lunedì 23 maggio 2011

Cima Rocca di Riva 2011

A perpendicolo sull'alto Garda, nel corso della prima guerra mondiale Cima Rocca (1.090 metri) faceva parte dello sbarramento “Alto Garda” della linea difensiva austriaca, che correva dalla Tagliata del Ponale fino allo spartiacque Rocchetta-Cima D’Oro.
L'alto Garda visto da Cima Rocca.
La sua salita è interessante perchè in mezza giornata si può visitare il sistema di gallerie austriaco sullo Sperone (la Cima Rocca) completamente ripristinato ed ammirare lo stupendo panorama sul Garda. Solo qualche foto, ma una completa relazione da parte di Gigi. escursioni_estive

● Da Riva del Garda ci rechiamo in Val di Ledro arrivando a Biacésa, m 418. Al primo semaforo, l’unico, svoltiamo a destra, un breve tratto una curva a destra e troviamo un parcheggio presso dei giardini pubblici. Lasciata l’auto e percorsi pochi metri a ritroso giriamo a destra al primo incrocio, arriviamo a una bella fontana e proseguiamo seguendo le indicazioni SAT (Società Alpinisti Trentini, sezione del CAI).
Proseguiamo lasciando il paese alle nostre spalle e giungendo in breve a un bivio. Qui troviamo il segnavia Sat del sent. 417 che seguiamo prendendo a sinistra. Questione di pochi minuti ed eccoci a un secondo bivio (quota 470 - loc. Caregna): a sinistra sale il nostro sentiero 417, a destra si allontana il Sentér del Bèch (segnavia 470) per la Val del Gac e Cima Capi.
In vista della Chiesetta di San Giovanni.
● Continuiamo a salire mentre, in alto a destra, s’intravede la Chiesetta di S. Giovanni in Mòntibus, sembra molto più vicina di quanto non sia in realtà, e la soprastante Cima Rocca. Lasciate anche le ultime abitazioni alle nostre spalle abbandoniamo la zona prativa entrando nel bosco e, dopo breve, ecco un altro bivio (segnavia Sat 417 - 460). Ignorando la biforcazione di sinistra proseguiamo a destra, percorrendo una larga mulattiera che sale ripida fino a circa m 600; qui pochi metri di terreno più favorevole ci permettono di prendere fiato. La salita quindi riprende impietosa, attraversando un bel bosco misto dove primeggiano i faggi, accompagnandoci al bivio dei sent. 417/460 (loc. Dos de le Fratte m 675; Segnaletica Sat).
Ora abbandoniamo il sent. 417, che sale a sinistra seguendo il 460 che dirige a destra verso la Chiesa di S. Giovanni e Cima Capi. Dopo un breve tratto giungiamo a una biforcazione: a destra un sentiero precipita verso valle. Qui troviamo un mezzo tronco d’albero, disposto in modo da formare una preziosa panchina. Vista la ruvida pendenza del nostro percorso prendersi qualche minuto di riposo, comodamente seduti all’ombra degli alberi, è senza dubbio una tentazione cui cedere.
Passato il fiatone, riprendiamo a salire raggiungendo quota 780 circa dove troviamo l’ennesimo bivio: il sentiero di sinistra, da cui sbucheremo al ritorno, continua a inerpicarsi verso Bocca Pasumér, mentre noi svoltiamo a destra seguendo le indicazioni Sat per S. Giovanni. Salendo troviamo un breve tratto di comodo percorso, dove possiamo prendere fiato, poi la pendenza aumenta ancora una volta infine, tra fogliame e alberi, ci appare la Chiesetta. Finalmente l’erta salita è terminata, così come la mulattiera, passiamo accanto al piccolo Tempio rasentando, a sinistra, un’area attrezzata con tavoli e panche. Subito dopo ecco la segnaletica Sat per la vicina Capanna Arcioni, dista circa 70 metri, e il segnavia per le Gallerie di guerra del ‘15/’18.
● Naturalmente prima di continuare la nostra escursione consiglio di raggiungere la vicina Capanna Arcioni, dove potremo riposare comodamente avendo un bel panorama. Davanti a noi abbiamo il M Altissimo di Nago e tutta la Catena del M. Baldo, laggiù in basso splendono le azzurre acque del lago di Garda, alla nostra sinistra ecco Cima Capi, sembra quasi a un tiro di sasso, mentre dietro di essa spunta uno spicchio delle Piccole Dolomiti.
L'abitato di Biacesa visto dalle fortificazioni.
Tornati alla Chiesa, seguendo le indicazioni del segnavia Sat, dirigiamo verso l’incombente parete rocciosa di Cima Rocca. Lasciata alle spalle l’area attrezzata, c’inerpichiamo con un tracciato tutto curve, stretto, ripido e scosceso raggiungendo la parete rocciosa, proprio di fronte ad una feritoia; pochi metri a sinistra l’imbocco della prima galleria. L’ingresso si presenta un poco angusto e con un paio di scalini quindi si biforca: a destra si arriva alla feritoia di cui sopra, mentre noi prendiamo a sinistra (segnavia).
● Dopo breve la galleria si allarga, si biforca nuovamente, seguendo il ramo di sinistra raggiungiamo una corta scala metallica che ci porta alla luce del sole a circa quota 950. Continuiamo a inerpicarci nella boscaglia seguendo un ripido sentiero a zigzag agevolati da alcuni cordini metallici. Terminate le corde dopo pochi metri sbuchiamo in un bel punto panoramico, proprio a strapiombo sotto di noi vediamo sia la Chiesa di S. Giovanni sia la capanna Arcioni. Proseguiamo, pressapoco lungo il filo di cresta, trovando ancora tracce d’opere militari e quindi arriviamo all’imbocco di una seconda, corta, galleria. Ancora una volta, appena entrati, troviamo una biforcazione: a destra abbiamo una galleria chiusa e pericolante, perciò non rimane che procedere a sinistra arrivando, quasi subito, all’uscita (m 1.010 c.) che si presenta un poco bassa.
