martedì 31 luglio 2012

La montagna e il suo brutto

"Il paesaggio è l'espressione di uno stile, di un'identità collettiva, di un modo di vivere e di intendere il proprio mondo".           (dalla presentazione del progetto)
Cima Paganella (Trento) - luglio 2011.
E' il nome scelto dal CAI per il database degli sfregi alla montagna: "...tralicci e antenne, cave e cantieri, lottizzazioni e veri e propri ecomostri, impianti industriali, sbancamenti stradali, e via dicendo". Iiscritti e simpatizzanti possono inviare le foto via e-mail all'indirizzo
paesaggio@cai.it
accompagnandole con una breve didascalia, nome dell'autore, luogo e data della ripresa. Io ho cominciato con questa.

venerdì 27 luglio 2012

Cima di Val di Roda nelle Pale di San Martino

La Cima di Val di Roda non è la più nota del gruppo ma i suoi 2.791 metri ed il fatto di essere raggiungibile tramite una ferrata ne fanno una meta interessante. escursioni_estive

Descrizione, dislivelli, tempi e quote (tutto a cura di Gigi):
Da San Martino di Castrozza la cabinovia del Colverde e la funivia della Rosetta (entrambe recentemente rinnovate) conducono in circa mezz’ora alla stazione a monte (2.633 m) alle pendici della Rosetta,da cui in pochi minuti di comoda discesa si raggiunge il Rifugio Pedrotti (2.581 m), punto di partenza dell’itinerario. Dal rifugio si imbocca in direzione S il sentiero 702, dopo pochi minuti si supera il Passo di Roda (2.572 m), iniziando a scendere con una lunga serie di tornanti raggiungendo, con un’ultima traversata, l’erboso Col delle Fede (2.278 m – h 1.00). Proseguendo, si lascia il sentiero 702, che scende a destra verso S. Martino di Castrozza, per seguire a sinistra il sentiero 715. Passando sotto la Pala di San Martino e sullo zoccolo della Cima Immink, si arriva al Passo di Ball (2.443 m – h 0.45 – h 1.45). In corrispondenza della Cima Immink il sentiero è quasi tutto su roccia viva e priva di detriti,in alcuni punti un po’ esposto ed attrezzato con cavo metallico; secondo la stagione si può trovare neve, nell’attraversamento del canalone che separa la Pala di S. Martino da Cima Immink. Dal Passo di Ball si abbandona il sentiero per imboccare le evidenti tracce (segnavia n.714) in direzione O che, su ghiaione e brevi tratti innevati, consentono di risalire verso lo stretto canalone incassato tra la Cima di Ball e la Cima di Val di Roda,fino a raggiungere l’inizio delle rocce e degli infissi in corrispondenza di una targa metallica (2.500 m circa – h 0,15 – h 2,00).
Il tratto attrezzato (Sentiero Attrezzato Nico Gusella), si sviluppa prevalentemente sulla parete N della Cima di Ball, è molto gradevole e poco faticoso, ma non banale, alternandosi tra caminetti ed alcune belle placche lisce ma provvidenzialmente inclinate; uno spigoletto viene inoltre superato con l’aiuto di alcuni pioli metallici. Traversando verso destra si raggiunge alla fine un tratto di ghiaie e detriti addossato alla parete S della Cima di Val di Roda, e lo si risale fino a raggiungere la Forcella Stephen (2.705 m – h 0,30 – h 2,30), ariosa insellatura sulla cresta che collega la Cima di Ball e la Cima di Val di Roda.
Dalla Forcella si prende a destra salendo alla vicina Cima di Val Roda in circa un quarto d’ora su sentierino.
Il ritorno avviene sullo stesso itinerario, infatti, una volta al Passo di Ball si potrebbe scendere al Rif. Pradidali, da li andare al Rif. Pedrotti e alla funivia chiudendo il cerchio. Si dà il caso che l’ultima corsa della funivia è alle 17 e fare il giro comporta una corsa sfiancante, per non correre il rischio di dover scendere a S. Martino a piedi.


