giovedì 28 giugno 2012

Becco di Filadonna in Vigolana

Dal Rif. Paludei (m 1.062) al Biv. "Alla Madonnina" (m 2.030) e poi al Becco di Filadonna (m 2.150). Discesa al Rif. Casarota (m 1.570) e al Bar del Sindech (m 1.100). escursioni_Trento
Il sentiero che traversa dal bivacco della Madonnina al Becco di Filadonna, che è
la cima rocciosa sulla sinistra.
Ho imparato a mie spese che giri come questo vanno evitati se fa troppo caldo e che comunque è meglio munirsi di abbondante acqua nonchè di cappello. Altrimenti si rischia una bella "cottura".
Il percorso è ad anello e servono due auto. Una va lasciata al Bar del Sindech, sulla strada che da Vigolo Vattaro porta a Lavarone, con l'altra si risale al parcheggio del Rif. Paludei e al piccolo borgo di Frisanchi, da dove inizia il sentiero.
Il dislivello totale è di circa 1.100 metri, in questa stagione piuttosto faticosi per il caldo.

Andrebbe percorso la mattina presto, per essere al bivacco prima che il sole salga troppo. La salita al Becco di Filadonna ha richiesto 3:40 ore, lo stesso tempo necessario per scendere prima al Rif. Casarota e po al Bar del Sindech. escursioni_estive

sabato 23 giugno 2012

I pusher dello sci meccanico

Son già brutte d'inverno quando c'è la neve, e d'estate è peggio. Ci ho messo un po' prima di capire a cosa diavolo servissero.
Due, quattro, massimo dieci metri di dislivello. Le mamme sono
contente perchè i pargoli sono sotto controllo, tutto il resto
non le riguarda. Non si sentono responsbili.
Sono comparse da qualche anno a corredo delle piste più sfigate, quelle "per famiglie": Sono delle scale mobili per bambini, poveri innocenti.
Stanno giù in basso, senza dislivelli, senza paesaggio, poche pretese, pochi soldi, molto sfascio. Insomma pochi, maledetti e subito.
Ma hanno una loro precisa logica: fidelizzare il cliente fin da piccolo, intossicarlo quando ancora non sa mettere un piede dietro l'altro, assuefarlo all'idea che per muoversi le gambe non servono. Una volta cresciuto è il cliente ideale degli skypass. Costruire teste da tavola, consumiste e di bocca buona, capaci di sentirsi l'ombelico del mondo anche all'ultimo piano di un condominio.

giovedì 21 giugno 2012

Mountain Wilderness ipnotizzata dai soliti noti

Qualche tempo fa segnalavo l'innaturale connubio intercorso fra Mountain Wilderness e Marmolada S.p.A.
Sapevo di rischiare la figura del menagramo, ma alla fine i fatti sembrano confermare i peggiori timori. Nelle mani di Vascellari l'ecologista Casanova è diventato un richiamo per le allodole, si ripete in scala ridotta la scena dell'intelligente D'Alema fatto fesso da Berlusconi ai tempi della Bicamerale: cornuto e mazziato (*).
Sullo sfondo sono pronte le betoniere trentine dell'assessore Mellarini; di nuovo cemento in quota, dunque...

(*) Prima che qualcuno provveda a rimuoverlo dal web, riproduco l'intervento a stampa del 3 maggio 2012, che coinvolge pure il CAI. Nel suo piccolo un capolavoro degno del manuale Cencelli:

