E' un ruspante tortino salato riempito di bietole lessate e ben condite. Da casa ce lo guardiamo col binocolo perché "abita" sugli Appennini.
Fa parte della cucina tradizionale dell'Appennino emiliano, proprio come la popolare cunza, conosciuta anche come "pesto alla modenese" (che è un semplice battuto di lardo, rosmarino e pepe nero, da spalmare). Sullo sfondo uva fraga bianca e uva fraga nera. |
L'erbazzone assieme alle mele Golden e Gala. Per cuocerlo infornarlo 200 °C nel forno ventilato di casa per circa 30 minuti. |
Si tratta di un rustico tortino salato del contado reggiano, con il fondo fatto di pasta sfoglia ricoperto da uno strato di bietole lesse, pancetta, prezzemolo, cipolla, aglio e grana grattugiato.
👉Ai tempi, le famiglie contadine più umili (cioè la maggioranza) per prepararlo usavano anche il fusto bianco, cioè la "scarpa" della bietola, da cui il nome dialettale.
👉Nato nella pianura emiliana, l'erbazzone si traferì sui monti appenninici portatovi dalle mondine, le operaie agricole stagionali che dall'Appennino scendevano nella "bassa" da marzo ad ottobre per ripulire le risaie dalle erbacce.
Lo si può trovare anche nei supermercati locali, in versione surgelata. |
👉L'erbazzone emiliano fa venire in mente lo strucolo salato friulano, altro arrotolato di pasta sfoglia con ripieno di bietole lessate e variamente condite. Ma l'erbazzone reggiano non prevede l'aggiunta di ricotta o uova, che invece negli strucoli (o "strudel salati") friulani compaiono, anche con l'aggiunta dei formaggi locali.
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