Dislivelli:
Funiva – Rif. Pedrotti –   58 m
Rif. Pedrotti – Passo Val di Roda –     3 m
Passo Val di Roda – Bivio 702/715 – 294 m
Bivio 702/715 – Passo di Ball + 165 m
Passo di Ball – Forc. Stephen + 262 m
Forc. Stephen – Cima Val di Roda +   75 m
Totale andata e ritorno ± 857 m

Tempi:
Funiva – Rif. Pedrotti h 0,10
Rif. Pedrotti – Passo Val di Roda h 0,05
Passo Val di Roda – Bivio 702/715 h 0,45
Bivio 702/715 – Passo di Ball h 0,50
Passo di Ball – Forc. Stephen h 0,45
Forc. Stephen – Cima Val di Roda h 0,15
Totale parziale h 2,50 ~ 3,30
Cima Val di Roda – Passo di Ball h 1,00
Passo di Ball – Bivio 702/715 h 0,45
Bivio 702/715 – Funivia h 0.15
Totale parziale h 2,00 ~ 2,30
Totale andata e ritorno h 5,00 ~ 6,00

Quote:
Funivia m 2.633
Rif. Rosetta m 2.575
Passo di Val Roda m 2.572
Bivio 702/715 m 2.300
Passo di Ball m 2.443
Forcella Stephen m 2.705
Cima Val di Roda m 2.780

mercoledì 25 luglio 2012

La strada dell'Assietta

Di antica origine militare, questa strada bianca corre in quota lungo lo spartiacque fra l'alta Valle di Susa e la Val Chisone.
Il percorso detto "Strada dell'Assietta" è sottoposto a regolamentazione del
traffico. Prima di avventurarsi con veicoli a motore informarsi!
In ogni caso da evitare in piena stagione.
I monti compresi tra il Colle del Sestriere e il Colle delle Finestre sono conosciuti con il nome di dorsale dell'Assietta. Una delle sue più importanti, sebbene non vistosa, elevazioni è la Testa dell'Assietta (m 2.556) dove sorge l'obelisco che ricorda la battaglia dell'Assietta, combattuta il 19 luglio 1747 tra i francesi e i sabaudo-austriaci. Uno scontro avvenuto nell'ambito della Guerra di successione austriaca, che sconvolse l'Europa a metà '700.

Il tratto più conosciuto del sistema stradale militare dell'Assietta corre tra il Sestriere e il Piano dell'Alpe (posto sotto il Colle delle Finestre, versante Val Chisone). Io però l'ho percorsa partendo dal Rif. Selleries, dove abbiamo pernottato, fino al Sestriere, un posto brutto quanto basta. Nota: da quest'estate la ex-cantoniera dell'Assietta è stata trasformata in rifugio con 18 posti-letto.

martedì 24 luglio 2012

Der treue Heinrich

Non che mi scandalizzi più di tanto, so per esempio che Emilio Comici ha fatto il commissario prefettizio in Val Gardena durante il fascismo.
Heinrich Harrer
Heinrich Harrer alla destra di Hitler in uno scatto del luglio 1938 a Breslavia. (Fonte: "Der
Spiegel, N. 45, 3/11/1997, pag.146). Le informazioni di base sulla figura di Harrer si trovano in
Wikipedia ma quelle più illuminanti si trovano nell'articolo di Gerald Lehner e Tilman Műller
riportato nel sito  www.trimondi.de (in inglese). Vedere anche il sito webspace.webring.com
(in inglese) e anche, e stavolta in italiano, il blog Terre Alte.
👉Ma insomma, visto che oggi ricorre l'anniversario della prima salita della Nord dell'Eiger, è meglio non dimenticare che Heinrich Harrer è stato negazionista, diciamo così, fino alla fine. Ha sempre minimizzato, oltre ogni evidenza e fino all'ultimo.
👉Heinrich Harrer fa venire in mente un giovane ufficiale volontario in Etiopia nel 1935, Indro Montanelli, che in età avanzata e dopo una lunga e brillante carriera giornalistica, ancora negli anni '90 simpaticamente dichiarava: "Abbiamo usato i gas? Non mi risulta".

lunedì 23 luglio 2012

Ancora sul ritiro del ghiaccio

Gruppo dell'Adamello, località Pozzoni sul versante del Val Genova. Prima ghiacciao, dopo lago. E oggi, dopo altri 9 anni, come sarà?

