martedì 13 settembre 2011

C'era una volta la Paganella

La Paganella (m 2.124) è un piccolo gruppo montuoso un tempo assai caro ai trentini, oggi schiacciato dalla tenaglia dell'industria dello sci e del traliccio radiotelevisivo.
Foto riprese dai siti Catina e del
Museo della Cartolina  di Isera.
La foto del 1947 è stata scattata
dai Fratelli Pedrotti. di Trento
La cima è pianeggiate e coperta da mughi, la quota più alta è la Roda, con i suoi 2.125 metri. Le cime minori sono gli Spaloti di Fai e il Becco di Corno a nord, gli speroni Annetta e Vettorato a sud. A sud-est sprofonda sulla Val d'Adige con un salto verticale di quasi duemila metri, una parete calcarea che è stata teatro di storiche scalate agli albori dell'alpinismo trentino a cominciare dal 1903, quando Cesare Battisti e Riccardo Trenti raggiunsero la vetta della Roda degli Spaloti; da allora il vallone percorso dai due prende il nome di Canalone Battisti.
La Paganella è stata a lungo meta di escursioni, assai celebrata per il vasto panorama offerto dalla sommità.
Il rifugio Cesare Battisti venne costruito fra il 1906 e il 1908; la grotta intitolata a Cesare Battisti era stata scoperta nel 1929. Nel 1922, la parete della Roda era stata scalata, per la prima volta, da quattro alpinisti.
● Il 17 ottobre 1925 fu inaugurata da Umberto Nobile la funivia della Val Manàra, che collegava Zambana al Santèl, sulla strada Fai-Andalo-Molveno. Il 1925 fu anche l'anno in cui Pigarelli musicò "La Paganella".
● Nel 1929 seguì l’apertura del tronco successivo della funivia, dal Santèl al Dosso Larici (entrambe sono state smantellate da lungo tempo).
Il sito degli amici della Paganella riporta schizzo e relazione tecnica della Via Diretta sulla parete sud-est aperta nel 1932 da una cordata guidata da Bruno Detassis (lo stesso gruppo organizza una corsa in salita che dal fondovalle giunge in vetta).
● Di lì a poco apparirà la prima pista da sci sulla montagna, realizzata nel 1936.
● Nel 1957, per sostituire la funivia della Val Manara resa inutilizzabile dalla disastrosa frana del '55, venne realizzata l'ardita funivia direttissima (oggi chiusa) che dai campi di Zambana giungeva sin sulla porta del Rif. Battisti (oggi chiuso) con un salto di ben 1.900 metri. Furono gli anni d'oro della Paganella, anni in cui i trentini cominciarono a considerarla la "loro" montagna, al pari del Bondone. E furono gli anni di Cesare Maestri, delle camicie di lana a scacchi, delle braghe in velluto a coste e del "vecchio scarpone" in cuoio.
E furono anche gli anni di una canzone canticchiata a mezza voce da intere generazioni, che oggi suona decisamente anacronistica:


Il Rif. Battisti oggi.
"La Paganella"
musica di Pierluigi Galli, versi di Piero Padulli
vedi in YouTube
Voria veder el Trentino
Da 'na vista propri bella.
No 'sto a perder massa tempo
E va' su la Paganella.
Paganella, Paganella,
va la su, va la su, va la su,
ma fa priè non perder temp.
Cosa èl sta Paganella?
che no sò cossa che l'è?
No che sai cossa che l'è
No che sai cossa che l'è
L'è la zima la più bella,
de più belle no ghe n'è.
L'è la zima la più bella,
de più belle no ghe n'è.
No ghe n'è, no ghe n'è,
no ghe n'è, no ghe n'è, no ghe n'è,
po, po, po.


Tote 'nsema 'na putela
e 'na bozza, 'na bozza de bon vin,
per goder, per goder la Paganella
e la vista, e la vista del trentin, del trentin.
Tote 'nsema 'na putela
e 'na bozza de bon vin,
per goder la Paganella
e la vista del trentin,
per goder la Paganella
e la vista del trentin.
Paganella, Paganella,
o montagna tutta bella.
Paganella, Paganella,
de più belle no ghe n'è.
No ghe n'è, no ghe n'è,
no ghe n'è, no ghe n'è, no ghe n'è.


Da là su se vede 'l ziel,
i torrenti e le vedrette,
va l'ociada, va 'l pensier
dal confin fino a le strette.
Paganella, Paganella,
va l'ociada, va 'l pensier
da le strette fien 'l confin.


Da 'na banda trenta laghi
e d'Asiago l'altipian,
e d'Asiago l'altipian,
e d'Asiago l'altipian.
Da 'na banda trenta laghi
e d'Asiago l'altipiano,
e da l'altra San Martino
e zò zò fin a Milan.
a Milan, a Milan,
a Milan, a Milan, a Milan,
po, po, po.

Oggi anche le malghe sono quasi tutte chiuse. Con loro sono state chiuse anche le caratteristiche grandi fontane d'abbeverata, costruite con grande cura nei pochi luoghi in cui questa montagna carsica lasciava filtrare l'acqua in superficie. Non hanno retto all'impatto della monocoltura turistica, qui più aggressiva ed escludente che altrove.

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