giovedì 28 ottobre 2010

Dieci anni, Genovina!

Aveva l'aria sorpresa e precaria, l'espressione
 un po' così. L'abbiamo trovata in giardino una
 mattina d'ottobre di dieci anni fa.







Con quella faccia un po' così
quell'espressione un po' così


che abbiamo noi che abbiamo visto Genova
che ben sicuri mai non siamo

che quel posto dove andiamo

non c'inghiotte e non torniamo più...
(Paolo Conte)







Ma il posto in casa era già occupato dal gatto Zippo, che non la voleva. Trascorse quindi un paio di anni in giardino facendo base in una cuccia coibentata sistemata all'interno della baracca. Dopo la dipartita di Zippo ha avuto finalmente il permesso di installarsi in casa dove, col passare del tempo, si è trasformata in un'elegante signora matura e consapevole del proprio fascino; ed è in questa veste che la vediamo qui, sul divano del soggiorno, a godersi il calduccio mentre fuori piove...

martedì 26 ottobre 2010

I volti delle stagioni

Malga Cagnon di Sotto (catena dei
Lagorai, alta Val Calamento).
Sempre la Malga Cagnon di Sotto
ma in veste invernale.
In un pomeriggio autunnale uggioso come questo vengono in testa strane idee.
Per dire: come ci immagineranno oggi le moltitudini di turisti estivi che sono andate per valli, sentieri, malghe, agritur... Cosa si saranno riportati a casa dopo le vacanze? Già, come ci vedono? Sanno che passata l'estate tutto cambia? Ma certo che sì, e se non lo sanno almeno lo immaginano.

domenica 24 ottobre 2010

Dov'è finito il cartello?

Tutti gli amministratori sanno che qualsiasi lavoro va sempre annunciato da un cartello in bella vista che riporti almeno questi dati: natura dei lavori, committente, ragione sociale della ditta, date di inizio e fine, estremi della concessione.
Questa cosa m'è tornata in mente riguardando le foto di un giro estivo in Val Sadole (Lagorai, versante fiemmese, comune di Ziano di Fiemme) perchè non c'era proprio nessun cartello a giustificare la presenza di questo escavatore ben oltre Malga Sadole. Fuori campo, la traccia proseguiva con sbancamenti importanti che rettificavano l'antico tracciato, il tutto per alcune centinaia di metri. Falso allarme, o c'è qualcosa di più?

sabato 23 ottobre 2010

Il GPS in montagna / quale cartografia?

Non tutte le mappe digitali sono uguali.
Cartografia digitale Kompass 1:50.000 su software proprietario Kompass
Digital Map. Sembra una semplice fotocopia, ma in realtà lavora su una
sottostante base di dati geografici tridimensionali.
La tradizionale distinzione fra mappe raster e mappe vettoriali va sfumando. Tuttavia è bene ricordare che le raster sono, in sostanza, la fotocopia di una mappa cartacea e quindi hanno un aspetto molto familiare e siccome hanno alle spalle anni e anni di vita, sono quelle più ricche di informazioni utili all'escursionista.
Cartografia digitale 4Land 1:25.000 su software proprietario Garmin
MapSource. E' una vettoriale pura. Le informazioni cartografiche (strade,
sentieri, rifugi, etc.) sono oggetti vettoriali "adagiati" sulla mappa.
Le vettoriali, invece, si basano su modelli matematici tridimensionale della superficie terrestre ai quali l'editore via via aggiunge le varie informazioni: toponomastica, colorazione, sentieristica, etc. Sono imbattibili dal punto di vista della precisione orografica e, disponendo anche del dato altimetrico, consentono la visione tridimensionale dai tracciati GPS, coi quali vanno molto d'accordo. Soffrono di qualche difetto di gioventù, a partire dal minor numero di informazioni che contengono: specie qui in Italia non tutto il territorio è coperto da mappe escursionistiche di questo tipo.
Cartografia digitale Compe 1:25.000 su software proprietario
CompeGPS Land. E' una mappa raster "appoggiata" sulla sottostante base
di dati vettoriali. Il suo aspetto è quello di una mappa interamente
vettoriale ma la sua tecnica è simile a quella adottata dalla Kompass.
Si sta facendo strada un terzo tipo di mappa digitale, che potremo chiamare "mista" perchè vista a schermo sembra una semplice mappa raster, mentre in realtà lavora anch'essa su un reticolo di dati tridimensionali, proprio come le carte vettoriali. Per il momento questo sembra essere lo "stato dell'arte" poichè queste mappe "miste" offrono i vantaggi di entrambi i sistemi.
Sì, è un po' complicato. Soprattuttto quando si tratta di scegliere fra l'uno e l'altro tipo. Perchè non è detto che un certo dispositivo GPS accetti quella certa mappa...
Il seguito ad un prossimo post!

