lunedì 24 agosto 2015

Sul Picco Ivigna da Falzeben (Merano)

E' un'escursione assai varia: bosco, strada bianca, sentiero, roccette, ferratina e (anche) un canapone in stile Cervino.
Picco Ivigna Ifinger
La conca di Merano è contornata da una corona di montagne rocciose; ce ne sono due che meritano di essere salite almeno una volta nella vita: la Mutspitz/Monte Muta e l'Ifinger/Picco Ivigna.Oggi tocca (per la quarta volta, mi pare) al Picco Ivigna, che si erge sopra l'altopiano che ha legato il suo nome al rustico "trattore naturale" dei masi, il cavallo avelignese.

Picco Ivigna Ifinger
Lo sfasciume di vetta. In basso il "canapone" che consente di risalire senza problemi
un piastrone roccioso altrimenti riservato ai rocciatori puri.
Vedi le altre foto in Google Foto.
La via più comoda sarebbe prendere la Funivia di Merano 2000 e sbarcare direttamente a quota 2.000, ma la prima
corsa è alle 9 (i turisti si alzano tardi) e allora salgo in macchina fino al grande parcheggio di Falzeben, a 1.609 metri. Risalgo i 400 metri aggiuntivi nella calma e nel silenzio (ma la pagherò al ritorno, con un affollamento "da Rimini"!).
GPS GPX Picco Ivigna Ifinger
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
La nebbia mi accompagna dall'inizio alla fine ma la salita è così bella e varia che la cosa finisce col passare in secondo piano.
Vedo che dall'ultima volta sono stati aggiunti diversi nuovi tratti di cordino, inoltre la catena che aiutava uno sbifidissimo salto quasi verticale è stata sostituita da una comodissima grossa fune sintetica che mi ricorda il canapone del camino sotto il bivacco Carrel, sulla via del Leone al Cervino (non c'è più, l'intero camino è franato). Faccio appena in tempo a pensare che sono davvero passati molti anni e sono arrivato in cima. Nebbia fitta,

sabato 15 agosto 2015

Sul Monte Pavione (Vette Feltrine)

Lunga e impegnativa escursione nel mare verde delle praterie alte punteggiate dai colori sgargianti dei fiori di montagna.
Monte Pavione
Al centro spicca l'insellatura di quota 2.218, che separa il Monte Pavione (a sx) dal Col di Luna (a dx). La foto è stata presa dal lungo e fioritissimo spallone del Col di Luna.
L'ondulato tappeto verde delle Vette Feltrine è punteggiato di fiori dei più diversi
colori e per gli insetti è una festa.
Vedi le altre foto in Google Foto.
In estate alcune mete in montagna sono prese d'assedio, altre invece rimangono silenziose e solitarie, come il gruppo delle Vette Feltrine, che separa il bellunese feltrino dal trentino Primiero.
Viste dal versante trentino hanno il caratteristico inconfondibile aspetto di una serie di panettoni erbosi, e la loro l'aria bonaria induce a sottovalutarle.
E' vero, salendo dal Passo Croce d'Aune, il lato più abbordabile e
Monte Pavione
Per salire dal Passo Croce d'Aune al Rif. Dal Piaz si segue il percorso che veniva
usato dai partigiani della Brigata Gramsci. In foto la spianata dove era dislocato il
Battaglione "Zancanaro" composto da circa 400 uomini in parte mobilitati in mon-
tagna e in parte alle loro case.
meno alpinistico, non si incontrano difficoltà tecniche, neanche quando si percorre il lungo sentierino di cresta, ma per raggiungerle bisogna scarpinare parecchio.
L'avvicinamento è lungo e il dislivello parecchio ma quando, superato il rifugio Dal Piaz, si imbocca la pista di cresta che si fa strada fra le praterie in piena fioritura, e sembra di navigare in un mare d'erba colorata,si capisce che ne è valsa la pena.
GPS Monte Pavione
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Raggiunto il Passo delle Vette Grandi, si sale e si scende restando sempre sul filo di cresta, lungo un bel sentierino che percorre la lunga cresta erbosa delle Vette Grandi dominando la sottostante conca con la malga omonima; sempre nel verde ci si cala fino ai 2.050 metri della Sella delle Cavallade, e infine si rimonta lo stupendo spallone che costituisce il Col di Luna.
Finalmente si raggiunge la selletta di quota 2.218, che separa questa cima "lunare" dal Monte Pavione,
rimane solo l’ultimo ripido strappo che precede la nostra meta, a quota 2.335.
Quando siamo in alto, tra l'ampia Val Belluna (con Feltre e il Piave) e la gran