mercoledì 20 giugno 2012

Bivacco "Alla Madonnina" in Vigolana

Aereo balcone tra i monti di Trento e la Valsugana.
Arrivando dal sentiero che sale dal Rif. Casarota lungo la Val Larga (in
realtà stretta e sassosa).  Ben evidente il picco roccioso che lo
sovrasta e che gli ha dato il nome ("la Madonnina").
Il bivacco sullo sfondo della Marzola. Ai piedi della Marzola si distingue 
Vigolo Vattaro. Vedi i lavori di costruzione in www.gruppovigolana.it.
Si trova a quota 2.030, su uno sperone roccioso che affaccia sul Lago di Caldonazzo e la Valsugana.
E' situato ai piedi di un pinnacolo roccioso detto "la Madonnina", in una posizione estremamente aerea e panoramica, con vista aperta sui monti di Trento, i Lagorai, la Valsugana e gli altipiani.
Lo spazioso interno con le 6 cuccette dotate di materassi e coperte e la
quasi inutile stufa a legna. Il rivestimento in larice è stato rifatto di recente.
E' qui dal 25 settembre 1966, quando venne inaugurato dalla SAT di Caldonazzo. La forma è quella classica a botte rivestita in lamiera, ma è più grande del classico modello Apollonio, dispone di sei posti letto con materassi e coperte e di stufa a legna (la legna va portata con sè salendo, nei dintorni solo sassi). L'acqua più vicina si trova ai piedi delle rocce che strapiombano da Cima Vigolana, vicino al sentiero, ma io non sono andato a cercarla; in ogni caso tenere presente che l'intera zona è sassosa e asciutta. Ci sono anche stoviglie e pentole, ma dopo averle usate il lavaggio diventa proble-matico.
E' un bivacco alpinistico, più che un punto di ristoro.
Viene normalmente raggiunto inerpicandosi sulle pendici orientali della Vigolana seguendo il comodo sentiero che parte dalla strada della Fricca di fronte al Bar del Sindech (m 1.090) e raggiunge il Rifugio Casa-rota (m 1.572 (nuova gestione della coppia Antonella Beatrici e Angelo Giovanetti, guida alpina).
Da qui in poi il sentiero con-tinua più ripido e difficile, risale la stretta, ghiaiosa e rocciosa Val Larga con passaggi su roccette a tratti esposte fino ai 2.030 metri dello spalto su cui sorge il bivacco.
In totale sono un po' meno di mille metri, una salita che d'estate è fati-cosa per il caldo (portarsi l'acqua!).
Oltre a costituire una meta in sè, il bivacco è un utile punto di appoggio che consente di spezzare il lungo percorso (quasi una alta via) che sale da Vigolo Vattaro  passa per il bivacco Malga Derocca (4:30 ore e 1.400 metri di dislivello). Dal bivacco "Alla Madonnina" si traversa poi in quota verso il Becco di Filadonna e il Cornetto di Folgaria, scendendo in paese.

lunedì 18 giugno 2012

Col solstizio d'estate si sciolgono le nevi. O no?

Foto di Massimo Gronchi.
Se guardo al ghiacciaio della Fradusta nelle Pale di San Martino, direi che gli ultimi dieci anni gli sono stati fatali.
Forse non così comatose ma certo gravi sono le condizioni di tutte le lingue di ghiaccio delle Dolomiti, e non è che spostandosi in Adamello le cose migliorino: sopra il Passo del Tonale quelli dello sci estivo sono arrivati a coprire con teloni bianchi il ghiacciaio per "garantirsi" la pista.
Stando ai giornali il ritiro riguarda l'intero arco alpino e gli scienziati sono d'accordo. Le divergenze emergono quando si parla di cause: global-warming o destino cinico e baro?
Vedranno i nipoti. Comunque teniamoli d'occhio questi ghiacciai. Non è esclusa qualche mezza buona notizia.
Le due foto ritraggono lo Johannisberg con la lingua del ghiacciao Pasterze, nell'austriaco Großglockner. Come era nell'estate del 2000 e come era nell'estate del 2010.
Se da noi andasse così potremmo dirci contenti.