giovedì 21 ottobre 2010

Il bivacco fantasma

Il bivacco nelle prime luci dell'alba.
In alto a destra il ripiano-letto.
Il Bivacco Baita Nana non è documentato nel Web, cosa piuttosto strana perchè di solito qualche notizia e qualche foto la si trova sempre.
Si trova sopra Cles, lungo la cate-na nord del Gruppo di Brenta, in una zona per la verità già servita da altri bivacchi.
Come arrivare: dal parcheggio posto poco sotto il Rifugio Peller si prosegue lungo la strada bianca chiusa al traffico fino alla Malga Tassulla (che ospita anche il Bivacco Pinamonti). Si prosegue per circa un chilometro sempre lungo il Pian della Nana fino a scorgerlo sulla sinistra, leggermente discosto dal sentiero.
Descrizione: piccolo edificio in pietra e legno dotato di tavolo, stufa a legna e  5-6 posti letto su soppalco in legno (no materassi). Può rivelarsi utile durante la lunga traversata della cresta nord del Brenta.

mercoledì 20 ottobre 2010

Lungo il Waal della Val Senales

Superba passeggiata  lungo il più bel Waal della Val Venosta.

Sarebbe la stagione giusta per ritornarci.

Intanto mi segno qui alcuni link e metto un paio di foto, a titolo di promemoria.

L'idea mi è venuta riprendendo in mano un vecchio libro-guida di Gianni Bodini: "Lungo le vene d'acqua", Tappeiner Editore, Lana (Bolzano), 1993.

 Non so se sia ancora in commercio, comunque è un censimento dei Waale di irrigazione ancora attivi in Alto Adige/Südtirol, molto simpatico e soprattutto unico nel suo genere. escursioni_estive
Qualche informazione in più la potete trovare a questo link.

martedì 19 ottobre 2010

Su e giù per la Plose con i TIR

Certe città hanno la "loro" montagna.
Trento ha il Bondone, Susa il Rocciamelone e Bressanone la Plose.
Una passeggiata autunnale sulla Plose mi ha lasciato di stucco, e non per il panorama...
Probabilmente portava qualcosa alla Rossl Alm, che sta poco più avanti; qualcosa che serviva in vista dell'apertura della stagione invernale, quella dello sci...

lunedì 18 ottobre 2010

Prima neve 2010

Ho fatto appena in tempo a seminare un po' di radicchio sotto il tunnel di plastica, che è subito in quota è arrivata la prima neve dell'anno.


Il giorno dopo, con il brusco calo della temperatura, è arrivata anche la brina nel fondovalle. Al mattino il termometro segnava O°.

domenica 17 ottobre 2010

Il GPS in montagna

Meglio semplice o cartografico?

A sinistra: GPS Garmin non cartografico: la traccia caricata nel dispositivo appare direttamente sullo schermo. Camminando è possibile controllare se ci si sta muovendo sulla traccia o meno.


A destra: GPS Garmin cartografico: oltre alla traccia lo schermo mostra anche la cartografia digitale caricata nella memoria interna dello strumento; zoomando all'indietro è possibile prendere visione di una porzione più ampia di territorio.

Anche un semplice GPS non cartografico risulta molto utile, sia quando durante un'escursione controlliamo sul display di non esserci allontanati dal percorso preparato a casa, sia quando - tornati a casa - vogliamo esaminare i dati incamerati dallo strumento durante l'escursione: tempi, dislivelli, profili, etc.
Chi non vuole spendere soldi per comprarsi le cartine digitali su cui preparare i percorsi può sempre fare ricorso ad Internet, cercando tra le tracce messe a dispozione dalle varie communities. Oppure ancora, con una certa approssimazione, tracciare in Google Earth, salvare il tracciato, convertirlo in formato *.gpx e infine caricarlo nel GPS. Resta il fatto che la via maestra sarebbe quella di disporre di un cartografia digitale. Ma quale?

