venerdì 11 luglio 2025

Le mezze penne condite con fagioli lunghi, zucca fresca e pomodorini in salsa (in stile "siciliano")

Un'usanza siciliana che mi ha passato Mario, cresciuto a San Vito Lo Capo. Con una salsa di pomodorini alla menta, aglio e olio d'oliva.
Penne con i fagiolini lunghi "serpentini". Semplici mezze penne, però condite alla grande, e l'olio se lo mette ciascuno a proprio gusto.

I fagiolini lunghi, la zucca a quadrotti e le foglie di zucca sbollentati.
I fagiolini lunghi sembrano delle delle tegoline extra-lunghe (anche mezzo metro) ma hanno un sapore diverso, molto più forte, corposo e penetrante.
👉Sono sapori mediterranei, estranei alla nostra cultura alpina, ma piuttosto facili da riprodurre qui, nelle valli trentine, e questo anche se i sapori dell'orto siciliano non sono esportabili: diciamo quindi che volentieri ci adattiamo...
Pomodorini, menta, aglio, olio di oliva e sale. Dopo una notte di riposo si trasforma-
no in una odorosa salsa aromatica mediterranea. Provare per credere.  Meglio se i
pomodorini vengono fatti  a pezzi più piccoli di quelli nella foto.
Come fare per: intanto sbollentare i fagioli e quando sono a metà cottura aggiungere la zucca fatta a pezzettini e anche le foglie di zucca, lavate in acqua corrente e tagliate grossolanamente. Infine completare la cottura, scolare, salvando l'acqua di cottura, da usare per cuocervi la penne.
Intanto preparare in una ciotola la salsa con olio d'oliva e foglie di menta sminuzzate, aglio tritato, pomodorini fatti a pezzetti e sale. Nota: l'aglio fresco tritato e la menta in foglie anch'essa fresca sono indispensabili.
Nel riquadro gli ingredienti necessari per la salsa di pomodorini: solo aglio e menta, che vanno tritati. Più l'olio d'oliva, naturalmente.


domenica 6 luglio 2025

La Busa, il rione operaio lungo il Fersina

Con le ruote idrauliche dei mulini e degli opifici artigiani che sfruttavano l'acqua della Roggia Grande, è stato fra i primi rioni operai della città. Si trova a Ponte Cornicchio, dove il Fersina sbocca in città.
In verde il piccolo insediamento artigiano e operaio de "La Busa", legato allo sfruttamento dell'energia idraulica del torrente. Sulla prospicente collina di Povo l''importante Sanatorio cittadino oggi è diventato oggi la sede della Facoltà di Ingegneria.
I tre ponti che scavalcano il Fersina alla Busa di Trento: 1) Ponte Cornicchio; 2) Ponte del-
le Dame di Sion
; 3) Ponte Alto. Cartografia IGM 1:25.000 anno 1960 circa. Il Sanatorio in
collina di Povo è attualmente la sede della facoltà di ingegneria.

All'altezza della Busa veniva derivata la Roggia Grande, ossia la principale derivazione del torrente Fersina, che attraversava la città e tagliava a mezzo Piazza Dante. Una grossa vena d'acqua pulita che significava acqua da bere, acqua per le cucine e per le lavandaie, e soprattutto acqua per le attività artigianali basate sulla "ruota idraulica". Sempre qui, in anni più recenti, vene costruita la centralina elettrica di Ponte Cornicchio, che alimentava l'illuminazione pubblica della città.
👉Lungo la Roggia Grande erano localizzate molte attività che sfruttavano la forza motrice dell'acqua: il lanificio Dalsasso (ubicato dove anticamente c'era un convento), l'officina di fabbri "maiari" Tonezzer, il laboratorio marmi Lisimberti, la segheria, il pastificio, l'opificio che lavorava il sommacco, per la lavorazione delle pelli e la centrale elettrica di ponte Cornicchio (riferimenti tratti dal post di Maria Teresa Roncoli).
👉Alla Busa sorse più tardi - ma sempre alimentata dall'acqua - la prima centrale idroelettrica trentina, che forniva l'elettricità al primo impianto di illuminazione pubblica.
“Con la derivazione delle rogge per opera del Clesio la Busa è diventata la prima zona industriale (sia pure di un’industria artigianale) a Trento.

martedì 1 luglio 2025

Un'insalata da zaino: pane, verdure e uova sode

Pomodori e cipolla di Tropea con pane vecchio e uova sode. Conditi con aceto di vino, olio di oliva, pepe nero e molto basilico fresco tritato.
Preparato in cucina, trasportato nel box di plastica e mangiato col pratico fork (l'attrezzo bifronte che unisce cucchiaio e forchetta).
Il pane vecchio non si getta...


