giovedì 29 dicembre 2016

Il Bosco Caproni di Arco

Questo giro giro a bassa quota nella "busa" di Arco è facile e vario. Nel bosco mediterraneo si incontrano falesie di arrampicata, vecchie cave di pietra, coltivazioni di ulivo, muretti a secco, trincee di guerra...
Bosco Caproni ad Arco
I bassi rilievi ai fianchi della valle sono segnati da una rete di antichi percorsi, vie che risalgano a quando il fondovalle era ancora paludoso e impraticabile. La stradella lastricata seguita al ritorno ha questa proprio questa natura ma l'attrazione del giro odierno sono senz'altro le cave di pietra"oolite", che vennero aperte negli anni della Rivoluzione Industriale e del decollo turistico di Arco. E poi c'è il sentiero che ripercorre la cintura delle trincee di Massone che controllavano Arco (la cui rocca è sulla sinistra della foto).
Cave di Monte Patone ad Arco
Dentro le Cave Basse, scavate nella roccia del dosso di Patone. Nel 1853 fu aperto
un altro fronte estrattivo poco più sopra, le Cave Alte.
Vedi le altre foto in Google Photo.
Si sale alle cave attraverso un roccioso paesaggio agricolo ad olivo, messo a coltura nella seconda metà dell'Ottocento dal proprietario di cave Giovanni Meneguzzi e caratterizzato dai muretti a secco che delimitavano gli appezzamenti e allo stesso tempo "spietravano" il terreno sassoso.
A fine carriera, le cave di pietra del Monte Patone erano usate soprattutto per ricavarne condotte e tubazione idrauliche. L'impiego per farne lavatoi e tubazioni pubbliche ebbe il suo massimo sviluppo nel
GPS Bosco Caproni
A sinistra l'anello delle trincee, a destra l'anello di visita alle cave con ritorno per la
antica stradella fra terrazzi ("fratte") e muretti a secco di stampo mediterraneo.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
corso dell'Ottocento, poi l'attività entrò in crisi con l'avvento delle tubazioni in metallo.
Oggi i vuoti lasciati dalle cave vengono usate anche dagli arrampicatori che frequentano la sottostante falesia di Policromuro e sono scaglionate in due gruppi ("Basse" e "Alte") lungo la mulattiera di servizio che sale verso il belvedere posto alla sommità del dosso di quota 230, dov'era posta la casetta dei minatori e dove il proprietario costruì anche il suo "buen retiro" una volta cessata l'attività.
Il rientro avviene facendo il giro dell'anello di trincee costruito dagli austriaci in vista della WW1 e poi attraverso la stradella che venne realizzata per evitare le paludi del fondovalle applicando le tecniche apprese dai romani (le cui "centuriazioni" avevano poi anche messo a coltura ampie porzioni nel fondovalle bonificato).

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 217 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 333
Dislivello assoluto: m 116
Dislivello cumulativo in salita: m 382
Dislivello cumulativo in discesa: m 383
Lunghezza con altitudini: km 4,4
Tempo totale netto: ore 2:00
Difficoltà: E

Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata.

Come arrivare: si lascia la statale Trento-Riva del Garda in località Moletta (fra Dro e Arco) e si seguono le indicazioni per Massone e per la Falesia Policromuro, dove si lascia l'auto in un piccolo spiazzo-parcheggio.

Notizie storiche:
L'area denominata “Bosco Caproni” è così chiamata perché un tempo era di proprietà dell'omonima famiglia tra i cui membri il famoso Gianni Caproni, nato nel 1886 proprio a Massone, uno dei “pionieri dell'aria”. Nel 1996 il Comune di Arco ha acquistato l'area dagli eredi di Gianni Caproni, morto nel 1957, e dal 2004 i servizi provinciali hanno messo in sicurezza il percorso storico-naturalistico “Bosco Caproni”. Il Bosco Caproni si estende per circa 44 ettari alla base del fianco occidentale del M. Stivo: è possibile compiere l'escursione in ogni periodo dell'anno con un impegno di circa 2 ore. Le attrattive del percorso, adatto assolutamente a tutti, sono di vario genere: dal punto di vista naturalistico si registrano il bosco di lecci più settentrionale d'Europa, piante di olivo, vegetazione spontanea (rovi, carpini, ciliegi selvatici) e poi piante di castagno nella parte più alta.
Giunti nel grazioso paese di Massone, raggiungibile dalla vicina Bolognano, si seguono le indicazioni per le “Falesie di policromuro”: l'area è molto frequentata dagli appassionati di arrampicata libera data la presenza di naturali e maestose pareti rocciose a strapiombo sulla vallata. 