mercoledì 12 agosto 2015

Cos'hanno fatto al Lago di Carezza!

Ormai è lì per fare da sfondo al cemento e al cellophane, cemento e finti Schüttelbrot imbustati nella plastica.
Lago di Carezza
Il format di Durnwaldner ha copiato quello di Berlusconi con la sola differenza
che qui il danno è ancora più evidente, un plateale sberleffo al buon gusto. Queste
cose non accadono in automatico: si fanno con regolari permesssi firmati dai sin-
daci, in questo caso quello di Nova Levante, Markus Dejori (SVP).
Cos'è rimasto ormai del Lago di Carezza? Il leggendario lago dolomitico ti guarda sbiadito da una gigantografia che lo ritrae sullo sfondo del Latemar e se cita sè stesso c'è il suo motivo, dall'arena in vetrocemento stile autostrada il lago infatti non si vede, qui il divorzio fra marketing e realtà è completo. I turisti si aggirano coi depliant in mano cercando qualcosa che non c'è, una signora nel parcheggio abbassa il finestrino e chiede: "Ma il lago dove rimane?".
Cemento a vista, sottopassi metro- politani, spaesamento. Sembra la Malpensa ma siamo in Sudtirolo. La piccola patria, quella del radicamento e della Heimat, non c'è più.

lunedì 10 agosto 2015

Le tracce GPS passano a Wikiloc

Da oggi i tracciati gps di Cipputiblog abbandonano Every Trail e passano a Wikiloc.
Per quanto riguarda il logo (sopra quello nuovo, sotto quello vecchio) la filosofia
della ditta non cambia: in assenza di idee, limitarsi a scopiazzare. La nuova inse-
gna ha preso le forme di un riferimento esplicito verso il variegato mondo "free".
I due perchè della migrazione:
●Wikiloc fa parte della "tribù aperta" Openstreetmap, che in materia di mappe escursionistiche è ormai maturata abbastanza da diventare usabile sul campo, mentre solo cinque anni fa non era così. Usare Wikiloc significa sostenerlo e il primo perchè della migrazione è tutto qui.
● Every Trail è stato acquistato da Tripadvisor nel 2011 e da allora è rimasto sostanzialmente identico a sè stesso (ultimamente, dopo qualche cambiamento introdotto da Google in Picasa, ha anche perso la possibilità di caricare foto da Picasa Web Album). E questo è tutto.

domenica 9 agosto 2015

I due rami del Neuwaal di Silandro (Val Venosta)

