Oggi si parlerebbe di "capitalismo compassionevole", allora si temeva la "questione sociale" nonché il movimento cooperativo e socialista.
Una pianta di Trento del 1902 riporta l'edificio come "cucina popolare". |
Si tratta di un esempio importante di intervento pubblico, pensato dal Municipio del capoluogo all'inizio del Novecento per offrire agli strati bassi della popolazione un pasto economico e anche la possibilità di lavarsi comodamente.
👉Nessuno fra gli abitanti proletari del centro storico aveva l'acqua corrente in casa, tantomeno il gabinetto e ancora di meno il bagno, una realtà che si protrasse fino agli anni '70 del Novecento, quando si cominciò a parlare di "riqualificazione del centro storico" e l'amministrazione di Adriano Goio avviò la gentrificazione degli edifici del "Giro al Sass" e delle sue adiacenze. Si parlò allora di "espulsione del proletariato dal centro".
👉Gli alloggi popolari del centro storico erano concentrati alle Androne, in Via Suffragio, nel quartiere del Sass (poi abbattuto per far posto a Piazza Battisti) e più in generale ai piani alti delle costruzioni, quelli delle soffitte, più disagevoli e meno ambite.
Non erano gli unici bagni pubblici della città; uno era dentro i casoni, e in P.za a Italia c'era il sotterraneo Diurno con servizio di barbiere e manicure. Fino alla fine degli anni '50 erano pochi gli alloggi popolari del centro storico che avevano il bagno in casa (qui vediamo il prospetto laterale dell'edificio in una foto di oggi). |
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