 aprile 2021

Al Rifugio Maranza dal Passo del Cimirlo

Lungo il "Sentiero del Cinquantesimo", che la sezione SAT di Povo ha voluto dedicare alla sua montagna.
E' una camminata urbana che si spinge fino ai limiti dell'escursionismo leggero. Si svolge alle pendici della Marzola, montagna che si presta anche a vere e proprie escursioni, dalle "sgambate di primavera" fino ai percorsi che prevedono "ferrate non difficili". Senza dimenticare lo storico Rifugio ai Bindesi.
Un tratto di sentiero sospeso da terra.
Vedi le altre foto in Google Foto.
E' un sentiero di recente fattura che in sostanza corre parallelo alla strada Cimirlo-Maranza, solo qualche metro più a monte, un sentiero che fa bene il suo mestiere, che é quello di evitare le automobili che salgono alla conca del bar-rifugio Maranza.
👉E' stato realizzato per celebrare i cinquant'anni di vita della Sezione SAT di Povo.
👉Testo e foto sono di Gigi, che me le ha spedite via posta elettronica (siamo bloccati nei rispettivi comuni per via del Coronavirus).
In blu il percorso di salita dal Passo del Cimirlo fino al Rifugio Maranza. Il ritorno avviene sulla rotabile che da Rifugio Maranza scende al passo. In totale fanno 13 chilometri e mezzo circa (cartografia Mapy.cz).

Quote e dislivelli (dati IGM):
Quota di partenza/arrivo: m 733
Quota massima raggiunta: m 1.080
Dislivello assoluto: m 350
Dislivello cumulativo in salita: m 520 circa
Lunghezza: 13,5 km AR
Tempo totale netto: ore 5:00 AR
Difficoltà: E

Come arrivare: il Passo del Cimirlo si trova a 730 metri di quota ed é raggiungibile con strada asfaltata che si diparte da Povo, alla periferia di Trento. Parcheggio in loco.
Descrizione del percorso: "il sentiero del Cinquantesimo inizia al Passo del Cimirlo, proprio dietro una bella fontana scavata in un grosso tronco dove si trova anche una tabella informativa del sentiero.Il sentiero sale subito con ampi zig-zag, portando all’ex roccolo Chesani ora Casa Forestale. Dalla Casa si scende, passando accanto al bunker sede del Comando Austroungarico (Tabella) e arrivando in uno spiazzo dove si prende una larga sterrata che, in breve, ci porta alla vicina loc. Casare.
👉Qui troviamo un paio di costruzioni e un bel prato dominato da un grande ciliegio. Passati accanto al ciliegio, scendiamo di poco sfiorando uno stagno, in questa stagione ancora ghiacciato, procediamo in vista del Lagorài, infatti, tra gli alberi, alla nostra sinistra, possiamo scorgere il Gronlait, il Fravort e il Dosso di Costalta. Dopo una breve salita arriviamo a un bivio, dove prendiamo a destra (sent 455), lasciando il tracciato n° 21 che conduce a Malga Tomba (bel posto nonostante il nome cimiteriale) e a Susà.
Lungo il sentiero troviamo un piccolo masso erratico con una storia interessante illustrata da una tabella. Proseguendo appare, tra la vegetazione, la possente Cima Brenta, poi troviamo un altro bivio. Qui prendiamo a destra superando una passerella e ci tuffiamo nel bosco fitto. Il sentiero corre sinuoso, seguendo l’andamento del versante con un saliscendi non accentuato. Troviamo tratti umidi, superiamo degli impluvi, poi scendiamo a una lunga e robusta passerella. Alla nostra destra, poco più in basso possiamo vedere la strada asfaltata che porta al Rif. Maranza. Stiamo procedendo con un tratto di sentiero un po’ noioso a causa del fitto bosco. In questa stagione (marzo) per fortuna le latifoglie, senza pudore, sono “nude” così s’intravede la Paganella e il M. Celva.
Sempre circondati dagli alberi, arriviamo al Sason. Un ciclopico masso usato come palestra di roccia, chissà perché mi è venuto in mente el por Ulisse. Una tabella fornisce notizie sul Sason accanto a cui si nota una lastra di roccia un tempo precario ricovero di pastori (altro che palestra di roccia! Tempi duri per uomini rudi). Certo che in questo posto, a mio parere, servirebbe un taglio drastico da parte di un ottimo barbiere, ma armato di motosega al posto delle forbici. Pensare che, un tempo, il Sason si vedeva da Povo, ma ormai è stato inghiottito dal bosco.
👉Proseguendo possiamo godere di più punti dove il panorama si espande per poi arrivare, siamo sotto il Chegul, a un punto panoramico dove una tabella orientativa illustra le cime che abbiamo di fronte. Oltre alla Val d’Adige da sud a nord e le Cime che la sovrastano, si vede anche il Brenta che svetta dietro la dorsale M. Gazza – Paganella.
Continuando il cammino con un tratto di saliscendi poi rientriamo nel bosco, scendiamo alla Busa Grande per risalire subito dopo a q. 910, sbucando sulla strada forestale (sterrata e in parte cementata) che sale in loc. Fontana dei Gai. Dobbiamo seguire la sterrata per un tratto abbastanza lungo, superando alcuni bivi fino ad arrivare a q. 1060 dove prendiamo a destra una sterrata chiusa da una stanga.
Si continua con il nuovo tracciato comodo ma che presenta dei tratti dove la neve stenta a sciogliersi. Per fortuna non ho avuto problemi per cui i ramponcini sono rimasti nello zaino, con sommo gaudio da parte mia! Superato questo tratto ecco che prendiamo a scendere e arriviamo alla Poza Zigoia al cospetto del “Patriarca” un bel Larice di circa 130 anni (Tabella).
Lasciata la Poza Zigoia, si continua la marcia trovando ancora saliscendi e alcuni scorci sul M. Bondone e il Brenta, infine un’ultima discesa ci porta al Rif. Maranza. Il rifugio è chiuso causa virus, per cui niente birra poffare!! 