sabato 16 ottobre 2010

Quel che so del GPS escursionistico

A cosa serve? Che uso sene può fare?
Il Garmin Map 60 CSx è un
GPS escursionistico
cartografico dotato di
una buona antenna e con
una buona durate delle
pile (due stilo AA).
Premessa: fra i nostri monti è difficile perdersi. C'è un'ottima rete di sentieri ben tracciati e ben segnalati. L'orografia aiuta (un tracciato GPS sul Velo della Madonna sarebbe solo di impaccio, per dirne una) e una qualsiasi cartina è in genere sufficiente per "sapere dove sono". In più li frequentiamo da anni, e sappiamo più o meno come orientarci.
Dopo alcuni anni di utilizzo sul terreno direi che i plus offerti dal GPS sono in sostanza questi:
  1. d'inverno la neve copre i segni bianco-rossi sul terreno e il GPS ci può quindi dare la certezza di essere "sulla strada giusta";
  2. in caso di nebbia o nubi basse ci si può perdere in qualsiasi vallone o avvallamento, perchè mancano i riferimenti visivi, e di nuovo il GPS può essere risolutivo;
  3. le cartine sono ricche di indicazioni, ma chi cammina lungo strade forestali non sa mai se quello segnato sulla cartina è il percorso vecchio o quello rifatto da Comune e a un bivio non possiamo sapere se siamo sulla strada segnata in mappa oppure su una nuova che non risulta e che porta chissà dove;
  4. infine, in caso di marasma da orientamento, chi ha il GPS può semplicemente tornare sui propri passi guardando il display mentre si torna indietro. Con la certezza di non sbagliare.
L'ultimo punto può restituire fiducia agli ansiosi! Da parte mia, ne faccio un uso un po' meno "scientifico".
  • Innanzitutto mi torna utile come computer di viaggio che tiene nota dell'ora di partenza, di quella di arrivo, del tempo trascorso da fermo e in movimento, del dislivello additivo in salita e di quello in discesa e che mi spiattella sul display (poi sul computer) il grafico e la traccia con tutti i dati.
  • Poi lo utilizzo per georeferenziare le mie foto, sto solo attento che l'ora del GPS sia uguale a quella della fotocamera. Accendo, lo sbatto nello zaino e via. A casa metto il tracciato nella stessa cartella delle foto, lancio GpicSync et voilà, le foto sono perfettamente georeferenziate. Posso osservare le posizioni di ripresa in Google Earth o in Google Maps, eccetera.
Attenzione però: tutto questo vale per i GPS veri, non quelli inseriti nei telefonini, in questo caso l'antenna lascia a desiderare e, soprattutto, la batteria si scarica in un attimo, lasciandovi senza GPS e senza telefono. Auguri...

giovedì 14 ottobre 2010

Come quando fuori piove: è forse clima più giusto per fotografare con le lenti della sovietica DDR...

Eh sì, è arrivato l'autunno. Pioggia, calo delle temperature. I giorni sembrano più corti. Si comincia a pensare al riscaldamento. In giardino le mele renette sono ancora sull'albero e i grappoli di uva fraga anche. Ho già smontato il mio piccolo orto. Non c'è nulla di nuovo, ed io gioco con i miei obiettivi fotografici "storici" nel senso che appartengono ormai alla storia dell'industria fotografica tedesca... Come questo Pentacon 50/1,8 di produzione DDR che accoppiato ad un duplicatore di focale altrettanto storico fa un 100 mm. che nel formato Micro4/3 della mia Lumix G2 significa un bel 200 mm. diaframma 4 circa. Ma quant'è bello giocare?!

lunedì 11 ottobre 2010

La riscoperta dell'uva fraga (per la tavola)

Il fragolino, il clintòn e il bacò per decenni sono stati i vini del popolo, quel popolo abituato a bere di tutto, anche l'alcol metilico. Ma oggi...
Il fragolino dell'uva fraga fa parte del terzetto dei "vini proibiti" assieme al clintòn e
al bacò, prodotti con vitigni altrettanto robusti e profumati importati dall'America per
arginare l'epidemia di filossera. Per decenni furono i vini del popolo.
Poco stimata dai gourmet, l'uva fraga, usata per produrre il discusso vino fragolino, è però molto resistente al freddo e soprattutto necessita di poche cure. Diciamo pure di nessuna cura, tanto che si può utilizzare il grappolo appena colto senza nemmeno lavarlo.
👉Quando viene la fine dell'estate i suoi grappoli diffondono nell'orto un gradevole aroma e messi in una terrina funzionano anche da deodorante anche in casa. Ed in più è pure buona da mangiare. Tutti ottimi motivi per continuare a tenerne qualche pianta, anche se davvero molto vecchia: per fortuna mica devo partecipare a qualche wine-festival...
Oggi l'uva fraga viene riscoperta come uva da tavola. Nella foto l'erbarìa galleggiante del Ponte dei Pugni a Venezia con una cesta di uva fraga in primo piano (settembre 2023: e non ve la regalano).