Le insalate portabili (o "zupponi da zaino" che dir si voglia) sono facili da fare perché non bisogna cuocere o spadellare e perchè gli ingredienti sono di quelli che in casa non mancano mai.
A differenza della famosa panzanella toscana (che contiene anche cetrioli) questo
zuppone da zaino vede la presenza delle più nutrienti uova sode.
👉Il pane raffermo deve essere veramente vecchio, duro e secco, così da assorbire succhi e condimenti senza diventare poltiglia. Le economiche rosette si sono rivelate adatte, perchè invecchiano nel modo giusto. Altre volte ho usato anche il pane pugliese (che funziona anche meglio) oppure, all'opposto, il pane di segale, forse un po' troppo aspro per questo tipo di impiego.
👉Un altro accorgimento: è meglio preparare il mix in una comoda terrina così da poter mescolare e lasciar riposare per qualche ora cipolla, pomodori, pane, abbondante basilico tritato. Poi, prima di partire, condire con pepe nero macinato, aceto rosso buono e olio d'oliva, mescolare, aggiungere uno o due uova sode a pezzetti, mescolare ancora e riempire il Tupperware, ricordandosi di portarsi dietro anche il fedele fork.

giovedì 26 giugno 2025

Il nuovo bivacco al Lago di Barco (Val di Sole)

E' piccolo, semplice e rustico ma anche molto vivibile come punto di sosta.  Costruito in pietra e legno, che sono i materiali del posto.
Un nuovo bivacco, che non stravolge l'ambiente e fa a meno degli archistar. Formula semplice e vincente, come i gerani sui balconi dei masi tirolesi, che calamita il turismo non invasivo. E' in Val di Sole, descritto nel blog di Umberto Zanella.
Il nuovo baito è situato proprio in riva al lago.
Sono stati tenuti lontani gli archistar sempre impegnati a bypassare le usanze locali in nome del green e sempre pronti ad imporre al bosco, alla malga e alla montagna l'estetica della periferia urbana. E il risultato si vede: niente polistirolo, acciaio, vetro e hi-tech. Ma pensa un po'!
👉Per la descrizione completa della escursione, dall'avvicinamento fino agli interni, lascio a parola ad Umberto il quale, oltre ad abitare a un tiro di schioppo, è anche un fotografo sopraffino. Questo è il link al post del suo blog, pieno di belle foto.