sabato 9 giugno 2012

Cima Televrin sul Monte Ossero, sull'isola di Lussino

Il monte Osoršćica (questo il suo nome croato) fu la prima montagna dell’arcipelago quarnerino ad attirare l’attenzione dei turisti.
Osorscica Monte Ossero
L'Osoršćica dispone di una discreta rete di sentieri e soprattutto ospita l'unico rifu-
gio alpino delle isole del Quarnaro, il rifugio Sveti Gaudent.
Tra questi ci fu anche l’erede al trono austriaco Rodolfo d’Asburgo, il quale nel 1887 arrivò sulla vetta dell’Osoršćica, che si chiama Televrin, è alta 588 metri ed è il punto più alto dell'isola di Lussino.
Dalla cima si gode di un ampio panorama su tutte le vicine isole e isolette del Quarnaro e sull'Istria. È possibile salirvi da Osor, Nerezine e Ćunski.
Il piccolo obelisco che marca la quota di cima Televrin.
 Una pessima e malaugurata sterrata aperta al traffico porta da Osor fino ad uno spiazzo con possibilità di parcheggio a quota 110 metri, che si è poi (anno 2011) spinta oltre fino al traliccio che serve le piattaforme petrolifere dell'Adriatico.
● La vetta (m 588) è presidiata da un grosso cippo in cemento. Utile, perchè l'orientamento nella fitta macchia mediterranea  non è così immediato. Proseguendo lungo il sentiero per una ventina di minuti si giunge nei pressi del grosso traliccio con antenna e radar. Da qui in pochi minuti di cammino si scende ad una selletta dopo la quale, risaliti verso la sporgenza affacciata a meridione troviamo la antica e suggestiva cappella di San Nicola (Sv. Nikula) da cui più tardi scenderemo giù fino al porticciolo di Neresine, sempre su sentiero segnato. La cartina fornisce un'idea della rete di sentieri che attraversa il monte, spesso appoggiandosi ai vecchi tracciati usati dai pastori. Portarsi dietro acqua in borraccia grande, perché il sole picchia.
● Attenzione: mica sempre il rifugio Sveti Gaudent é aperto e quindi, oltre al problema dell'acqua, c'é anche quello dello spuntino, perché il giro é lunghetto. Io non amo le barrette, né quelle energetiche né quelle proteiche. E in questo caso, visto il caldo, mi appoggerei ad una insalata mista di verdure col pane annegato dentro, tipo la antica panzanella toscana, leggera e ristoratrice, che ha pure il vantaggio di idratarci.
Monte Ossero Osorscica
Il Monte Ossero visto dalla baia di Martinscica. Sulla sinistra il punto di contatto tra l'isola di Lussino (cui il monte appartiene) e l'isola di Cherso, dove sorge l'antico e importante insediamento di Ossero/Osor.
Alla base della lunga dorsale Nord che sale alla vetta c'è oggi l'unico rifugio montano delle isole dell’Adriatico croato. Il "Planinarska kuća Sv. Gaudent" (Rifugio alpino San Gaudenzio), che è in gestione al Planinarski Klub Osoršćica (sezione locale del club alpino croato). Il rifugio si trova a 274 metri di quota.

mercoledì 6 giugno 2012

Terremoti e cappelli piumati

Non hanno mai chiesto di "portare le armi" e non si sono mai tirati indietro, dal Friuli ad oggi.

Non hanno pagato di tasca propria neanche le braghe dentro cui facevano festa a Folgaria nei giorni del terremoto emiliano.

domenica 3 giugno 2012

Un rifugio nel Golfo del Quarnaro (ma vah?)

L'unico rifugio alpino dell'arcipelago è il Planinarska Kuća Sv. Gaudent (Rifugio Alpino San Gaudenzio) sul Monte Ossero-Osoršćica, la principale elevazione dell'isola di Cherso-Lussino (Cres- Lošinj).
Il barile con le fasce rosse è l'unica riserva d'acqua a disposizione. Si trova lungo
la via di salita a cima Televrin.
E' ricavato da un ex osservatorio militare della marina italiana (dalla prima alla seconda guerra mondiale l'isola faceva parte del Regno d'Italia, a differenza della dirimpettaia Veglia-Krk che apparteneva al Regno di Jugoslavija). Si trova a 274 metri di quota lungo la dorsale del monte Ossero il cui punto più elevato si chiama cima Televrin (m 588). Gli altri due punti più elevati sono il Kalek (m 451) e lo Sv. Mikula (m 558).
● Il rifugio è gestito dalla sezione locale del club alpino croato. Dispone di una diecina di posti letto su tavolato con materassi e coperte. Si raggiunge da Ossero-Osor partendo dal campeggio presso il ponte sul canale. Fino al rifugio sono 274 metri di dislivello. Il sentiero è tracciato nella macchia mediterranea ed è piuttosto lungo. Luce, aria, aromi e colori decisamente meridionali ci accompagnano mentre la vista s'allarga all'intero arcipelago. Dal rifugio in un'altra ora si sale a Cima Televrin (m 588).
● Il percorso classico è ad anello da Osor al rifugio e alla cima Televrin con successiva discesa a  Neresine-Nerezine e rientro ad Osor lungo la strada (due o tre chilometri di asfalto).
● Da queste parti i sentieri sono ben segnalati ma è bene sapere che sono "da capre" cioè con fondo pessimo, irto di pietre carsiche aguzze e taglienti. Meta da evitare in piena estate sia per il caldo che per l'affollamento. Ideale fuori stagione. Telefonando al gestore Zdravko Rotim (chiamandolo "Valentino" capirà che siete italiani) con uno o due giorni d'anticipo è possibile usufruirne anche fuori stagione o di lunedì (giornata di chiusura). La cucina è tradizionale (nell'angolo del barbecue c'è anche la peka dalmata).
● Un punto di riferimento visibile da lontano è il traliccio radio posto 20 minuti a sud di cima Televrin lungo il percorso ad anello che scende al paese di Nerezine. Questo traliccio è ora collegato al rifugio da una pessima strada bianca di servizio: può essere usata in alternativa al sentiero che è però molto più suggestivo e panoramico. escursioni_estive