I rifugi alpini esistevano già da un pezzo, ma per veder comparire i bivacchi alpinistici bisogna aspettare la fine della WW1 e gli anni Venti del Novecento: l'età del Jazz, del Futurismo diventato regime, della Rivoluzione d'Ottobre e del Fascismo...
1925: l'idea di Lorenzo Borrelli prende forma. |
👉1925: l'accademico del CAI Lorenzo Borelli presenta ai soci la sua idea di allestire in zone lontane dai rifugi certe piccolissime strutture di sopravvivenza in grado di offrire riparo agli alpinisti impegnati in difficili ascensioni. Suo fratello Mario Borelli, assieme a Francesco Ravelli e Adolfo Hess realizzano la scatola in legno e lamiera, a semibotte.
I primi due bivacchi entrano in servizio nel gruppo del Monte Bianco, al Col d'Estelette e al Frebouze.
Due fiancate in legno semicircolari tamponano una struttura a semi-botte con telaio e copertura in lamiera.
Oltre alla porticina d'accesso e finestrella c'era anche un tubo per mano: la stufa ad alcool, un bidone per l'acqua, cinque pesanti coperte, pentola, accetta, pala, mastello.
Tutto in 2,25 metri di larghezza, 2 di profondità e 1,25 di altezza.
192x: si afferma il modello "Apollonio" (qui il bivacco Lampugnani-Grassi del 1939, sostituito nel 2011 con uno assolutamente identico). E' tutt'ora presente in numerose varianti in tutto l'arco alpino. |
Per la cifra di "6.000 lire tutto compreso" i Ravelli, diventati costruttori di bivacchi, forniscono il pacchetto completo, chiavi in mano.
Nel prezzo era compreso anche il trasporto dei 20 colli da 25 chilogrammi l'uno, e la messa in opera.
Vi si poteva stare in piedi nella zona centrale e le cuccette a castello erano ricavate
su reti ribaltabili, così da poter pranzare seduti sfruttando l'esiguo spazio centrale.
Era così nato il "bivacco Apollonio" tutt'ora assai diffuso sui nostri monti.
👉1936: l'architetto Charlotte Perriand in collaborazione con un amico ingegnere sviluppa il "Refouge Bivouac": un telaio in tubi metallici appoggiato su trampoli: un concetto avveniristico poi ripreso nei decenni seguiti alla seconda guerra mondiale, quando (in coincidenza con la "gara spaziale" USA-URSS) comparvero sui monti bivacchi metallici dall'aspetto sempre più simile a quello di una navicella spaziale.
partire dalla forma e dal definitivo divorzio dai materiali tradizionali.
La Perriand (bisogna dirlo) non era una sprovveduta visionaria. Faceva parte dell'intellettualità d'inzio secolo: alla sua penna vanno ascritti alcuni dei più bei mobili partoriti dall'incubatoio della Bauhaus, quelli che siamo abituati a chiamare "mobili Le Corbusier", dal nome del celebre urbanista e architetto.
👉In definitiva, a dominare nel Novecento fu comunque il classico "Apollonio" rivestito in lamiera, quasi sempre verniciato in rosso per renderlo più visibile a distanza.
👉In definitiva, a dominare nel Novecento fu comunque il classico "Apollonio" rivestito in lamiera, quasi sempre verniciato in rosso per renderlo più visibile a distanza.
Vedi anche: https://www.avvenire.it/agora/pagine/i-bivacchi-montagna-compiono-90-anni?fbclid=IwAR3CH2ftlKYuXciXReKxKRqjuoaXuG2396HcdVH07wYfA8n7nxXZz0H1Mec
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