venerdì 8 ottobre 2010

L'ombra lunga di Ettore Tolomei

L'infinita polemica stop & go sui toponimi in Alto Adige/Südtirol: chi va in montagna ne farebbe volentieri a meno.
Sulla vetta della  Sefiarspitze (m. 2848) nella Passeiertal/Val Passiria. Per Tolomei
si trattava invece della vetta del Monte Tavolino. Commenti sulla traduzione?
Tuttavia l'ombra lunga di Ettore Tolomei continua a intralciarci il cammino e a pesarci nello zaino.
Già: Ettore Tolomei, chi era costui?
👉Il conte roveretano fin da giovane si dedicò con cura maniacale alla sua personalissima collezione di toponimi italiani, molti dei quali inventati di sana pianta, Nazionalista e poi fascista: la sua fissa era dimostrare l'italianità del Sudtirolo e perciò, pensate un po', per ciascun tradizionale toponimo egli coniò un corrispondente termine italiano.
👉Snobbato dagli studiosi seri, tra le sue frequentazione va ricordata quella con l'ideologo razzista Giovanni Preziosi (che tradusse e diffuse in Italia "I protocolli dei savi di Sion", uno dei più noti casi di falso che la storiografia ricordi).
Grande festa - quindi - quando i fascisti, preso il potere, si rivolsero a lui riconoscendogli una scientificità che non aveva. Per forza: era l'unico ad avere bell'e pronto un prontuario toponomastico completo da offrire a Mussolini per la sua italianizzazione del Sudtirolo, e Mussolini aveva fretta, molta fretta...

lunedì 4 ottobre 2010

Girasoli da screen saver

Di ritorno da un "tour italico" mordi e fuggi Mario&Anna mi hanno scaricato qualche centinaia di scatti. Tra questi ho scelto un paesaggio molto italiano, un campo di girasoli nelle Crete senesi nei pressi di Monteroni d'Arbia, e l'ho lavorato con Photoshop, togliendo il colore a tutto ciò che non era assolutamente giallo. Il risultato è banale quanto basta per finire la propria carriera fotografica come screen saver.
Foto scattata con una Lumix TZ10 (quella con il GPS incorporato) ad una focale equivalente di 25 mm. ad 1/300esimo di secondo ad ISO 80. Complimenti a Mario per il colpo d'occhio!

domenica 3 ottobre 2010

Alla cava di Covelano (Val Venosta)

In Val Venosta, sopra Silandro e Lasa, dove si estrae un marmo bianchissimo.
L'ex Albergo dei Minatori di proprietà della cava ed oggi chiuso. Sullo sfondo i monti della Val Venosta, con l'intaglio della valle di Silandro (la via seguita dei primi coloni dell'alta Val Senales, che scendevano a Kurzras/Corteraso scavallando al Taschenjochl/Passo di Tasca, dove oggi c'è solo un bivacco, dopo che il vecchio rifugio Heilbronnerhütte/Rifugio Verona è stato dismesso e abbattuto).
In basso a sinistra Silandro, poi il tratto di valle fino alla conca meranese.
E questa escursione arriva a toccare appunto una delle cave.
Siamo su una cresta erbosa molto panoramica che sta sotto la Croda di Jenne e la Orgelspitze/Punta di Lasa.
Separa la Val Martello dalla Val Venosta e regala a chi la percorre grandi panorami e poca fatica.
Per raggiungerla da Silandro passiamo dal paesino di Covelano e poi, con lunga salita su strada stretta e ripida ma asfaltata arriviamo al Hasl Hof/Maso delle Nocciole, dove c'è anche un bar-ristorante con parcheggio e dove si lascia l'auto.
L'ingresso di una cava di marmo di Covelano, a quota 2.000 circa.
👉All'inizio il percorso si snoda nel bosco e poi esce all'aperto poco e si dirige verso il punto di ristoro di Malga Covelano (Göflaner Alm).
Qui inizia il sentiero per la forcella di Covelano (Göflaner Schartl).
👉Noi, tuttavia, seguiamo l'ampia strada di servizio alla cava di marmo e ci arriviamo un po' per curiosità e un po' per sbaglio, passando accanto ai vecchi dormitori dei minatori.
Qualche foto ai blocchi di questo bianchissimo di Lasa e riprendiamo la via per la cresta che si estende dalla Forcella di Covelano (m 2.396) alla Forcella della Croce (m 2.053) tra panorami infiniti a nord e a sud. Poi in discesa fino all'auto.
Scendendo verso la Kreuzjochl/Forcella della Croce, lungo la via di cresta che ci riporterà all'auto. In basso a sx le case di Silandro, con l'intaglio della valle omonima con i masi alti serviti dai Waale. In fondo a dx lo sbocco della Val Venosta nella conca di Merano.


