mercoledì 19 novembre 2025

A Malga Resia dal lariceto della Val di Roia

Dal ponte Kopferbrücke alla Reschner Alm lungo la ex-strada militare che risale il versante italiano del Piz Lat/Dreiherrenspitze.
Il Piz Lat si trova al confine fra Italia, Svizzera e Austria. Guarda da nord il lago del campanile che esce dalle acque che calamita frotte di turisti in cerca del selfie (protagonista anche del premio letterario Strega). Al centro della foto spicca il Piz Clopaj, suo dirimpettaio. Tra le due montagne passa la statale di Passo Resia.


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Malga Resia si trova sulle pendici italiane del Piz Lat. La via meno faticosa per raggiungerla a piedi prevede la risalita in macchina della Val Roia fino al ponte Kopferbrücke, dove si trova un ampio parcheggio gratuito.
Dal parcheggio parte una strada forestale (chiusa al traffico motorizzato dalla 10:00 alle 16:00 di ogni giorno - dato dell'estate 2025) in leggera salita, passando idilliaci prati da sfalcio alpini, prende quota attraverso i bosco inizialmente di abeti e più in alto di larici, si raggiunge dopo circa 1 ora di passeggiata la Malga di Resia, che è oggi una frequentata locanda con
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servizio di trattoria e pernottamento.
👉La pendenza costante, l'invidiabile tenuta delle opera di sostegno ed il fondo perfetto tradiscono la natura militare costruita per presidiare i confini. Il fondo sterrato è così perfetto che pare un tavolo da biliardo, i prati da fieno sembrano ripassati con il rasoio, l'intero paesaggio sembra il dipinto di un paesaggista amante della montagna.

Nota sul Piz Lat: il punto trigonometrico della triplice frontiera non è collocato sulla vetta della montagna, ma sul suo fianco nord, a circa 800 metri dalla cima e a 2.180 metri di altezza perchè la vetta fisica è confine solamente tra l'Italia e la Svizzera. La cresta di vetta fa da spartiacque tra la Val Venosta (percorsa dall'Adige) e l'Engadina (percorsa dall'Inn, tributario del Danubio). Dal monte si dominano tutta l'alta Engadina e la Val Venosta. Dal 1919 (fine della WW1) è confine fra i tre stati. Nelle Alpi Giulie c'è attualmente un'altra situazione "triconfinaria" che riguarda il Monte Mangart, la cui cima si trova fra Italia, Slovenia e Austria. Altri esempi di triplice frontiera non mancano, sia a livello geografico che storico.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.852
Quota massima raggiunta: m 2.033
Quota minima raggiunta: m 1.796
Dislivello assoluto: m 181
Dislivello cumulativo in salita: m 240 circa
Dislivello cumulativo in discesa: m 240 circa
Lunghezza con altitudini: km 6:00 AR
Tempo totale netto: ore 2 AR
Difficoltà: T

Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata.

Come arrivare: dal centro del paese di Resia si seguono le indicazioni per l'impianto di risalita di Schoeneben. Raggiuntolo, si prosegue lungo la stradina asfaltata che sale verso la Val di Roia e dopo qualche chilometro di salita costante si individua il parcheggio Kopferbrücke, ben segnalato sul bivio verso destra. Dal parcheggio si imbocca la forestale per la malga Resia. Vedi anche l'apposito pulsante "Ottieni indicazioni" in Wikiloc.

