sabato 26 dicembre 2015

Verso un Capodanno senza neve

Da settimane il fondovalle subisce gli insulti dell'inversione termica ed è brinato come nel delta del Po ma a monte, solo qualche centinaia di metri più sù, il sole splende e ci sono almeno cinque gradi di caldo in più. Niente neve per ora, ma non me ne lamento.
Brina in Valsugana
Faccio l'inventario di questo autunno-inverno così secco. Proprio niente male: l'Alta Via del Tabacco, il Monte Toach, Cima Parì, il Montaccio di Pennes, l'Ortigara & Caldiera, Monastero di Sabiona e poi soprattutto i tre nuovi bivacchi di Malga Cimadell'alta Valpiana e dell'alta Val Calamento...

sabato 19 dicembre 2015

Il bivacco Stalon de Bon in Valpiana (Presanella)

E' un bivacco anomalo, piacevolmente diverso dagli altri e profondamente rintanato in una stretta valletta secondaria che dalla Val di Sole s'incunea nel massiccio della Presanella: la Valpiana.

E' forse la migliore definizione per questa bella e forse unica nuova realizzazione destinata ai Bergwagabunden, razza ibrida di girovaghi urbani e cacciatori di paese, persone che dovrebbero imparare ad apprezzarsi più di quanto oggi non sia e che farebbero bene ad allearsi anziché a polemizzare. Queste propaggini secondarie della Presanella sono dei posti da lupi un tempo frequentati dai malgari, che ci portavano le manzette, le leggere "ragazze" che non rischiavano di schiantarsi al primo tornante come le più mature e pesanti vacche da latte. Il Blog di Umberto è in grado di dirci qualcosa di più su questo mondo scomparso che però continua ad esserci...
bivacco Stalon de bon
I versanti ravvicinati e scoscesi della Valpiana limitano il panorama ad una fettina del
gruppo Vegaia-Tremenesca. In basso la Valpiana, con la stradina che da Ossana
sale ai parcheggi e poi, chiusa al traffico, fino a Malga Valpiana.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Un'altro nuovo bivacco? Ancora da inaugurare? Subito dopo quello in Val Calamento? Messo sull'avviso dal post di Umberto parto con Gigi, andiamo anche se sappiamo che troveremo un posto molto freddo perchè la Valpiana è "a rovescio"; infatti procediamo sempre all'ombra, in un paesaggio reso livido dal freddo, lungo un sentiero indurito dal gelo che fiancheggia un torrente immobilizzato dal ghiaccio. E' un paesaggio nordico, bluastro e brinato, con poca luce ma decisa-
GPS bivacco Stalon de Bon
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
mente affascinante.
Il bivacco è situato in un ambiente severo e decisamente alpino che le brevi giornate di questo dicembre siccitoso sottolineano con forza.
Sorge dalle robuste mura che furono dello "Stalon de Bon" (la stalla risalente a un’ottantina di anni fa, da tempo dismessa e caduta in rovina, che in tempi ormai lontani ospitava il bestiame "asciutto" all’alpeggio tra "Bon" e "Venezia").
Oggi le sue mura diroccate circondano il nuovo bivacco, assieme al suo andito robusto e