venerdì 20 luglio 2012

Il Castellazzo da Passo Rolle

Un punto panoramico alla portata di (quasi) tutti, a due passi da Baita Segantini, nel gruppo delle Pale.
Il Castellazzo visto dalle praterie sopra Passo Rolle. 
Col bel tempo dalla vetta, molto panoramica, si ha una vista ravvicinata delle Pale, con il Cimon della Pala in primo piano. Nota: l'anticima è stata inopportunamente dotata di una grossa croce metallica che può confondere ed anche di una grande statua bianca a soggetto religioso denominata "Cristo pensante". Non si potrebbe pensare di rimettere tutto com'era prima? La vetta è invece segnata da una vecchia croce in legno ricavata da residuati bellici del 1915-18.
Dalla cima del Castellazzo. In bianco la statua del Cristo Pensante.
👉Dopo le otto di mattina la sterrata che porta dal parcheggio (m 1.950) a Capanna Segantini è chiusa, e ci mancherebbe altro.
👉Per arrivare in cima (m 2.325) serve più o meno un'ora e mezza. Dal parcheggio sotto il passo si prende il bus-navetta o si sale a piedi fino a Capanna Segantini. e da qui (m 2.170), lasciata a sinistra l'elevazione erbosa del Costazza, si segue il sentiero che porta alla base del Castellazzo. Il ripido zig-zag che sale alla forcelletta abbrevia il percorso, altrimenti si prosegue lungo il sentiero che è, diciamo, la via normale.
Il tracciato In Google Earth.
In rosso l'andata, in giallo il ritorno. Il ogni caso dall'auto sono circa 470 metri di dislivello. Discesa per sentiero normale e strada bianca fino a Capanna Cervino e al parcheggio in un'ora e un quarto.


domenica 15 luglio 2012

L'erba di San Giovanni

Nei giorni del solstizio d'estate fiorisce l'iperico, erba medicamentosa nota fin dai tempi più antichi.
I fiori gialli e la linfa sono legati a riti e credenze pagane, celtiche, precristiane. Riti che la chiesa  ha sempre osteggiato e tentato di inglobare nel proprio calendario liturgico. Ed ecco allora l'erba di San Giovanni: il 24 giugno è infatti il genetliaco di San Giovanni Battista.
I pascoli di Malga Fossetta, appena sopra Passo Cereda, nel Primiero, dove è stato fotografato questo iperico, materia prima  per la preparazione di un rimedio tuttofare della farmacopea contadina .
erba di san giovanni


sabato 14 luglio 2012

Anello della Pala di Santa dal Passo di Lavazè (Dolomiti)

Giro ad anello con partenza e arrivo al passo (m 1.806). La salita alla cima (m 2.475) avviene lungo la cresta che sale dal Passo di Pampeago e la discesa lungo la cresta est, più ripida e vicina a Lavazè, che è
La Pala di Santa vista da P.so Lavazè: a sinistra la cresta che sale da Pampeago.
Vedi le altre foto in Google Foto.
considerata la via normale.
Sono 680 metri di dislivello del tutto privi di difficoltà tecniche. La cima ha una vista a 360 gradi. escursioni_estive
👉E' un ottimo punto di osservazione sulla lunga catena dei Lagorai e Cima d'Asta, che rimane a sud.
👉A nord la vista spazia dalle Alpi Venoste agli altipiani bolzanini, con Corno Bianco e Corno Nero in primo piano, alle Alpi Passirie e Sarentine.
👉Le Dolomiti sono presenti con Sciliar, Catinaccio, Latemar, Pale di San Martino, Pelmo e Civetta. Tutte le foto sono di Gigi.
Il percorso e i suoi interessanti dintorni visti in Google Earth.

venerdì 13 luglio 2012

Colpi di vento

Questo luglio strambo porta groppi di vento che sollevano le tegole dai tetti e scuotono gli alberi da frutto.

lunedì 9 luglio 2012

Il Covolo di Butistone

Imboccata la Valsugana in direzione Trento e giunti alla stretta del Canale di Brenta, non si può fare a meno di notare una strana costruzione incastonata nella viva roccia, una cinquantina di metri sopra l'attuale piano stradale.
Dall'ingresso al Covolo, sopra la SS 47 della Valsugana, guardando l'ingresso per la galleria del Primiero.
La grotta naturale che ospita il Covolo di Butistone vista dalla SS 47.
Vedi le altre foto in Google Foto.

