lunedì 21 maggio 2012

D'inverno al Rifugio Peller, nel Gruppo di Brenta

D'estate è troppo frequentato, ma d'inverno può diventare una meta interessante perchè dispone di un locale invernale separato, chiamato Bivacco Iuffmann, tutto in legno, nuovo e confortevole.
Le foto sono state scattate a febbraio.
La lunghezza del percorso varia con la consistenza del manto nevoso. Questa volta Gigi ha lasciato l'auto a 1.580 metri e gliene sono così rimasti solo 400.
I panorami sono giustamente famosi e si aprono sull'alta Val di Non e sui retrostanti Monti Sarentini, per non dire delle Dolomiti verso oriente.
👉La zona è battuta dall'orso. Meglio non farsi sorprendere a girellare la sera con un panino al prosciutto in mano! Il bivacco è molto ben dotato; c'è la stufa a legna e i sette posti letto sono completi di materassi, coperte e anche cuscini.

Descrizione del percorso:                                                                                                
(di Gigi Faggiani)

Salito in auto da Cles sono arrivato fin dove ho potuto con l’auto, a q. 1.587, quindi ho proseguito a piedi. Senza troppi problemi ho raggiunto i 1.700 in loc. Fontana Maora. Da qui in poi la neve si è fatta profonda, con una crosta ghiacciata che però non reggeva il mio dolce peso, si fa per dire, così ho dovuto procedere con la neve al ginocchio; avendo avuto la bella idea di non portarmi le ciaspole! 
Il cammino così è divenuto molto faticoso ma infine il bel locale invernale del rifugio Pèller, l’agognata metà, mi ha accolto con tutto il suo confort. Si tratta di un piccolo locale a piano terra con stufa, panche, tavola, credenza e qualche stoviglia, mentre nel soppalco ci sono ben sette posti letto con materassi, coperte e cuscini. Insomma un bivacco a cinque stelle! 
La faticosa marcia nella neve alta, chiamiamola pure Via Crucis, è stata però ripagata dalla meravigliosa solitudine e dal silenzio (a parte la rumorosissima, ma per fortuna breve, apparizione di un elicottero) e dalle numerose tracce trovate lungo il mio percorso. Quelle dell’orso sono state una scoperta emozionante. Mollato subito lo zaino ho scattato diverse foto, quindi ho preso le misure : cm 30 di lunghezza per cm 21 di larghezza nella parte più ampia, per un passo (calcolato da tallone a tallone) di circa 1,48. Naturalmente, essendo tracce non troppo fresche, vanno ridimensionate di qualche centimetro giacché la neve sciogliendosi e ghiacciandosi tende ad aumentare le misure. In ogni modo anche il signor Orso doveva aver fatto la sua bella fatica, infatti, ha seguito la sterrata per un buon tratto prima di deviare. 
Il giorno dopo, tornando a valle, ho avuto la bella sorpresa di trovare Comare Volpe, indaffarata a seguire le tracce olfattive che il suo buon fiuto le segnalava. Per mia fortuna ero controvento e stavo uscendo dal bosco in terreno aperto, ciò ha impedito alla furbona d’individuarmi. Così ho potuto liberarmi dello zaino e avanzare, strisciando sulla neve, quel tanto da appoggiare la fotocamera a un sasso e scattare con lo zoom ben stabile. Recuperato lo zaino sono uscito lentamente all’aperto per fermarmi subito dopo. Ci siamo guardati un bel po’, entrambi immobili, poi l’incanto si è rotto e la signora si è allontanata, con calma e dignitosa eleganza d’incedere. Il passaggio dell’elicottero e soprattutto le, fin troppo abbondanti, piste di motoslitte mi hanno ricordato quanto queste ultime siano una pratica deleteria. Pratica vietata ma non controllata per cui … i signorini in motoslitta non trovano di meglio che scorazzare, con i loro mezzi puzzolenti e fracassoni, disturbando la fauna proprio nella stagione in cui questa ha più problemi di sopravvivenza. L’ignoranza di questi giovanotti non abbisogna di ulteriori commenti!

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