Lo specchio sovietico

E' il mitico teleobiettivo catadiottrico MTO 500.
Il teleobiettivo catadiottrico (a specchio) MTO 500. E' a diaframma fisso (f:8) ed è
impossibile usarlo senza un robusto cavalletto. Oltretuttto nel formato Micro4/3 la
sua lunghezza focale raddoppia, e diventa un estremo 1000 mm (quasi il triplo di
un cannocchiale da marina, se parliamo di ingrandimenti). Con un duplicatore di
focale diventa un 2000 millimetri...
Venne prodotto per lunghi anni nello stabilimento sovietico di Lytkarino e per lunghi lunghi anni agognato dagli appassionati squattrinati di mezzo mondo come me.
Dopo la caduta del muro di Berlino e l'avvento della fotografia digitale me ne sono finalmente procurato un esemplare via Ebay. In ottime condizioni. E l'ho provato. Anzi, l'ho maneggiato, perchè va detto che è innanzitutto un oggetto di culto, più che un semplice obiettivo. Per accoppiarlo alla mia Lumix G2 ho usato un semplice anello di raccordo, privo di ogni automatismo perchè tanto l'MTO è totalmente manuale.

sabato 2 ottobre 2010

In attesa di una new entry

Lupa cecoslovacca con prole in
vacanza al Rif. Munt de Sennes.
Da quando la vecchia Nanu ci ha lasciati ho provato a pensare a un'altro cane: un pastore tedesco, un border collie, un golden retriever. Gli ultimi due avrebbero dalla loro il buon carattere. In realtà non provo più il desiderio di avere un'altro cane (elaborazione del lutto?).
Però quando vado in giro mi accade di guardarmi intorno e incontrare dei personaggi unici...
Come questa femmina (con prole) di pastore lupo cecoslovacco che non prenderò mai per una serie di buoni motivi, ma che meriterebbe un premio perchè più lupo di così...

venerdì 1 ottobre 2010

Di furbi così la mamma non ne fa più! (Malga Fornasa Alta nei Lagorai)

Un Bollettino SAT del 2008 annunciava l'avvenuta ristrutturazione della Malga Fornasa Alta (siamo nei Lagorai, a quota 1892) e la sua destinazione a bivacco escursionistico sempre aperto.

Meglio su una panca stretta che per terra, sull'umido!
Tra l'altro questo meraviglioso bivacco ha anche una fontana
esterna (e anche un barbecue che nella foto non si vede).
Detto fatto. Con Gigi ci arriviamo nel tardo pomeriggio. E' un edificio in pietra e legno a due piani, perfettamente tirato a nuovo. Lavori fatti bene e senza risparmio. Al momento di entrare vediamo che non c'è una maniglia vera e propria e che tre dita in basso fa bella mostra di sè il cerchio di ottone di una moderna serratura Yale. Non sarà mica chiusa a chiave? Spingiamo, ma sentiamo solo il clock-clock del gioco del battente. Riproviamo, spingiamo ancora, ma l'uscio rimane chiuso. Proviamo anche, per scrupolo, a tirare verso l'esterno facendo presa su un arco di legno molto "country", ma la porta ci risponde con il solito clock-clock.
👉Che fare? Ormai è buio e di tornare indietro non abbiamo voglia. Ci sistemiamo alla meglio con i sacchi a pelo su certe panche che, addossate alla malga, ci ripareranno dalla rugiada. Per fortuna la notte è limpida e secca. L'indomani mattina, scendendo a valle incontriamo un tale di Fornace che aveva partecipato alla ristrutturazione. Ci ascolta e sorride: "Bisogna tirar, no spìnzer, i lo sa tuti che la porta l'è un po' sgherla e la fa resistenza!".
👉Mi vergogno come un cane, giro i piedi a valle e vado. Vado, vado, e nella testa mi risuona una vecchia nenia: "Bei come noi la mama no ne fa pù, s'è rota la machineta, s'è rota la machineta....".