Fu questo il primo rifugio a forma di cubo realizzato dalla SAT. Era il 1901 e ne sarebbero poi seguiti diversi altri.
Il vecchio cubo sopravvive anche oggi come dependance del rifugio, mentre nella stagione invernale svolge la funzione di locale invernale dedicato agli sci-alpinisti. |
Era una progettazione semplice e razionale, realizzabile in pietra e legno, cioè materiali del posto, in un'epoca in cui non esistevano elicotteri e tutto doveva essere trasportato a spalla o a dorso di mulo.
👉Le soluzioni semplici e pure del vecchio "cubo" hanno fortunatamente ispirato anche il nuovo progetto del 1977 per il quale furono adottati materiali e tecniche costruttive locali: struttura in pietra di tonalite e legno per le dotazioni e gli arredi interni.
Si sono poi susseguiti ulteriori ampliamenti, anche importanti, fino a conferirgli l'aspetto attuale.
In ogni caso le numerose aggiunte, compresi gli adeguamenti nelle dotazioni interne e di cucina, non hanno stravolto nulla di sostanziale, cosa che nell'epoca del Bio & Bau non è affatto così scontata, anzi.
Il primo rifugio a forma di cubo, di proprietà della SAT, fu inaugurato nel 1901 e dedicato al pittore Giovanni Segantini. Quella del cubo con spigolo di circa 6 metri fu una tipologia costruttiva fortunata, che ispirò poi il Dorigoni in Val di Rabbi, i rifugi Dante Ongari e Guido Larcher in Cevedale, il vecchio Mantova in Val di Peio, il Dodici Apostoli nel Brenta, il Taramelli nei Monzoni, il Brentari nei Lagorai. |
Nel 1977 fu edificato un nuovo e più accogliente rifugio a fianco del vecchio cubo. |
Estate 2019. All'interno la sua la memoria è affidata ad alcune fotografie in bianco e nero che ripercorrono la storia di questa fondamentale base di appoggio per i primi alpinisti che puntavano a Cima Presanella venendo dalla zona dei laghi di Cornisello. |
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