lunedì 3 novembre 2025

Polenta taragna e fagioli alla Ringo

Un'alternativa veloce ai più classici fasoi en bronzònla polenta rustica delle terre alte nel piatto con uno stufato di fagioli in stile Tex-Mex.
Uso con ottimi risultati certe farine "istantanee" che funzionano meglio di quanto ci si potrebbe aspettare. E per risparmiare tempo si possono anche usare i fagioli in scatola già pronti alla cottura. Così è possibile combinare il piatto in pochi minuti: facile e veloce.
Dopo aver aggiunto la passata al soffritto, aggiungere anche qualche foglia di
alloro. D'inverno si possono usare le foglie essiccate nei mesi estivi.
La polenta rustica della montagna nello stesso piatto con i fagioli in umido, quei rossi fagioli al pomodoro che chiamo "alla Ringo" per un vecchio tic linguistico contratto in gioventù e che in rete altri chiamano "alla Bud Spencer" ricordando lo spaghetti-western "Anche gli angeli mangiano fagioli". Ma non ha importanza e non esistendo una ricetta codificata vanno bene tutte, e questa è la mia:
Polenta taragna: è una polenta fatta con farina mista di mais e grano saraceno, con una nota: ormai certe polente "istantanee" che si trovano in commercio sono ottime. Ho usato il "preparato per polenta taragna" di un mulino di Teglio (Sondrio) che è una farina mista mais-saraceno: 250 grammi di farina in un litro d'acqua. Appena l'acqua, salata a piacere con sale grosso, ha cominciato a bollire, ho versato a pioggia la farina precotta, mescolando energicamente sempre nello stesso verso con una cucchiaione di legno per evitare la formazione di grumi.
Fagioli alla Ringo: sono i borlotti secchi messi a mollo in acqua e poi ripassati in teglia con olio, cipolla e passata di pomodoro più peperoncino, aglio, pepe nero e alloro. Per risparmiare tempo si possono anche usare i fagioli lessi conservati in barattolo, e diventa un piatto stile speedy Gonzales...

martedì 28 ottobre 2025

Dal Colle dei Contadini al Colle dei Signori: una camminata nei boschi sul Colle di Bolzano

La dorata oasi vacanziera di una borghesia mitteleuropea che scopriva il viaggio in treno e imparava a conoscere le prime funivie: come quella del Colle a Bolzano (1908) e quella di San Vigilio a Merano (1912).
Un posto mai raggiunto dal turismo fracassone, nato come esclusivo luogo di svago riservato alla alta borghesia della belle époque, che vi recava salendo direttamente dalla città con la prima funivia passeggeri dell'Impero Asburgico (nella foto: il Colle dei Contadini).
Il Colle dei Signori/Herrenkohlern con lo Sciliar sullo sfondo, visto dal sentiero che
lo collega al Colle dei Contadini.
Il Colle di Bolzano è oggi suddiviso in due zone distinte: il Colle dei Signori (Herrenkohlern in tedesco) e il Colle dei Contadini (Bauernkohlern); i due toponimi possono però indurre in confusione perchè quello più "signorile" è in realtà quello rimasto più rustico e quello "contadino" è in realtà quello divenuto più signorile ed esclusivo. Perchè questo bisticcio? Vediamo.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
👉L'area più vicina alla stazione a monte della funivia, sviluppatasi con ville e luoghi di svago per la grande borghesia bolzanina, è chiamata "Colle dei Contadini" (in tedesco Bauernkohlern). Inizialmente, era una zona con i masi dei contadini, ma con la costruzione della funivia (1908), è diventata un luogo di villeggiatura estiva riservato all'élite cittadina ed europea.
👉Quella parte del Colle che nelle cartografie è riportata col toponimo di "Colle dei Signori" (in tedesco Herrenkohlern) è la parte più lontana dalla funivia, che ancora oggi è rimasta la più legata alle attività agricole e la meno turisticizzata. Non è chiaro quando abbia avuto

giovedì 23 ottobre 2025

Le due tratte della Zambana-Fai-Dosso Larici

La funivia risaliva la Val Manara da Zambana Vecchia fino al Passo Santèl (fra Paganella e Fausior) e poi proseguiva fino a Dosso Larici.
La stazione di scambio a Passo Santèl in una cartolina dei Fratelli Pedrotti del 1955, scattata poco prima della chiusura. Sulla sinistra del terrazzo panoramico si indovina la stazione di arrivo del primo tronco. Sulla destra, fuori inquadratura, partiva il secondo tronco della funivia, inaugurato nel 1929, che proseguiva fino a Dosso Larici sulla Paganella (cartolina non viaggiata, Edizioni Hermes 1057, Cartoleria G. Pedrotti - via Oss Mazzurana - Trento).
In questa foto a colori compaiono anche tre esemplari della Fiat Cinquecento, che
entrò in produzione nel 1957, cioè due anni dopo la chiusura del primo tratto, quel-
lo della Val Manara.

