lunedì 23 gennaio 2012

Le fortificazioni del Monte Soprasasso a Trento

Restituzione planimetrica del terreno fatta con 3D-RTE Reader.
Le opere militari sul Soprasasso furono costruite solo alla vigilia della Prima Guerra Mondiale (1914) e vennero terminate nei primi mesi del 1915, appena prima dell’ingresso in guerra del Regno d'Italia. Come tutte le altre imponenti e costose opere belliche che costituivano la “Fortezza di Trento", anche quelle del Soprasasso rimarranno completamente inutilizzate: il grande massacro avvenne su fronti lontani. escursioni_invernali
Planimetria fotografiaca prodotta con 3D-RTE Reader.
La fuciliera, insieme al sito del Pontesél, è uno dei “pezzi forti” di questa escursione. E' un manufatto a due piani, lungo una quarantina di metri. Appena dentro a destra, c’era il posto di guardia. Seguono undici postazioni per i fucilieri, rivolte verso Cadine e la “Poza dei Pini”, tutte dotate di feritoie e di una rientranza per le munizioni. testo, foto e descrizione sono di Luigi Faggiani: escursioni_Trento
Parcheggio : m 507    ►  Fucileria : m 715
►  Baita Laura : m 790  ►  Dislivello: +293 m
Descrizione dell'escursione:
Il paese di Cadine dista 5 km da Trento e si raggiunge prendendo la strada per il “Bus de Vela”, direzione Val dei Laghi. Usciti dalla lunga galleria del Bus de Vela, si gira a destra e alla seguente rotatoria ancora a destra. Superati un paio di tornanti, si raggiunge Cadine; qui, al semaforo, si gira ancora a destra seguendo l’indicazione per la zona sportiva, proseguendo poi dritti per una strada senza uscita che termina al parcheggio “fer de caval”: qui c’è un area attrezzata e un parcheggio.
Il percorso è un anello lungo circa 7 km, senza difficoltà e senza grosse pendenze in salita, mentre in discesa il sentiero seguito, che taglia alcuni tratti di strada sterrata, è più ripido. Dal parcheggio seguiamo a destra una strada asfaltata che, dopo breve, diventa sterrata e prende quota con vista sulla Paganella e il Canfedin alle nostre spalle.
Giunti a 602 metri, si incontra su un tornante un’indicazione che ci segnala la località dei “Ventitré Pini”. La località deve il suo nome ai lavori di disboscamento effettuato dagli austriaci nei lavori di fortificazione della zona del Soprasasso: solo 23 conifere si salvarono, ma solo perché servivano a mimetizzare alcune postazioni d’artiglieria e i depositi per le munizioni.
Continuando a salire nel bosco, si supera un quadrivio, non a caso siamo in località “Quattro Strade”, raggiungendo quindi un’ampia radura alla cosiddetta “Pozza dei Pini”, qui troviamo, oltre alle tracce di quello che fu un caposaldo in epoca bellica, anche la confluenza con il sentiero, contraddistinto dal segnavia n. 627, che sale dal sobborgo di Trento della Vela.
Proseguiamo in salita con la strada militare austriaca in ottime condizioni e, dopo cinque minuti, un cartello c’impone una leggera diversione a sinistra che ci porta a visitare la “fuciliera” austriaca, un manufatto molto interessante. Appena entrati a destra, in quello che era il posto di guardia, c’è un quaderno a disposizione dei visitatori, dove lasciare un segno, ovviamente civile, del proprio passaggio.
Visitata la fuciliera e tornati sulla strada militare, proseguiamo lungo la parete rocciosa del Sorasass che sovrasta a picco la Valle dell’Adige. I panorami che si aprono su Trento e dintorni sono splendidi, unico neo l’improvviso rumore che sale dalla cosiddetta “civiltà” del fondovalle.
Continuando la nostra escursione superiamo numerosi “Stoi”, ricoveri per la truppa o depositi di materiali e munizioni scavati nella viva roccia, arrivando, quasi improvvisamente alla “Baita Laura”. Quest’ultima non è altro che uno Stoll trasformato in una confortevole, anche se piccola, baita.
Proseguiamo passeggiando in piano e, subito prima d’arrivare al “Pontesel”, troviamo a sinistra una scala in pietra, ottimamente costruita a suo tempo come testimonia lo stato di conservazione, se volete, potete seguirla: porta a una trincea e a una postazione, una specie di torretta, proprio dietro la Baita Lucia di cui si vede il tetto.
Pochi passi ancora e arriviamo nel posto più importante del nostro giro, sia per il panorama, sia per la presenza significativa delle vecchie strutture militari. A monte della strada ci sono due manufatti rotondeggianti in cemento, i cosiddetti “rocchi”, cioè i basamenti dei pezzi d’artiglieria, poco distanti ci sono altri due ricoveri per i soldati della guarnigione presenti nel caposaldo. Uno di questi è stato recuperato e si presenta come era allora, attrezzato con stufa, brande di legno a castello e ricoperto con uno strato di “mattonelle” di sughero. Un ottimo lavoro, come quello della Fucileria ed altri, dovuto all’intervento dell’Azienda forestale di Trento-Sopramonte.
A valle della strada altre basse strutture (ricoveri) ci accompagnano verso lo spettacolare “Pontesel”, un vero e proprio nido d’aquila a picco sulla val dell’Adige; si raggiunge con un corto sentiero attrezzato, come il Pontesel, da cavi d’acciaio che proteggono dal baratro. Un tempo osservatorio militare, oggi è senza dubbio un posto da non perdere per scattare delle foto a “volo d’uccello”.
Tornati sui nostri passi, non si può fare a meno di notare un grande portone di legno, si tratta dell’ingresso alla caverna che, biforcandosi in due gallerie, ospitava postazione d’artiglieria di medio calibro.
Lasciato questo luogo, certamente il motivo più importante dell’escursione, saliamo di poco, con un paio di tornanti, e ci troviamo in una bella spianata dall’ampio panorama; da qui in poi iniziamo a scendere per il ritorno. Alla nostra sinistra c’è un’edicola con una targa di marmo la cui iscrizione dice: «La polsa (riposo) del Fausto»; ho scattato subito una foto per l’amico Fausto ovviamente che, suppongo, mi manderà a quel paese per scaramanzia.
Dopo un ultimo sguardo alla Paganella scendiamo dapprima con comodo, poi la pendenza aumenta e abbandoniamo la sterrata per seguire un sentiero che ci evita un giro ozioso, infine arriviamo alla bella località della “Poza de la Casara” a 710 metri, dove s’impone senza dubbio un momento di sosta. È questa una splendida radura, dotata di una tettoia con dei fornelli in pietra usata per feste campestri.
Ripreso il cammino, possiamo decidere se seguitare con la sterrata, che compie una serie di tornanti, riducendo con ciò la pendenza del percorso o seguire, alla nostra destra, un sentiero che dirige a valle in modo più deciso. In ambedue i casi ci troveremo a fianco dei resti di una “Calcara”, cioè una fossa per la fabbricazione della calce (pannello illustrativo) da dove, in circa mezz’ora di cammino comodo, torneremo al punto di partenza. Buon cammino!

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