venerdì 14 novembre 2025

Il pallido Weisswurst delle birrerie bavaresi

I würstel bianchi sono noti come “salsicce bavaresi”, “Weisswurste” in tedesco. Impasto di carne di vitello, prezzemolo, pepe e noce moscata.
Würstel bianchi bavaresi con un'artigianale bayerischer süßer Senf (senape dolce bavarese), senape industriale, e Cren (salsa di rafano). Nel piatto assieme a un'insalata di cavolo cappuccio viola condito con aceto, olio di oliva, semi di Kümmel e panna acida.
La salsa di rafano riesce a sostituire decentemente la radice fresca gratuggiata, che
però ha il difetto di non conservarsi a lungo una volta estratta da terra.
Hanno un sapore meno marcato di tutti gli altri würstel e non sono affumicati. Vengono aromatizzati con prezzemolo, sedano, sale, limone, noce moscata, zenzero... ma a prevalere è sempre il prezzemolo.
I bavaresi li mangiano riscaldati in acqua quasi bollente e conditi con la senape dolce mentre sgranocchiano il Bretzel e bevono birra chiara. Non li arrostiscono.
Prima della diffusione del frigorifero, i würstel bianchi bavaresi venivano prodotti solo al mattino e quindi consumati entro mezzogiorno, causa il deterioramento rapido del prodotto.
👉Anche nel caso dei Weisswurste si presenta lo stesso "slittamento verso il suino" già registrato nei Servelade svizzeri. Succede cioè che quasi tutti i Weisswurste in commercio vengano fatti con carne di maiale o al massimo con un misto maiale-manzo, come tutti gli altri tipi di würstel, e che l'unica differenza si riduca al colore (sono bianchi). E dunque verrebbe da chiedersi: di cosa sono capaci i processi industriali e la pubblicità quando lavorano di conserva?
Cavolo cappuccio e panna acida: un contorno decisamente mitteleuropeo.
Leggenda metropolitana: una fredda mattina invernale, correva l’anno 1857, Sepp Moser, l'oste della locanda "Zum Ewigen Licht" (Alla Luce Eterna) sul Viktualienmarkt esaurì il budello di pecora usato nella preparazione dei Bratwurst di vitello da arrostire. Così, chiese al suo garzone di correre in tutta fretta a comprare altro budello, perché il locale era pieno di clienti da soddisfare. Il giovane apprendista gli procurò erroneamente budello di maiale, troppo grande e coriaceo per essere arrostito… l’oste pensò così di bollire le salsicce, anziché arrostirle, perché le budella di maiale sulla piastra sarebbero scoppiate. Il budello di maiale troppo duro e spesso sarebbe anche all'origine dell'usanza bavarese di infilare in bocca i Weisswurste e di succhiarne il morbido contenuto per poi gettare via il budello vuoto.

lunedì 10 novembre 2025

Sul Colle San Pietro dal paese di Torcegno

Passeggiata fra i prati del minuscolo altopiano sospeso sopra Borgo Valsugana; ritorno opzionale dal sentiero di arroccamento della WW1.
Il paese di Torcegno visto da Colle San Pietro. In basso a sinistra la Cappella Maria Ausiliatrice da cui si transita per salire sul colle.
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Questo breve giro di mezza costa è diviso in due parti: c'è l'andata, che inizia dal cimitero di Torcegno ed è una passeggiata fra prati e i boschi priva di difficoltà e poi c'è il ritorno il ritorno, che segue in discesa il vecchio sentiero di arroccamento della WW1, ed è un tracciato ripido, scalinato e scivoloso che richiede attenzione, fermezza di piede e ginocchia in ordine (e questa parte è escursionistica).
👉Se all'andata si sale a Colle San Pietro facendo la passeggiata,  una volta arrivati al castello si può scegliere se tornare scegliendo per il
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rientro la discesa lungo il sentiero di arroccamento della WW1 (come ho fatto io, vedi traccia - che è un rientro sicuramente più interessante ma anche più difficile), oppure optare per un ritorno dallo stesso percorso dell'andata. Diciamo che così si ha una via di fuga...

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 770
Quota massima raggiunta: m 871
Quota minima raggiunta: m 745
Dislivello assoluto: m 99
Dislivello cumulativo in salita: m 180
Dislivello cumulativo in discesa: m 176
Lunghezza con altitudini: km 3,6
Tempo totale netto: ore 1:15 AR
Difficoltà: T-E

I due castelli di Borgo Valsugana nel Cinquecento. Stampa riprodotta in una carto-
lina viaggiata nel Novecento. Lo scomparso Castel San Pietro è quello più in alto.
In basso si riconosce Castel Telvana con il Borgo lungo la Brenta.
Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata. Tenere presente che se l'andata è "turistica" il ritorno è si breve, ma è "escursionistico".