giovedì 19 giugno 2025

Sì, c'è stata una "Ca' de' Bezzi" anche a Merano

Nel nome e negli arredi interni assomigliava alla più blasonata Ca' de' Bezzi di Bolzano. Rimase attiva dagli anni Venti fino agli anni Cinquanta-Sessanta del '900. Annidata nei "portici interni" di Merano.
Il giardino esterno era quello delle più classiche birrerie. I Portici risalgono al medioevo di Mainardo II di Tirolo-Gorizia, quando Merano, che come città era appena nata, conobbe un prospero periodo di crescita e divenne il capoluogo della contea asburgica del Tirolo. I portici sono la strada cittadina delle botteghe e dei commerci che vanta 800 anni di storia.
La fontana esterna all'affaccio su via dei Portici è ancora al suo posto. Gli interni della
Ca' de' Bezzi meranese esibivano rivestimenti in legno decorato a bassorilievo simili a
quelli della Ca' de' Bezzi di Bolzano, che però è assai più antica e carica di storia, visto
che nacque nel Quattrocento come osteria riservata ai cavalieri dell'Ordine Teutonico.
Sulla strada si aprivano le facciate degli edifici, spesso dotate di erker e portali ad arco, nonché gli affacci delle attività commerciali.
👉Sul retro si sviluppava il "modulo gotico", una proprietà stretta e lunga che dopo l'edificio proseguiva con una striscia di terreno dedicato a spiazzo e ad orto. Ed è sul sedime interno di queste proprietà cittadine "gotiche" che nei secoli successivi, spariti gli orti, crebbero molte aggiunte edilizie.
👉Il ristorante-bar Ca' de' Bezzi/Batzenhäusl era a pian terreno di un edificio cresciuto negli "orti interni" dei Portici storici ed è stato attivo durante il Novecento. I suoi locali e pertinenze sono stati posti in vendita proprio in questi giorni: "con una superficie netta di circa 168,80 m² è in vendita direttamente nel centro di Merano, in via Portici. Si trova al piano terra e dispone di un'ampia cantina/magazzino. Grazie all'ampio giardino di circa 268 m², l'immobile è ideale anche come asilo nido. Superficie commerciale: 245,00 m² - Superficie netta: 168,80 m² - Cantina: 43,20 m² - Piano: piano terra".
La cancellata di ferro che si apre sul lungo passaggio interno che sbocca all'ex-Ca' de' Bezzi porta ancora, in cifre dorate, il numero 32. E' a fianco del negozio di calzature al numero 78 di Via Portici, a Merano.



sabato 14 giugno 2025

La ex-stazione di Ponte Alto, dismessa da anni (forse perchè troppo vicina a quella di Povo ?)

Lungo i binari della Valsugana, a pochi metri dal Ponte Alto di Cognola, c'è ancora l'edificio della ex-stazione ferroviaria.
Sotto l'Austria la fermata di Ponte Alto era a richiesta, come altre dieci. Oggi sopravvive ancora l'edificio, che conserva anche il riquadro bianco con la scritta "136-941".
Si trovava a soli 1000 metri di distanza dalla fermata di Povo, anch'essa facoltativa.
E' una fermata dismessa da anni di cui si è ormai persa memoria.  Ma che al momento dell'entrata in servizio della tratta austriaca Trento-Tezze era ben visibile nelle cartoline propagandiste dell'epoca, con pari dignità della vicinissima fermata di Povo, che invece è tutt'ora in servizio.
Era inoltre riportata nel quadro orario ufficiale della tratta Trento Tezze (tempo di percorrenza due ore e 30 minuti).
La stretta e tortuosa stradina che da Ponte Alto conduce a Povo s'infila con un'arcata sotto la linea ferrata (sovrapposto uno scatto di militari austriaci disposti lungo la scalinata di accesso, ora scomparsa); l'aspetto attuale della ex-stazione e Ponte Alto, un quadro orario del periodo austriaco e il ristorante a fianco del ponte, dal quale si dirama la stradina che sale a Povo.





mercoledì 11 giugno 2025

Penne al pesto + insalata di peperoni, porri e noci

E' un  piatto unico che può fare a meno del secondo. La pasta come primo, l'insalata di verdure come contorno, zero secondo e zero carne.
Le penne al pesto impiattate con una fresca insalata composta da peperoni gialli e porri affettati. Al pesto formula classica (basilico, pinoli, aglio e olio d'oliva) ho aggiunto delle noci tritate a mano nel mortaio genovese, ch è quello di marmo.
Il mortaio genovese é in marmo ed è l'attrezzo giusto per fare il pesto (basilico, pi-
noli, aglio e olio d'oliva). Nella foto lo vediamo pieno di noci, che é uno scostamen-
to dalla formula classica, ma anche un modo per conferire al pesto un sapore più
deciso. Io mi sono limitato ad aggiungere le noci pestate al pesto già pronto... 
Inventato in fretta e direi per caso, semplicemente perché:
👉il pesto é arrivato come gradito dono dall'orto del vicino (che ha le mani d'oro) e quindi le penne della Coop hanno avuto solo da guadagnarci;
👉l'insalata cruda di peperoni gialli e porri ripescati al volo dal frigo sembrava essere lì per compensare bene il caldo di questi giorni di fine estate.
Penne e insalata sono state poi messe assieme in un unico piatto, con una spolverata di pepe nero macinato dall'alto e concentrato più sulle verdure che sulle penne.