Le Cave di oolite del Bosco Caproni
Le Cave di oolite del Bosco Caproni sono l’elemento più suggestivo del percorso. Sono scavate profondamente nella roccia del dosso di Vastrè e si presentano con grandiosi antri oscuri dove, per non far crollare il “tetto”, i cavatori hanno mantenuto una serie di grandi colonne di roccia.
In queste cave si estraeva una pietra calcarea chiamata pietra statuaria, particolarmente adatta ad essere lavorata per produrre statue, per abbellire le sommità delle colonne, per realizzare altari o capitelli. Con questa pietra sono state scolpite le statue che ornano il ponte Taro a Parma, la fontana di Piazza Duomo a Trento, le statue di Prato della Valle a Padova, alcune statue nella Collegiata ad Arco e la statua di Mosè di Arco. Una particolare applicazione della pietra consisteva nella realizzazione di tubi per gli acquedotti; resti di queste tubazioni si rinvengono ancora qua e là nelle campagne dei paesi del Basso Sarca.
Dopo secoli di utilizzo, nella seconda metà del 1800 il lavoro di estrazione si ridusse in maniera notevole, fino a essere abbandonato del tutto. Durante la Seconda Guerra Mondiale le cave furono usate come rifugio antiaereo dagli abitanti di Massone e San Martino.

Oltre alle Cave di oolite il Bosco Caproni offre molte altre attrattive naturalistiche: è presente lungo il percorso una flora molto varia, con piante di olivo, leccio e altre specie mediterranee; nel tratto alto si raggiunge una zona dove crescono castagni secolari. Lungo il sentiero sono presenti vistosi esempi di corrosione carsica delle rocce, che si manifestano con profonde incisioni e fessurazioni delle placche rocciose.

Con una piccola deviazione dal percorso (segnalazione percorso delle trincee), si può visitare un esteso sistema di trincee della Prima Guerra mondiale, predisposto dai comandi austriaci per controllare la valle della Sarca.
Le trincee di Massone sono inserite nel percorso storico-naturalistico del Bosco Caproni: magnifici sono i panorami sul castello di Arco, sul Monte Brione, sui paesi di Dro e Ceniga, sulle imponenti balze rocciose della Valle della Sarca. Le trincee, il cui basamento è in parte scavato nella roccia, sono costituite da mirabili muretti a secco, testimonianza della perizia e competenza di chi le ha realizzate. Le trincee del Bosco Caproni sono state recuperate grazie al lavoro congiunto degli alpini della sezione di Arco, dai volontari del NU.VOL.A e dai riservisti tedeschi del Distretto di Oberhessen. Risale a mezzo secolo fa (1960) il gemellaggio tra la città di Arco e quella tedesca di Schotten: nell'ambito di quest’amicizia si è sviluppata la collaborazione tra il gruppo degli alpini arcensi e il Kreisgruppe di Oberhessen, cioè i riservisti di Schotten. Il primo obiettivo condiviso tra i due gruppi è stato quello di promuovere la pace e la fratellanza tra tutti i popoli e le comunità, diverse per lingua e costumi. Nel 2008, in occasione dell'ottantesimo di fondazione del Gruppo Alpini di Arco, si è ufficialmente concretizzato il gemellaggio con il Kreisgruppe di Schotten. Alpini, riservisti e volontari del NU.VOL.A hanno lavorato fianco a fianco nel recupero e nella pulizia delle trincee del “Bosco Caproni” e hanno restituito un preziosissimo tassello di storia a tutta la comunità dell'Alto Garda.
("Bosco Caproni (Arco-Trento): guida al percorso storico naturalistico", testi di Francesco Rigolbello, Fiorenza Tisi, Romano Turrini, Museo tridentino di Scienze Naturali, Trento 2004)

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