Come in precedenza prendiamo quota con l'ausilio di cordini fissi e al loro termine, dopo pochi metri, un nuovo punto panoramico. Ripreso il cammino, seguendo gli abbondanti segnavia ritroviamo i cordini metallici che ci aiutano nell’erta salita. Raggiunta quota 1.050 circa eccoci in un piccolo spiazzo quanto resta d’opere militari, davanti all’ingresso della terza galleria.
● Ignorando la galleria andiamo a destra (segnavia Sat per C. Rocca) con uno stretto sentiero che ci porta a percorrere angusti e ramificati camminamenti militari che incidono la montagna fino alla sua vetta dove troviamo la solita croce e un robusto contenitore metallico contenente il libro vetta. Ovviamente ci concediamo il meritato riposo, dopo la dura salita, godendo del bel panorama: M. Bondone, M. Stivo, le Piccole Dolomiti, il M. Altissimo di Nago e il M. Baldo, in basso Riva e il Lago di Garda, inoltre il solco della Val di Ledro sovrastata dalle alpi omonime, infine sotto di noi, la piccola Val Vasotina circondata da Cima Valdés, la Rocchetta e la nostra Cima Rocca.
● Per il ritorno abbiamo due possibilità: proseguire, seguendo come segnavia dei bolli rossi, calando dalla vetta mediante un ripido camminamento di guerra (cordini metallici) lungo la cresta nord, oppure tornare sui nostri passi fino all’imbocco della terza e ultima galleria (la più lunga) incontrata salendo. Personalmente consiglio la seconda ipotesi che ritengo senza dubbio più interessante.
Tornati all’imbocco della galleria, entriamo senza indugio e continuiamo tra pareti naturali e artificiali, la galleria si stringe per poi compiere una secca curva a sinistra; subito prima di questa c’è un tratto crollato con bella vista su Cima Capi. Procediamo ora in una galleria completamente cementata, si avanza senza problemi, giungendo a una biforcazione dove svoltiamo nel ramo di destra; quello opposto è chiuso e pericolante. Ci sono un paio di feritoie rivolte alla Val Vasotina e subito dopo, ancora a destra, alcuni scalini con cui si entra in un locale, una specie di bunker, dominante Cima Capi e Riva del Garda. Tornati sui nostri passi, proseguiamo (indispensabile una torcia elettrica) lasciando a destra un locale senza sbocco quindi, a sinistra, un ramo (chiuso; pericolo) della galleria che sprofonda nel buio. Seguitiamo fendendo le tenebre senza problemi, il manufatto militare è abbastanza largo e alto, finché, percorsa un’ampia curva a sinistra appare il chiarore prodotto da alcune feritoie. Superiamo ancora un paio di piccole camere e alcuni slarghi, la luce artificiale ormai è superflua, e infine arriviamo all’uscita. Siamo sbucati in un profondo camminamento, perfettamente mimetizzato tra roccia e vegetazione, a precipizio sulla Val Vasotina.
Pochi metri di piano, quindi precipitiamo letteralmente verso il basso sempre seguendo il camminamento, ora stretto e scavato nella viva roccia. Scendendo incontriamo altri resti d’opere militari (praticamente sono ovunque) agevolati dalla presenza, in molti punti indispensabile, di un cordino metallico con cui superiamo tratti veramente ripidi dove spesso la roccia è scivolosa. Ogni tanto troviamo punti molto panoramici, ma anche completamente a strapiombo sulla ripida Val Sperone.
Cima Rocca vista dall'abitato di Biacesa.
Continuiamo la nostra ripida discesa mentre lo stretto camminamento, in alcuni tratti, supera abbondantemente l’altezza di una persona. La pendenza in seguito diminuisce mentre il passaggio a volte diviene angusto poi, in leggera salita, arriviamo nei pressi di un traliccio metallico incontrando ancora resti d’opere militari. Siamo giunti poco sotto il valico di Bocca Pasumér o Sperone (m 980), e a breve distanza dal traliccio troviamo dei segnavia Sat (m 975 c.), continuiamo dritti salendo leggermente di fianco ad un camminamento fino a trovare il vicino bivio con il sent. 417 che calando tra le faggete della boscosa Val Vasotina ci porterà nuovamente in quel di Biacésa.

Dislivelli:
Biacésa – Chiesa di S. Giovanni           + 442 m
Chiesa di S. Giovanni – Cima Rocca    + 230 m
                              :Totale                   + 672 m

Tempi:
Biacésa – Chiesa di S. Giovanni               h 1,30
Chiesa di S. Giovanni – Cima Rocca        h 0,45
                                 Totale parziale        h 2,15
Cima Rocca – Biacésa                            h 1,30
                                 Totale                    h 3,45

Quote:
Biacésa                            m    418
Bivio sent. 417/470          m    470
Bivio sent. 417/460          m    675
Chiesa di S. Giovanni       m    860
Cima Rocca                     m 1.090
Bocca Pasumèr                m    980

Nessun commento:

Posta un commento