Note.
👉Le tabelle della SAT riportano tempi un po’ tirati (Passo Cimirlo – Rif. Maranza h 2,30) e io odio correre in montagna, ci vengo apposta per farmi dei giri tranquillo, senza nessuno che mi corre dietro perché diavolo devo sfiatarmi. Quindi reputo che i tempi da me indicati siano più umani.
👉Il dislivello non è molto e credo sia abbastanza affidabile (ho fatto 49 rilevazioni altimetriche), in ogni modo i numerosi saliscendi minimi non sono così importanti da inficiare la cifra finale, infatti, una decina di metri in più o in meno non cambia nulla.
👉Giunto al Rif. Maranza ho scelto di tornare seguendo la strada asfaltata che mi riservato due sorprese. La prima sono stati i panorami quasi continui. La seconda è stata la scoperta di paracarri indicanti il chilometraggio per arrivare al Passo. Il primo che ho notato segnava 5 km e mi sono detto: “Dai non è poi gran che”; il secondo mi informava che dovevo fare 4 km e ho pensato: “Cribbio ho fatto solo un chilometro”; il terzo recitava 3 km e mi sembrava che avesse un sorrisetto di scherno; quando sono arrivato al quarto ho mandato una serie d’improperi a chi aveva avuto l’idea di piantare lì quei cosi. L’ultimo è stato una tragedia, per fortuna quando sono arrivato al Passo c’era la fontana: Non ci crederete ma l’acqua fresca a volte è più buona della birra, giuro!

Volendo evitare di tornare sull’asfalto le alternative sono:
1) Rifare il sentiero del Cinquantesimo al contrario.
2) Se avete a disposizione due auto lasciarne una al Passo e con l’altra andare al Rif. Maranza, oppure andare al Rif. Maranza lasciare un auto e tornare al Passo con l’altra.
3) Se siete a piedi e avete tempo, voglia e gambe potete fare un bel giro andando a Malga Nova poi salire agli Stoi del Chegul con il sent. delle pecore e quindi scendere al passo del Cimirlo con il sent. 411.
4) Oppure fare un tratto di sentierto del 50° e un tratto di strada. Esempio: una volta alla Busa grande invece di continuare con il sentiero, proseguire con la sterrata fino alla strada asfaltata. Insomma fate un po’ voi e buon cammino".

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