Come arrivare: Si raggiunge il paese di Torcegno dalla Statale della Valsugana e si parcheggia in centro. L'itinerario parte dal cimitero, che è attiguo alla chiesa. Vedi anche l'apposito pulsante "Ottieni indicazioni" in Wikiloc.

Notizie storiche su Castel San

sabato 8 novembre 2025

Il panino di segale con la marmellata d'arancia

La rotonda pagnottella alpestre è buona anche con la marmellata.
Eccola con una marmellata di arancia completa di pezzi di scorza, che ha un sapore dolce-amaro molto adatto a quello acidulo e amarognolo dei segalini. Un tempo le mamme sapevano bene che i panini fatti col pane di segale amano anche i sapori dolci.
Il panino da zaino in una variante dolce e ipercalorica: se non basta la marmellata,
si può sempre sostituirla con le fettine di burro cosparse di miele. Il mio preferito
è il classico pane, burro e marmellata.
Pochi lo ricordano, ma il sapore asprigno del nero pane di segale va perfettamente d'accordo anche con i sapori dolci: con la marmellata da sola, con la marmellata col burro, ma anche con il burro cosparso di zucchero. Un tempo tutte le mamme lo sapevano ma oggi è fuori moda, e così nessuno ci pensa, anche se andrebbe d'accordo perfino con la Nutella...
👉Oggi il dolce non va più di moda, non gode di buona stampa, ma in realtà con il panino da zaino il dolce ci sta da Dio, l'andar per monti brucia molte calorie, lo sapevano bene i contadini di montagna che da piccoli facevano regolarmente merenda mangiando il pane di segale non solo con lo Speck (o con burro e Speck) ma anche con la  con la marmellata, con il miele e persino con burro e zucchero assieme.

lunedì 3 novembre 2025

Polenta taragna e fagioli alla Ringo

Un'alternativa veloce ai più classici fasoi en bronzònla polenta rustica delle terre alte nel piatto con uno stufato di fagioli in stile Tex-Mex.
Uso con ottimi risultati certe farine "istantanee" che funzionano meglio di quanto ci si potrebbe aspettare. E per risparmiare tempo si possono anche usare i fagioli in scatola già pronti alla cottura. Così è possibile combinare il piatto in pochi minuti: facile e veloce.
Dopo aver aggiunto la passata al soffritto, aggiungere anche qualche foglia di
alloro. D'inverno si possono usare le foglie essiccate nei mesi estivi.
La polenta rustica della montagna nello stesso piatto con i fagioli in umido, quei rossi fagioli al pomodoro che chiamo "alla Ringo" per un vecchio tic linguistico contratto in gioventù e che in rete altri chiamano "alla Bud Spencer" ricordando lo spaghetti-western "Anche gli angeli mangiano fagioli". Ma non ha importanza e non esistendo una ricetta codificata vanno bene tutte, e questa è la mia:
Polenta taragna: è una polenta fatta con farina mista di mais e grano saraceno, con una nota: ormai certe polente "istantanee" che si trovano in commercio sono ottime. Ho usato il "preparato per polenta taragna" di un mulino di Teglio (Sondrio) che è una farina mista mais-saraceno: 250 grammi di farina in un litro d'acqua. Appena l'acqua, salata a piacere con sale grosso, ha cominciato a bollire, ho versato a pioggia la farina precotta, mescolando energicamente sempre nello stesso verso con una cucchiaione di legno per evitare la formazione di grumi.
Fagioli alla Ringo: sono i borlotti secchi messi a mollo in acqua e poi ripassati in teglia con olio, cipolla e passata di pomodoro più peperoncino, aglio, pepe nero e alloro. Per risparmiare tempo si possono anche usare i fagioli lessi conservati in barattolo, e diventa un piatto stile speedy Gonzales...

martedì 28 ottobre 2025

Dal Colle dei Contadini al Colle dei Signori: una camminata nei boschi sul Colle di Bolzano

