venerdì 19 luglio 2013

Sulla cima del Monte Rite

Prima di Messner il Monte Rite (m 2.183) era ignoto ai più, nonostante la posizione che assicura panorami apertissimi e che a suo tempo suggerì al Regio Esercito di piazzarci un grande forte strategico.
Il Gruppo del Bosconero visto dal piazzale dell'ex-forte della WW1.
Dalla cima del Monte Rite lo sguardo spazia su Pelmo, Civetta, Marmolada, Tofane, Sorapis, Antelao, Marmarole, Schiara, Agnèr, Cimon della Pala, solo per citare i monti principali. escursioni_estive
Il tracciato in Google Earth.
Dopo esserci macinati un bel po' di chilometri, lasciamo l'auto a Forcella Cibiana (m 1.530) e saliamo a piedi; un sentiero ben tracciato ma provato dalle forti piogge primaverili taglia i numerosi tornanti della strada militare di arroc-camento, oggi notevolmente allargata e servita da un bus-navetta nei mesi estivi.
Dopo due ore scarse di piacevole cammino sulla vetta troviamo (oltre agli incredibili panorami) il gabbiotto che funge da fermata per il bus-navetta, la piastra sommitale del grande forte della WW1, il rifugio ricavato in un'ex edificio militare, tre ripetitori telefonici di recente costruzione e anche l'MMM (Messner Mountain Museum) con le sue torrette di vetro e acciaio.
La Valle del Boite in direzione di Cortina ripresa dal forte di vetta.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
Un bel po' di roba per essere in un sito che si fregia del "logo" Dolomiti Unesco.
Il tempo nuvoloso non riesce a spe-gnere l'ammirazione e la sorpresa per i panorami; da qui si vedono solo e soltanto Dolomiti: a Nord, a Sud, ad Est e ad Ovest.
Il resto, purtroppo, non pare all'al-tezza dei panorami. La  cima del Rite, dopo il battage pubblicitario e i soldi pubblici degli ultimi anni, sembra oggi in bilico fra buone intenzioni e sfregi ambientali con
i secondi che tendono fatalmente ad imporsi. Come alla sottostante Forcella Cibiana, dove la trascuratezza sconfina nell'abbandono e non mette certo di buon umore; c'è un'aria da turismo mordi e fuggi che non fa ben sperare.
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Il forte di vetta: il confine con l'Impero di Francesco Giuseppe correva poco più a nord, verso Cortina
Due militari italiani trasportati dalla teleferica di servizio che raggiunge-
va il forte sulla cima del Monte Rite dopo un lungo percorso in più tap-
pe che iniziava da Perarolo (m 542) dove il Boite confluisce nel Piave.
d'Ampezzo, che si trovava allora in territorio austriaco.
Agli inizi del '900 il Regno d'Italia rafforzò militarmente il Cadore per proteggersi dalla temuta avanzata austriaca. Gli interventi furono numerosi: osservatori, mulattiere, ricoveri e fortificazioni, alcune di queste costituivano la cosìddetta “Fortezza Cadore-Maè” di cui faceva parte anche il complesso del Monte Rite.
L'aspetto attuale della vasta calotta sommitale che ospitava quattro cannoni
49 A, protetti da piastre d'acciaio dello spessore di 14 centimetri, a fianco
dei quali sorgeva l'osservatorio, anch'esso corazzato. Al loro posto oggi
ci sono le torrette in vetro e metallo del museo di Messner.
L'edifico del forte visto dalla strada di arroccamento che parte da F.lla Cibiana.
Sua Altezza Reale il duca di Aosta aveva personalmente caldeggiato la costruzione di un'opera difensiva sul Rite, rilievo isolato dal quale si potevano dominare a nord la valle del Boite fino al confine austriaco, a est il Centro Cadore e a sud-ovest la bassa Val di Zoldo fino a Forcella Moschesìn, dove era previsto un posto di osservazione.
I lavori di costruzione dei primi ricoveri sul Rite cominciarono nel 1911 e quelli delle fortificazioni vere e proprie la primavera successiva, trasportando i materiali da Vodo con una teleferica; nel frattempo si costruiva anche una carrabile che da Venàs portava a Forcella Cibiana e da qui alla sommità del monte.
Poco più a valle vennero edificate quattro postazioni per cannoni da 149 su affusto, mentre presso Forcella Deóna, che separa il Rite dal Col Alto, erano collocate due postazioni per cannoni da 75.
Sotto la vetta, in versante sud, si trovavano le casermette, i magazzini, i laboratori di confezionamento delle cariche, i depositi di munizioni, collegati da lunghe gallerie. Sempre sul retro della postazione tra posta la caserma, lunga più di 60 metri, capace di ospitare 500 persone.
I combattimenti si tennero in altre zone e non qui; nel novembre 1917, dopo la disfatta di Caporetto, l'esercito italiano abbandonò questa postazione che nell'anno successivo venne comunque danneggiata da esplosioni austriache. Nell'estate del 1944, durante la Resistenza, i resti della fortificazione servirono da rifugio ai partigiani del Cadore.
La teleferica di servizio del forte, vanto della società “Grandi Teleferiche Spadaccini”, costituiva davvero un’ammirevole opera di ingegneria.
Essa partiva da Perarolo (m 542), dove era ubicata la stazione di carico, e con diverse stazioni d’angolo e motrici (a Caralte, Suppiane e “Le Nove”), nonché con grandiosi cavalletti, alti anche 44 metri, portava prima alle stazioni di Ruvinian (m 877) e di Peaio (m 886) e quindi alla stazione motrice e scarico del forte di Monte Rite (m 2.183).
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Il Museo di Messner: la collana MMM è composta da cinque diversi musei tematici collocati a Castel 
Il piazzale del forte è situato a mezzogiorno (rivolto verso l'Italia) ed è
davvero molto ampio. Il grande edificio della foto un tempo era la ca-
serma della guarnigione del forte. Oggi ospita sia il il Rifugio
Dolomites che i locali del museo della montagna. Quest'ultimo
osserva un orario italian-style: dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 16.
Firmiano (Bolzano), a Castel Juvale (Val Ve-nosta), a Solda (Ortles), a Ripa (Brunico) e a Monte Rite (Bellunese). Sono stati ideati dallo scalatore  sudtirolese una volta dismessi i panni del contestatore che lo avevano, tra l'altro, portato a Bruxelles come europarlamentare verde.
Smesse le critiche allo strapotere della SVP, il partito di raccolta sudtirolese, ha riconosciuto che il presidente Durnwaldner "ha anche fatto del buono" e i suoi musei sono diventati realtà grazie ai finan-ziamenti provinciali ed europei.
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Che ne è della vetta: non è un censimento completo; mancano diverse cosette. Non c'è lo scheletro della
Tavolini Monte Rite: effetto fronte-retro.
Quello che le cartoline non mostrano-
roulotte poggiato su quattro mattoni, mancano anche i resti del cantiere mai finito, i teli e le reti di plastica, i vetri rotti e quelli mancanti, i tubi e i materiali abbandonati. Mi sbaglierò, ma per un posto sponsorizzato da Messner e Unesco insieme mi sembra un po' troppo. La distanza fra la pubblicità e la realtà sul posto si fa sentire.

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