Escursione ad anello che percorre i due rami del Neuwaal sul Sonnenberg/Montesole di Silandro.
Neuwaal a Silandro
Entrambi i canali prendono l'acqua dalla Schlandranertal/Valle di Silandro e la trasportano, con un percorso di quattro chilometri, fin sul Sonnenberg di Silandro, nei pressi del minuscolo centro abitato di Talatsch. Le vasche di irrigazione alimentate dai due canali si trovano a 1.640 e a 1.650 metri di quota, l'una sulla verticale dell'altra, entrambe sopra il piccolo centro abitato di Talatsch, che fino a pochi anni fa disponeva di una scuola elementare. Cento metri più in alto il maso Forra Hof era il punto d'arrivo d'un ulteriore ramo della rete di Waale alimentati dallo stesso torrente: il Forra Waal partiva dai pressi della sega idraulica di quota 1.804 (diventerà la meta di una prossima uscita?).
Neuwaal a Silandro
Alcuni dei suggestivi scorci che abbondano lungo i due Waale. L'escursione si è
prolungata fino alla Schlanderer Alm, una vera malga molto rustica.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Escursione molto suggestiva (e interessante) lungo i due rami del Neuwaal che, a dispetto del nome, sono molto antichi e fra i meglio conservati della Venosta; in molti tratti le soluzioni costruttive sono quelle di una volta, l'acqua scorre ancora per lunghi tratti nelle canalette scavate nei tronchi d'albero e in alcuni punti il Waal è sospeso alla roccia con puntelli e tiranti di ferro.
Il sentiero di manutenzione corre per lo più a fianco del canale ma molto spesso è esposto su "salti"
GPS Neuwaal a Silandro
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
suggestivi che metteranno in difficoltà chi soffre di vertigini. Alcuni brevi passaggi che rimontano o aggirano qualche impraticabile risalto di roccia vanno affrontati con piglio e attenzione. Insomma, non è, come gli altri Waal, una passeggiata.
Entrambi i rami portavano l'acqua dalla Schlandrauntal alle coltivazioni dei numerosi masi insediati sui pendii del solatio Sonneberg/Montesole, sopra
Silandro. Facevano parte di un complesso sistema di rogge alimentate dall'acqua del Rio Silandro ma si snodavano a quote diverse.

domenica 2 agosto 2015

Al rifugio Passo di Vizze (e all'austriaca Lavitz Alm)

Facile camminata alla testata della Val di Vizze, con sconfinamento in Austria, passando da un rifugio segnato dalla Seconda Guerra Mondiale e dal terrorismo sudtirolese degli anni Sessanta.
Passo di Vizze Pfitscherjoch
Arrivando dal versante austriaco il rifugio Pfitscherjoch-Haus/RIf. Passo di Vizze appare ingannevolmente minuscolo, come se il tempo fosse tornato al 1888, quando entrò in servizio. Negli anni del terrorismo separatista il rifugio fu oggetto di un grave attentato del BAS (Befreiungsausschuss Südtirol): nel maggio del 1966 esplose una carica che era stata attaccata alla porta del rifugio; la parte in legno dell'edificio venne interamente distrutta e l'agente della Guardia di Finanza Bruno Bolognesi rimase ucciso
Rifugio Passo di Vizze Pfitscherjoch Haus
Oggi, dopo due guerre mondiali e gli anni del terrorismo, il rifugio è tornato alla
sua vocazione originaria, appena sopra quel valico che è stato una grande via di
comunicazione per l'accesso alla Zillertal. Il sito del gestore mantiene aggiornate
le informazioni sui periodi di apertura e sugli orari del bus-navetta che collega il
paese di Stein/Sasso con lo Pfitscher Joch/Passo di Vizze.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Lo Pfitscherjoch/Passo di Vizze (m 2.250) è un valico alpino situato nelle Alpi Aurine (Zillertaler Alpen) proprio al confine con l'Austria. Qui, su un rialzo di qualche metro, a quota 2.276, l'oste Alois Rainer di St. Jakob/San Giacomo di Vizze inaugurò nel 1888 il primo rifugio alpino privato del Sudtirolo.
Era completamente in legno e nel 1897, visto il successo, venne aggiunto un secondo corpo, stavolta in pietra.
👉Gli anni difficili del rifugio ebbero inizio con l'annessione al Regno d'Italia con
GPS Passo di Vizze Pfitscherjoch
Il tracciato in Google Earth.
l'occupazione dell'edificio in pietra da parte dei militari italiani. La successiva riapertura del rifugio interessò solo la parte in legno.
Alla fine degli anni Trenta Mussolini realizzò nelle immediate vicinanze un fortino del Vallo Alpino e subito dopo arrivarono gli anni della Seconda Guerra Mondiale, quando venne in parte requisito dall'esercito italiano. E' una situazione che proseguì per tutti gli anni Cinquanta, con la presenza in rifugio dei militari della Guardia
di Finanza, che ne adibivano i locali ad ufficio di confine e doganale.
Quando gli irredentisti sudtirolesi diedero inizio alla famosa campagna di attentati degli anni