La dorata oasi vacanziera di una borghesia mitteleuropea che scopriva il viaggio in treno e imparava a conoscere le prime funivie: come quella del Colle a Bolzano (1908) e quella di San Vigilio a Merano (1912).
Un posto mai raggiunto dal turismo fracassone, nato come esclusivo luogo di svago riservato alla alta borghesia della belle époque, che vi recava salendo direttamente dalla città con la prima funivia passeggeri dell'Impero Asburgico (nella foto: il Colle dei Contadini).
Il Colle dei Signori/Herrenkohlern con lo Sciliar sullo sfondo, visto dal sentiero che
lo collega al Colle dei Contadini.
Il Colle di Bolzano è oggi suddiviso in due zone distinte: il Colle dei Signori (Herrenkohlern in tedesco) e il Colle dei Contadini (Bauernkohlern); i due toponimi possono però indurre in confusione perchè quello più "signorile" è in realtà quello rimasto più rustico e quello "contadino" è in realtà quello divenuto più signorile ed esclusivo. Perchè questo bisticcio? Vediamo.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
👉L'area più vicina alla stazione a monte della funivia, sviluppatasi con ville e luoghi di svago per la grande borghesia bolzanina, è chiamata "Colle dei Contadini" (in tedesco Bauernkohlern). Inizialmente, era una zona con i masi dei contadini, ma con la costruzione della funivia (1908), è diventata un luogo di villeggiatura estiva riservato all'élite cittadina ed europea.
👉Quella parte del Colle che nelle cartografie è riportata col toponimo di "Colle dei Signori" (in tedesco Herrenkohlern) è la parte più lontana dalla funivia, che ancora oggi è rimasta la più legata alle attività agricole e la meno turisticizzata. Non è chiaro quando abbia avuto

giovedì 23 ottobre 2025

Le due tratte della Zambana-Fai-Dosso Larici

La funivia risaliva la Val Manara da Zambana Vecchia fino al Passo Santèl (fra Paganella e Fausior) e poi proseguiva fino a Dosso Larici.
La stazione di scambio a Passo Santèl in una cartolina dei Fratelli Pedrotti del 1955, scattata poco prima della chiusura. Sulla sinistra del terrazzo panoramico si indovina la stazione di arrivo del primo tronco. Sulla destra, fuori inquadratura, partiva il secondo tronco della funivia, inaugurato nel 1929, che proseguiva fino a Dosso Larici sulla Paganella (cartolina non viaggiata, Edizioni Hermes 1057, Cartoleria G. Pedrotti - via Oss Mazzurana - Trento).
In questa foto a colori compaiono anche tre esemplari della Fiat Cinquecento, che
entrò in produzione nel 1957, cioè due anni dopo la chiusura del primo tratto, quel-
lo della Val Manara.

Sulla destra della foto si vede bene il fiume Adige nel quale confluisce il torrente Noce, ben visibile in primo piano, subito al di là del muretto della terrazza panoramica. Più avanti si distingue la confluenza dell'Avisio con il Ponte dei Vodi, viadotto a più archi della ferrovia del Brennero. In fondo c'è la allora minuscola città di Trento. "Niente autostrade, superstrade, svincoli, fabbriche, case... solo la ferrovia del Brennero che, per sua natura, si confonde con la campagna circostante... solo qualche casolare, case di contadini ed invisibili viottoli..." (citazione e foto di Mario Forni, del gruppo FB "Trento strana")
Nota storica: operativa dal 1925 fino al 1955, quando l'impianto fu danneggiato da una frana.  La funivia era composta da due tratti. Il primo, da Zambana Vecchia al Passo Santèl, fu inaugurato nel 1925 e copriva un dislivello di 1450 metri in 12 minuti ed aveva una una capacità di 56 persone all'ora. Successivamente fu prolungata con una seconda tratta, ultimata nel 1929, che saliva fino ai 1900 metri del Dosso Larici, sulla spalla nord della Paganella. Era dotata di due cabine da 14 posti, due funi portanti, due funi traenti e due funi zavorra. Nel 1957, al suo posto, fu costruita la "direttissima della Paganella", una nuova funivia con una pendenza molto più accentuata e un percorso diretto tra il fondovalle e la cima della Paganella.