E' il medioevale Còvolo (Còvel, Kofel), storico punto forte sulla via che da Venezia portava in Germania e perciò conteso attraverso i secoli.
Noto e documentato fin dall'XI° secolo e continuamente conteso tra signori locali, Venezia e Impero, acquistò una certa stabilità con il nuovo modus vivendi fra Impero asburgico e Rebubblica di Venezia posto in essere a partire dal 1512.
👉Rimarrà in mano ai "tedeschi" pur trovandosi in territorio veneziano (il confine correva a Primolano dove c'era la fortezza de La Scala).
Il sistema di salita ad argano in una rappresentazione  del Cinquecento.
👉Il Covolo era composto da due unità: il castello superiore (quello che si vede anche oggi dalla SS 47 della Valsugana) e il castello inferiore (un piccolo sistema composto da due porte fortificate e difese da mura che sbarrava la strada alla base della parete e si spingeva fino al fiume Brenta. Attraverso il Brenta era sempre tesa una catena per impedire il libero transito delle chiatte commerciali, sottoposte a dazio.
👉La strada passava attraverso le due porte del castello inferiore mentre l'accesso alla grotta del castello superiore poteva avvenire solo facendosi issare con una corda comandata da un argano manovrato dalla grotta. Il forte superiore disponeva anche di una cisterna e di un pozzo alimentati dallo stillicidio della roccia ed era quindi virtualmente imprendibile: anche calandosi dall'alto nulla poteva essere fatto poichè si sarebbe rimasti appesi nel vuoto facili preda degli arcieri. Le rocce sopra il covolo erano infatti aggettanti.
Nei secoli del tardo medioevo, con la comparsa della polvere da sparo e delle colubrine, la situazione mutò: divenne possibile appostarsi sui rilievi dall'altra parte del fiume e da lì bombardare la guarnigione dall'alto, cosa che infatti avvenne più e più volte nel quadro delle contese europee del 1300 e 1400 che infine portarono al compromesso del 1512 fra austriaci e veneziani, già richiamato.
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Presidiato da un capitano che vi risiedeva con la famiglia e da una decina di armati mantenne il suo profilo militare fino al 1700 quando il figlio riformatore di Maria Teresa d'Austria, Giuseppe II° di Asburgo lo smilitarizzò e disarmò.
Oltre al ruolo strategico-militare, il Covolo mantenne per secoli una importante funzione di centro confinario in grado di imporre dazi agli ingenti traffici commerciali che dall'impero romano in poi hanno costantemente interessato il solco della Valsugana, un aspetto certo poco noto. Il capitano del Covolo, dunque, agiva di concerto col daziere imperiale e i dazi riscossi finivano nelle casse dell'Impero.
Per chi vuole approfondire segnalo due libri editi da case locali:
● "Notizie e fonti sul Covolo di Butistone" di Pius Wassermann, Ed. La Gusella, Villa di Conte (Padova), 1992.
● "La Valsugana dei viaggiatori", Claudio Marchesoni, Curcu & Genovese Ed., Trento, 2012.

lunedì 2 luglio 2012

Al Rifugio Selleries nella Val Chisone

La conca del rifugio con il sovrastante Monte Pelvo. Sulla sinistra la
strada bianca che sale dalla località Pracatinat.
Il Rifugio Selleries è situato nella conca dell'alpeggio Selleries a 2.030 metri di quota, nell'alta Val Chisone.
Siamo nelle valli valdesi del Piemonte, un mondo protestante dove si parla un idioma patois provenzale-occitano.
Sullo sfondo delle montagne pinerolesi. Si distingue, in distanza,
la vetta del Monviso che sporge dai monti della Val Pellice. 
Valli e montagne molto diverse da quelle a cui siamo abituati qui in Trentino.
L'abbandono della montagna raccontato da Nuto Revelli ha colpito molto più duro che da noi, ha fatto terra bruciata e da queste parti il turismo è concentrato in pochi e brutti posti: il Sestriere, innanzitutto.
Ma per il resto gli spazi sono ampi e la tranquillità non manca.
● Il Selleries è di proprietà della Regione Piemonte, che ne ha effettuato la ristrutturazione a partire dal 2003.
La chiesetta del rifugio, testimonianza cattolica in un mondo protestante.
Sulla destra l'edificio originario del rifugio, con la scala esterna per l'inverno.
Il suo aspetto attuale risale al 2006. E' composto da diversi edifici e gli spazi interni sono insospettabilmente ampi.
La sua storia e tutte le informazioni su come raggiungerlo sono nel sito www.ghironda.com.
I giovani che lo gestiscono hanno un loro sito web (piuttosto retrò) ed anche un profilo Facebook (che invece viene tenuto aggiornato).
L'ampia sala da pranzo del rifugio è spesso usata per eventi  culturali. 
● Si raggiunge anche in auto per strada bianca da Pracatinat, una località situata lungo la strada del Colle delle Finestre, che a sua volta collega la Val Chisone alla Val di Susa.
A Pracadinat si può arrivare direttamente dalla Val Chisone salendo su stradina asfaltata dai pressi di Fenestrelle.
Le escursioni nei dintorni portano sulle cime del Monte Pelvo, del Monte Orsiera e di Punta Cristalliera.
La vista si apre a meridione, sulle montagne del pinerolese.
Ma il bello è che rimane aperto tutto l'anno e quindi può essere raggiunto anche con le ciaspole.