sabato 12 dicembre 2015

La "Forra del Lupo" a Serrada di Folgaria

L'anno volge al termine, e con esso anche le celebrazioni dell'entrata in guerra del Regno d'Italia (già: "del Regno d'Italia" e non "nostra" perchè, diciamocelo, in fondo che c'entriamo noi con gli interventisti?).
Forra del Lupo Wolfschlucht
Era chiamato “Forra del Lupo” (Wolfsschlucht) e da Serrada di Folgaria saliva fino al Forte austro-ungarico del Dosso delle Somme (o "Dosso del Sommo", Werk Serrada per gli austriaci), passando attraverso una serie di formazioni rocciose. Fu costruita nel 1915, per bloccare l'avanzata italiana verso l'altopiano di Folgaria. Venne usata fino a fine 1916, quando il fronte venne spostato, verso il massiccio del Pasubio e il passo della Borcola. In foto la vista verso Rovereto con a destra il mammellone boscoso del Monte Finonchio.
Forra del Lupo Wolfschlucht
La Forra del Lupo è stata ripulita e resa agibile grazie al lavoro volontario e l'inau-
gurazione è stata accompagnata da una mostra (intitolata “Di Fronte – Uno Stand-
schütze di Schwaz alla Forra del Lupo” e realizzata in collaborazione con il Museo
dei Kaiserjäger del Bergisel di Innsbruck) che si basa sul diario e sull'archivio foto-
grafico lasciato da Ludwig Fasser, testimone diretto della linea di difesa della «For-
ra». Fasser l’ha immortalata con la sua macchina fotografica e il pittore Albin Egger
l’ha fissata coi pennelli sulla tela, mentre attendeva l'assalto.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Tutto sommato sono state celebrazioni in tono minore, per lo più prive della pesante retorica militarista che ci si poteva aspettare; segno che il lavoro di scavo di tanti storici (penso a Giorgio Rochat, a Angelo del Boca e, sul piano locale, al gruppo cresciuto attorno a Quinto Antonelli, alla rivista roveretana "Materiali di Lavoro", all'attività del Museo in Trento e del Museo della Guerra di Rovereto, ai loro libri di microstoria che restituiscono ai fatti storici una prospettiva autentica.
Forra del Lupo Wolfschlucht
L'intero sentiero ripristinato (4,7 km, 420 m di dislivello) porta fino al Forte Dosso
delle Somme ma la Wolfschlucht vera e propria termina all'altezza della località
Caserme (circa 3 km di lunghezza e 300 m di dislivello) da dove è possibile rien-
trare al parcheggio per strada bianca, piste da sci e sentiero, come nella traccia.
Se non c'è troppa neve si può fare anche d'inverno.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Ma penso, soprattutto, che ormai il seme interrato da storici come Le Goff e dalla grande scuola degli "Annales" francesi, con le pionieristiche intuizioni sul valore della storia materiale, abbia finalmente trovato degli eredi degni anche a casa nostra.
Persino le  tante iniziative di scavo e ripristino delle antiche trincee si sono svolte lontano dalle grida e dalle falsificazioni storiche che innervavano la mitologia della Grande Guerra. Mai come quest'anno a i lavori di restituzione archeologica, dai ghiacciai dell'Adamello ai Lagorai, agli altipiani veneti e trentini, si sono svolti senza sottostare alla vecchia pesante cappa di conformismo

giovedì 3 dicembre 2015

Il nuovo Baito Forestale in alta Val Calamento (Lagorai)

Messo sull'avviso dagli infaticabili di Girovagandoinmontagna (molto più aggiornati di tanti siti istituzionali) m'infilo nell'alta Val Calamento, sulle tracce del nuovo baito che qualcuno ha meritevolmente realizzato sui resti di un vecchio rudere...
Alta Val Calamento
Il baito si trova su un terrazzo erboso che guarda verso il Monte Croce. Scendendo attraverso la selvaggia Busa dei Boi lo sguardo si apre anche sulle due malghe Cagnon di Sopra e Cagnon di Sotto. Sulla destra Cima Fornace, alla cui base c'è il bel "bivacco doppio" dei Mangheneti appena a destra di Cima Fornace.
Baito Forestale Telve di Sopra.
Il nuovo baito  è di proprietà del Comune di Telve di Sopra ed è stato realizzato
dalla Stazione Forestale di Borgo sui ruderi di una costruzione andata in rovina,
forse una piccola malga. Si trova al margine di una piatta radura erbosa situata
a circa 1.940 metri di quota.
...e che si trova in Val dei Boi, piccola laterale destra dell'alta Val Calamento, Lagorai. E' una bella struttura in pietra e legno, tirata su da veri "virtuosi della motosega"! E' piccolo, raccolto e confortevole, dotato di stufa (fornasèla) e scorta di legna (sega e accetta) ed è arredato con grande cura dei particolari. 
👉L'acqua sgorga da una piccola fontana che nei mesi invernali è ghiacciata, ma che continua a lungo a sgorgare un dieci minuti dal bivacco (vedi deviazione nel tracciato gps).
Baito Forestale Casarote
Il baito prenderebbe il nome dal locale toponimo "Casarote". La struttura è sempre
aperta e la sua buona conservazione è affidata ai frequentatori; speriamo che tutti
contribuiscano a mantenerlo pulito e in ordine com'è ora.
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C'é vaghezza in primis circa la proprietà (chi l'ha fatto?) e in secundis circa il nome (come diavolo si chiama?). Per la proprietà il mistero è presto svelato da un rapido scambio di mail con le amministrazioni comunali della zona: il baito è di proprietà del Comune di Telve di Sopra ma è stato realizzato dalla stazione forestale di Borgo Valsugana. Ma per quanto riguarda il nome, beh, il mistero resta...
GPS Baito Forestale Telve di Sopra Casarote
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
(Nota:il "baffo" a sud del baito porta alla presa d'acqua che alimenta la fontana)
👉L'accesso più rapido (e comodo) è dal sentiero, non segnato, che parte
poco a valle di Malga Bolenga (o Casabolenga). E' un percorso che non pone problemi, alla portata di tutti sia per dislivello che per difficoltà e che classificherei come escursionistico, ed è quello che ho seguito per arrivarci.
👉Molto diverso è il discorso per il ritorno, fedelmente registrato dal GPS e quindi ripercorribile, ma decisamente sconsigliabile. Non è segnato, non è tracciato, non è intuitivo, bisogna proprio andare a naso in un terreno infido e privo di veri riferimenti, bucando macchioni