lunedì 26 aprile 2010

Due bivacchi fuori dal coro

L'avveniristico bivacco sulla vetta
della Grigna Meridionale.
Il Bivacco Plattner,
in Val Pusteria.
Per stile e posizione sono agli antipodi. Il primo nelle Grigne, la montagna dei milanesi, il secondo presso una cima del tutto secondaria del Sudtirolo, fuori dai circuiti turistici e frequentato solo dai cacciatori del posto. Il primo avveniristico e spaziale, razionale e urbanoide il secondo contadino fin nel profondo. Alluminio da una parte, legno dall'altra; la città e la campagna, la vacanza e la vita quotidiana.

domenica 25 aprile 2010

Il volo del Moretto ai Castelloni di San Marco

Altopiano di Asiago, sopra Malga Fossetta, 5 giugno 1944.
Malga Fossetta oggi, in una giornata di giugno.
"Quando fu trovato era giù su uno spuntone e aveva l'arma vicino,
all'ultimo momento, per non farsi prendere, era saltato dalle rocce!"

I nazifascisti rastrellano tutta la zona, alla ricerca di partigiani.
Il reparto attestato a Malga Fossetta si ritira combattendo in direzione delle rocce e dei mughi dei Castelloni di San Marco.
Ma alla fine i partigiani si ritrovano circondati. La via di fuga è sbarrata da un salto verticale di oltre mille metri che cade a piombo sulla Valsugana.
Sanno cosa li aspetta se vengono presi vivi.
In verde il percorso tra i Castelloni, opportunamente marcato sul terreno con
targhette numerate in ordine progressivo. In rosso il sentiero CAI. La freccia
indica la direzione di rientro a Malga Fossetta.
Forse saltando... I corpi vennero recuperati solo dopo la guerra.
Per calarsi vennero usate le corde delle campane della chiesa di Asiago e quella della carrucola di una impresa edile.
Un ex partigiano russo - di Nome Vassilij - riconobbe il corpo del Moretto, così era chiamato il giovane partigiano.
La vicenda è narrata da Mario Rigoni Stern, con il suo stile asciutto, nel racconto "Un ragazzo delle nostre contrade", ripubblicato da Einaudi nella raccolta "I racconti di guerra".
A Malga Fossetta si era costituito un gruppo partigiano, c'erano anche due inglesi, comandato da Toni Giuriolo, un antifascista di Vicenza ed il Moretto, perchè conosceva bene le montagne, era lì come guida.
Su queste vicende partigiane dell'altopiano c'è un bel riassunto nel blog di Sergio Frigo.

giovedì 22 aprile 2010

La partizione delle Alpi

SOIUSA, la nuova suddivisione dell'arco alpino.

La partizione classica dell'arco alpino prevede la suddivisione in tre ampi settori: Alpi Occidentali, Alpi Centrali, Alpi Orientali. E' un'interpretazione tutta italiana dello spazio alpino introdotta nel 1926 e tutt'ora in uso, ma in contrasto con le ripartizioni adottate dai paesi confinanti.



La nuova ripartizione Soiusa prevede invece due soli settori alpini: Alpi Occidentali ed Alpi Orientali ed adotta un criterio di suddivisione territoriale molto nidificato basato sulla geografia anzichè su criteri "nazionali".

lunedì 19 aprile 2010

Quando la neve copre il sentiero

In questi casi il GPS è veramente utile!
Saliamo dalla Val di Sella all'ingresso della Grotta di Costalta (versante Valsugana dell'Altopiano di Asiago). 
Bruno mentre cerca il percorso di uscita dal canalino nevoso.
Il sentiero, ben tracciato e segnalato, sale nel fitto bosco di faggi e abeti. La cartina lo riporta fedelmente. La primavera è in ritardo e più in alto c'è ancora molta neve marcia che nasconde le tracce a terra e ci obbliga ad una continua attenzione al percorso. Tagliamo in orizzontale tre ripidi canalini nevosi. L'ultimo, più largo, è stato battuto da una slavina che lo ha riempito livellando il terreno. Attraversarlo non è un problema, ma se sbagliamo direzione richiamo di uscirne troppo in alto o troppo in basso e di infilarci in un sottobosco di cespugli mezzo coperti dalla neve che potrebbe sviarci dal percorso. La cartina non ci aiuta, ma la cartografia del GPS che abbiamo con noi sì, perchè permette di confrontare il percorso del sentiero sepolto dalla neve con la nostra posizione attuale. Il triangolino sullo schermo del Garmin ci guida così nel punto giusto, dove il sentiero esce da canalino e si infila nel sottobosco. E infatti, dopo qualche metro, ecco il rassicurante segno biancorosso della SAT sul tronco di un albero!

