domenica 22 gennaio 2012

Le fortificazioni del Monte Celva a Trento

Immagine prodotta con il software 3D-RTE Reader.
Il Monte Celva è posto sulla verticale dell'intaglio della Valsugana, a guardia dello stretto canyon d'accesso alla città. escursioni_Trento
Restituzione planimetrica del terreno fatta con 3D-RTE Reader.
Posizione strategica ben compresa dagli autroungarici che lo inserirono nella poderosa e articolata cintura difensiva che contornava la città dominandola dalle alture circostanti: Monte Bondone, Monte Soprasasso, Monte Calisio, Monte Celva, Monte Marzola. I "monti di Trento", appunto. La cintura era in realtà più estesa, giungendo fino a Romagnano e Mattarello a sud e comprendeva opere destinate a bloccare gli ingressi, come quello del Bus de Vela a ovest.
Le foto e la descrizione sono di Luigi Faggiani, che puntigliosamente annota dislivelli e tempi:
escursioni_invernali 
 Forte Roncogno – Monte Celva h 0:40
 Monte Celva – Forte Roncogno h 0:30
 Dislivello metri +193


Descrizione dell'escursione:
Raggiunto il Passo del Cimirlo, occorre svoltare seccamente a sinistra seguendo le indicazioni del sent. 419 e per il Parco del Cimirlo. Si giunge in breve davanti al Forte Roncogno; struttura restaurata e destinata a ospitare iniziative pubbliche. Poco oltre il Forte si trova un ampio parcheggio.
Tornati sui nostri passi, troveremo il segnavia del sent.419, proprio di fronte al vecchio Forte, che passa tra due case per poi svoltare a destra e cominciare a salire con tutto comodo. Poco dopo il sentiero aumenta la sua pendenza e conduce di fianco alla Fucileria; la struttura militare è fornita di quindici feritoie e controllava l’accesso al Passo del Cimirlo dalla Valsugana. L’opera è stata recuperata per quanto possibile e si presenta mancante della copertura.
Pochi metri sopra s’incontra il bivio segnalato del cosiddetto Sentiero dei 100 scalini che, perdendo pochi metri di quota, conduce in un paio di minuti all’ingresso della caverna che ospita due postazioni collegate tra loro e la galleria che conduce al pozzo un tempo ospitante un montacarichi in comunicazione con il soprastante Osservatorio.
Proseguendo il cammino, il sentiero compie dei tornanti e aumenta la sua pendenza. Al 4° tornante (destrorso) si trova una piccola freccia rossa che indica (a sinistra) la presenza di manufatti bellici. Se avete voglia e siete muniti di una pila, potete esplorare questi locali e se la vostra curiosità sarà come la mia, vi troverete a salire per delle scale semi ingombre di macerie che vi porteranno a sbucare direttamente in una trincea del soprastante Osservatorio. Se invece volete salire con più comodo, continuate lungo il sentiero e in breve

raggiungerete una bella spianata (tavolo e panche) dove troverete il bivio con il sent. 424 che precipita vero la Valsugana.
Siamo a q. 865 tutt’intorno a noi ci sono i resti delle opere militari (un forte seminterrato, una fucileria e delle trincee); vi consiglio di seguire le trincee che offrono un colpo d’occhio mica male su tutta la Valsugana e non solo. Non per niente siamo in un Osservatorio, da qui si poteva scambiare messaggi luminosi con l’Osservatorio posto sulla Cima del Pizzo di Levico o Cima Vezzena.
Seguendo il segnavia costeggiamo ancora le opere militari, quindi un profondo fossato per poi allontanarci seguendo un sentiero che si fa più stretto e prosegue lungo la dorsale SE del M. Celva regalandoci, vegetazione permettendo, dei bei panorami.
La pendenza del tracciato poi aumenta e troviamo due brevi cavi metallici che aiutano a superare un tratto altrimenti un poco faticoso. Lasciati i cavi alle spalle, si attraversa una breve spianata dove, alla nostra destra, troviamo un paio di cucine militari in calcestruzzo, o meglio ciò che ne rimane. Si tratta di due fori circolari con sottostante posto per fuoco di legna. Il diametro dei fori è ampio, se ne deduce che anche il parol (paiolo per la polenta e non solo) doveva avere buone dimensioni.
Lasciata l’area cucina, si continua la salita arrivando in breve sulla piatta cima del M. Celva dove troviamo: i resti di un basamento di una teleferica, alcune robuste panchine di legno e un profondo pozzo circondato da una recinzione di sicurezza. Siamo in pratica sul tetto del Forte di vetta ricavato in caverna proprio sotto i nostri piedi. Per visitarlo basterà seguire il segnavia 419 che scende accanto ad un grosso, e brutto, pannello metallico (un ripetitore o marchingenio similare) dove ci sono i due ingressi del Forte.
Il panorama dalla vetta non è male: si vede la Val d’Adige con la C. Marzola, la Vigolana, il M. Stivo, il M. Bondone, un tratto dell’Adamello-Presanella. Il gruppo della Paganella dietro di cui spuntano le guglie del Brenta, la Val di Non con le lontane Maddalene, le Cime di Vigo, il Calisio e il suo altopiano, il Lagorài dalla Val di Cembra alla Panarotta. Per essere in pratica un dosso più che un monte, il M. Celva ha dalla sua due assi nella manica: una bella posizione panoramica e la presenza delle opere di guerra. Due motivi sufficienti a rendere questa facile escursione appetibile, in special modo se non avete a disposizione tutta una giornata. Buon cammino!

Quote:
Forte Roncogno                                 : m 805
Fucileria                                             : m 845
Bivio sent. 100 scalini                         : m 850
Ingresso Postazione 100 scalini           : m 847
Osservatorio bivio sent. 419/424        : m 885
Cavi metallici                                      : m 930
Cucine militari                                     : m 980
M. Celva                                            : m 998

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