Ci si imbatte in lui risalendo il vallone che da Peio porta alla Forcola del Cevedale, l'alto passaggio che dalla trentina Val di Peio porta alla sudtirolese Val Martello e poi nella Val Venosta.
Ci troviamo fra la valle dell'Adige e le valli del Noce, sul confine linguistico fra le due provincie.
Il rifugio sorge a 2608 di quota sul bordo di un piccolo scalino roccioso nell'alta valle, ben visibile sin dal Pian Venezia.
👉Qui, negli anni spensierati della belle époque, i facoltosi turisti-alpinisti della nobiltà e borghesia mitteleuropea si dedicavano alla scoperta delle Alpi: prima gli esploratori-alpinisti alla Julius Payer, poi i facoltosi di stampo cosmopolita.
👉La prima costruzione risale al 1882 ad opera della SAT ed aveva la forma a cubo. Interessante notare come nel 1907, questa piccola costruzione venne ampliata con due stanze, una per signore e una per signori.
Il rifugio porta il nome dell'irredentista trentino Guido Larcher, personaggio controverso che fu dapprima sodale di Cesare Battisti e Giovanni Pedrotti, combattè poi da volontario italiano nella WW1 e infine passò al fascismo. Su proposta di Ettore Tolomei fu nominato Senatore del Regno. Presiedette per diversi anni la SAT (1902-03, 1906-09, 1919-25, 1934-37).
Non ho trovato fotografie o schizzi dell'originario rifugio realizzato qui dalla SAT nel lontano1882, che era della tipologia a cubo, molto diffusa a quei tempi e che ispirò poi il Dorigoni in Val di Rabbi, il vecchio rifugio al Vioz, il Dodici Apostoli nel Brenta, il Taramelli nei Monzoni, il Segantini n Val d'Amola., il Brentari a Cima d'Asta. Tutte le quattro immagini (tratte dal sito cartolinedairifugi.it) si riferiscono alla versione modificata nel 1907, quando al cubo venne aggiunta una piccola costruzione contenente due stanze. |
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