Sulla destra della foto si vede bene il fiume Adige nel quale confluisce il torrente Noce, ben visibile in primo piano, subito al di là del muretto della terrazza panoramica. Più avanti si distingue la confluenza dell'Avisio con il Ponte dei Vodi, viadotto a più archi della ferrovia del Brennero. In fondo c'è la allora minuscola città di Trento. "Niente autostrade, superstrade, svincoli, fabbriche, case... solo la ferrovia del Brennero che, per sua natura, si confonde con la campagna circostante... solo qualche casolare, case di contadini ed invisibili viottoli..." (citazione e foto di Mario Forni, del gruppo FB "Trento strana")
Nota storica: operativa dal 1925 fino al 1955, quando l'impianto fu danneggiato da una frana.  La funivia era composta da due tratti. Il primo, da Zambana Vecchia al Passo Santèl, fu inaugurato nel 1925 e copriva un dislivello di 1450 metri in 12 minuti ed aveva una una capacità di 56 persone all'ora. Successivamente fu prolungata con una seconda tratta, ultimata nel 1929, che saliva fino ai 1900 metri del Dosso Larici, sulla spalla nord della Paganella. Era dotata di due cabine da 14 posti, due funi portanti, due funi traenti e due funi zavorra. Nel 1957, al suo posto, fu costruita la "direttissima della Paganella", una nuova funivia con una pendenza molto più accentuata e un percorso diretto tra il fondovalle e la cima della Paganella.

domenica 19 ottobre 2025

Patate lesse alla panna acida con panzanella + una bella spolverata di erba cipollina dell'orto

E' un piatto unico fatto di patate lesse condite con la panna acida e poi impiattate con la toscana panzanella. Con in più l'erba cipollina tritata.
Sono tutte verdure e dunque si tratta di un piatto vegetariano, con la sola eccezione della nordica panna acida (senza contare che il pane secco della panzanella toscana viene anche lui dai campi, sotto forma di farina). E in più c'è il trito d'erba cipollina fresca.
Gli ingredienti della panzanella toscana: cetrioli, pomodori, cipolla bianca e pane
vecchio. Condito con sale, pepe, aceto e olio. In questo caso anche erba cipollina.
Piatto unico estivo la cremosità delle patate alla panna acida fa il paio con la croccantezza e l'acidità della panzanella.
👉Una metà di questo verduroso piatto unico scimmiotta le ricette dei paesi del Nord/Est Europa (dove la panna acida è chiamata Schmand o smetana) mentre l'altra metà ripropone la panzanella, un contorno leggero e di pronta fattura della cucina toscana più tradizionale. Un piatto contadino che si basa sui prodotti stagionali dell'orto e che ricicla in maniera brillante ciò che altrimenti andrebbe buttato via: il pane vecchio, ormai secco e duro.

mercoledì 15 ottobre 2025

Il popolare Bar Alpino di Grigno in Valsugana

E' nato nei lontani anni del "boom economico", quando si affacciava sull'asfalto della vecchia statale della Valsugana, battutissima dal traffico commerciale: si trovava in una posizione davvero strategica...
Questo bar nazional-popolare è nato negli anni del "miracolo economico italiano" e più tardi, dopo che la nuova statale a quattro corsie l'aveva tagliato fuori dal grande traffico commerciale, ha saputo resistere e reinventarsi. Ed ancora in attività, in ottima forma nel suo nuovo format "paesano". 
Da anni non fa più servizio di ristorante e l'ampia sala da pranzo si risveglia solo in
occasioni particolari, ma continua a fornire panini e tramezzini fatti al volo nella cu-
cina, che c'è ancora. E' a gestione famigliare, naturalmente.

