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Tre immagini dello studio abitativo "Diogene", casa minima firmata Renzo Piano
che prende il nome dal filosofo greco Diogene di Sinope il quale, secondo la vox populi, avrebbe vissuto nudo in una botte facendosi beffe delle conven- zioni sociali e delle idee comunemente accettate. |
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Due classici bivacchi a botte del tipo Apollonio: a sinistra il "Piero Cosi" incastrato
fra le rocce sommitali dell'Antelao (Dolomiti Cadorine), a destra il "Ceco Baroni"
alla testata della Valle Adamè (gruppo dell'Adamello). Per altre infomazion su
questo tipo di bivacco vedi il post già pubblicato tempo fa.
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L'ingegnere trentino da cui prende il nome riuscì a stipare in sei metri quadri ben nove posti letto completi di reti, materassi e coperte. Il rivestimento esterno in lamiera verniciata di antiruggine rossa lo rendeva visibile da lontano e la inconfondibile sagoma a botte richiamava, per forma e dimensioni, gli scompartimenti delle vecchie carrozze ferroviarie. Il rivestimento in legno dell'interno, invece, lo rendeva "termoautonomo", bastava essere in due-tre per passare una notte confortevole anche se fuori infuriava la tormenta. Ci pensava il calore dei corpi, circa 800 watt a testa, se non sbaglio. Un camino per la ventilazione e un oblò per l'illuminazione. La copertura ston-data lo faceva resistente alle bufere più violente e a metri di neve modificata. Un pezzo di industrial design praticamente perfetto.
Dopo decenni di onorato servizio sono ancora in perfetta efficienza. Hanno sopportato egregiamente condizioni ambientali proibitive. Dovendo cambiare qualcosa cambierei le reti, i materassini e le coperte, sostituendoli con materi ali più puliti, anallergici, duraturi ed igienici.
Ma per il resto la vecchia botte continua ad andare bene così.
Ma per il resto la vecchia botte continua ad andare bene così.