venerdì 16 aprile 2010

Il bivacco a botte e le sue varianti

Lamiera fuori, legno dentro. Dimensioni tirate all'osso e efficace difesa dal freddo. Nove posti in tre letti a castello disposti ad "U" davanti all'entrata.
Non è più grande di uno scompartimento ferroviario ma svolge egregiamente il suo compito.
E' il classico bivacco a botte tipo Fondazione Berti, che prende il nome dall'ente che ne codificò le misure e caratteristiche costruttive: la Fondazione Berti, appunto. Esiste in numerose varianti ma le differenze rispetto al tipo-base sono in genere minime.
Ecco un'interessante galleria fotografica:
In alto: il bivacco "Aldo Moro" nella catena dei Lagorai (Trentino), che rispetta alla lettera le specifiche del modello "Apollonio".
al centro: il bivacco "Walter Blais"  al Colle d'Ambin in Val di Susa (Alpi Cozie),
in basso: il bivacco "Giancarlo Colombo" al Monte Rosole in Val Cedec, nel gruppo dell'Ortles-Cevedale.

sabato 10 aprile 2010

Un bivacco di prima classe

Sotto il Monte Peller, nel gruppo di Brenta.
bivacchi brenta
E' senz'altro bellissimo il bivacco Iuffmann, che si trova nel gruppo delle Dolomiti di Brenta, alle pendici del Monte Peller. E' collocato a fianco del Rifugio Peller, di cui costituisce di fatto il locale invernale. Quando il rifugio è chiuso il bivacco è aperto, e viceversa. Ci sono stato lo scorso inverno e non credevo ai miei occhi: più una suite che un bivacco tradizionale! Vedere per credere!

domenica 4 aprile 2010

Le escursioni di Albano Marcarini

Così presenta il suo sito Sentieri d'autore:
"Ho raccolto in questo sito web i miei migliori itinerari pubblicati nel corso del tempo perchè possano essere le vostre prossime mete preferite, a piedi, in bicicletta… sempre con spirito leggero e desiderio di scoperta. Buone passeggiate".
E' presente anche una comoda mappa Google con le posizioni dei percorsi.
Dello stesso autore anche il sito editoriale Va sentiero che contiene una interessante sezione con tracce GPS di escursioni ciclistiche che partono e arrivano presso stazioni ferroviarie.

sabato 3 aprile 2010

Vecchia pellicola e sensori digitali: dimensioni a confronto

La vecchia pellicola formato 35 mm produceva immagini di 24x36 mm. E ora?
Il formato Microquattroterzi (o m43 micro-four.thirds) è la versione digitale dello
scomparso mezzo-formato lanciato a suo tempo dalla Olympus (era un 12x18 mm).
I sensori delle fotocamere digitali hanno (a parte qualche reflex di fascia alta) dimensioni molto minori. Occorre ricordare che più grande è il sensore e maggiore è la qualità dell'immasgine catturata, una cosa che la pubblicità non dice perchè è portata a vantare il numero di megapixel e a dimenticare che su un sensore piccolo più sono i megapixel e maggiore è il "rumore" dell'immagine. Tanto rumore, bassa qualità. 
Le reflex montano in genere un sensore APS. Le reflex Quattroterzi e le mirrorless (macchine ad ottica intercambiabile ma senza lo specchiodelle reflex) Microquattroterzi montano un sensore "4/3" mentre le macchine tascabili utilizzano uno dei tre formati riportati nell'ultima riga.