Dopo gli "anni grassi" del boom economico ha fronteggiato il drastico calo di clientela causato dall'apertura della "quattro corsie" che l'ha tagliato fuori dal traffico e l'ha trasformato in un bar a dimensione paesana.
👉Oggi la sua atmosfera tranquilla e rilassata, l'ampio parcheggio interno, i locali ampi e luminosi, il silenzio, il verde e la lontananza dal traffico sono diventati un "plus" ribaltando quello che all'epoca era sembrato un handicap fatale. E' frequentato dalla gente del posto e anche da ciclisti, da famigliole con bambini e dal turismo minore, quello lento che apprezza la calma e il "no stress". Grazie a questo mix la clientela non manca mai.

sabato 11 ottobre 2025

Segalino con lyoner, tartara, cipollina e Gurken

Una tonda pagnottella di segale farcita con il salame rosa lyoner, la salsa tartara, l'erba cipollina e i cetriolini agrodolci. E con l'uva fraga.
Sta maturando l'uva fraga e il clima non è certo mediterraneo, più adatto al pane di segale e al wurstelone  lyoner. L'erba cipollina, tritata fine, è stata seminata nella salsa tartara, che l'ha catturata impedendole di andare a spasso per lo zaino.
Per mantenere fermo il panino e non sporcare lo zaino niente funziona meglio di un
doppio foglio di carta d'alluminio. Altro foglio doppio per il grappolo di uva fraga.
Sono sapori tedeschi o meglio franco-tedeschi quelli di questa pagnotta tonda di segale imbottita con due fettone di salame rosa di Lione.
Ci sono anche i mitteleuropei Gurken, quei cetriolini in agrodolce indispensabili in ogni merenda al tagliere.
👉E poi c'è anche il condimento della salsa tartara, una maionese speziata che è stata creata dai francesi (il nome "sauce tartare" le deriva dall'associazione impostasi alla fine dell'Ottocento con i Tartari, un popolo dell'Asia centrale, per la sua consistenza rustica e per la carne cruda a cui veniva affiancata). La tartara contiene già un trito di verdure varie, l'etichetta Coop riporta ortaggi vari tra cui sedano rapa, carote, peperoni, cetrioli e capperi". Ho aggiunto l'erba cipollina tagliata fine.

giovedì 9 ottobre 2025

Sbinocolare col telefonino di Google

In una giornata tersa e priva di foschia si può anche fare, ma occhio: basta un po' di caligine e l'algoritmo dei Google Pixel alza le braccia...
L'abitato di Tenna fotografato dal teleobiettivo del Pixel 9pro zoomato al suo massimo (30x). A destra il colle di Tenna ripreso con il suo obiettivo normale, che corrisponde ad un grandangolo 24 mm nel formato pellicola: il  paese si distingue appena fra i due laghi. Entrambi gli scatti dal "curvone" della strada dei Kaiserjaeger che si arrampica verso Monterovere.
Castel Ivano ripreso da San Vendemiano. Lo scatto a 30 ingrandimenti può essere
utilizzato come appunto fotografico ma nulla di più.

Ho provato ad spremere il comparto fotografico del Pixel 9Pro per vedere se se ne poteva cavare qualcosa; in altre parole ho tentato di usare il telefonino come un binocolo.
Fotograficamente parlando direi di no... ma se ci accontentiamo di "leggere" l'immagine anzichè considerarla come una fotografia di paesaggio, se siamo disposti a passare sopra la qualità fotografica puntando tutto sull'informazione...
La vetta di Cima Dodici fotografata dal monastero delle Clarisse a Borgo Valsuga-
na. Nello scatto a 30x si riesce anche a distinguere la croce di vetta però la qualità
generale è decisamente scadente.
👉Un binocolo  da montagna (diciamo lo Ziel 8x42 sponsorizzato dal CAI) di solito ha un rapporto di ingrandimento di 8x, che vuol dire 8 volte più "vicino" di quel che vede un obiettivo fotografico normale, diciamo un 50 mm del formato pellicola. Esistono anche binocoli da 10x ma usarli a mano libera senza un punto di appoggio comincia ad essere difficile: è facile tremare.
👉Il superzoom del Pixel 9Pro spreme digitalmente l'immagine ottica del tele di bordo fino ad ingrandirla come fosse un supertele da 660 millimetri del formato pellicola: è un rapporto di ingrandimento di 13,2x. Perciò il telefonino va impugnato saldamente con due mani e se ci si appoggia a qualcosa è meglio.