venerdì 29 aprile 2011

Anemoni primaverili sul Monte Fravort

Il Fravort è l'estrema propaggine occidentale dei Lagorai ed una classica meta sia estiva che invernale. 
Anemone in fiore alla base del Monte Fravort, lungo il sentiero di salita.
Stesso posto stessa ora.
Chiusi gli impianti della Panarotta e sparito il circo bianco, torna la tranquillità anche in questa propaggine occidentale dei Lagorai, dominata dal Monte Fravort (m 2.347 o 2.383, a seconda delle carte; il Garmin segna 2.350). La stradella pianeggiante che porta dal parcheggio fino al valico La Bassa (m 1.833), esposta a rovescio, è ancora carica di neve ghiacciatissima.
👉Sembra di camminare sulle uova. Eh sì, sarebbe stato meglio portare i ramponi, ma pur con qualche perdita di tempo e un bel po' di fatica in più guadagno il valico. Da qui in sù la neve si riduce ad ampie chiazze facilmente aggirabili. Il percorso non è lungo ma scendere dalla cima in direzione del vicino Gronlait è impossibile con le pedule estive perchè il percorso di cresta è ancora tutto innevato. Ma va bene così, anche perchè salendo ho incontrato le prime fioriture della stagione: qualche croco fra la neve e poi gli anemoni Primaverili, quelli che segnano l'arrivo della primavera anche in quota. E scendendo ho tutto il tempo di fotografarli.
Il Monte Fravort in una vista estiva da sud che mette in evidenza la cresta erbosa lungo cui si sale da La Bassa.

martedì 26 aprile 2011

Venticinque anni dopo Chernobyl - 26 aprile '86

Fukushima è 6,3 volte più lontana di Chernobyl
(Trento-Chernobyl=1.500 chilometri, Trento-Fukushima=10.000 chilometri)

La ricaduta radioattiva di Chernobyl in Europa.
La raccomandazione-base formulata dagli esperti in radioprotezione è assai semplice: "Più lontani siete e meglio è". Questo vale per qualsiasi tipo di radiazione: dalle radiografie ai rilasci delle centrali nucleari alle bombe atomiche. Quindi non avere centrali nucleari vicino a casa è un criterio di base.
La ricaduta radioattiva di Chernobyl in Italia.
Il vento e le condizioni atmosferiche di quei giorni spiegano la distribuzione a pelle di leopardo. Complessivamente a dieci anni dall'incidente l'area che presentava livelli di contaminazione da Cesio137 superiori a 1 Curie per Km quadrato assommava a 260.000 chilometri quadrati (quasi come l'Italia); 6.400 Kmq di territorio (il Trentino è grande 6.000 kmq) erano sopra 15 Ci/Kmq e di questi 2.200 sopra i 40 Ci/Kmq: in mappa sono riportati in marrone scuro e sono tutti in Bielorussia.
Quello di Chernobyl fu un incidente estremo (fusione del nocciolo + rottura del contenitore) ed il territorio adiacente alla centrale chiuso alle attività umane ed evacuato fu particolarmente ampio. Per un reattore da 1.000 Mwatt coinvolto in un incidente grave ma non estremo (tipo Fukushima) si può ipotizzare ad una zona di esclusione del raggio di 30-50 chilometri.
Ma qual'è il rischio qui da noi? Francia, Germania, Svizzera e Slovenia possiedono centrali vicine ai nostri confini. Le Alpi non sarebbero certo in grado di bloccare il fallout atomico così come non sono in grado di bloccare le nuvole normali. Però i chilometri di distanza (300-400 chilometri) per lo meno ci salverebbero dalla ipotesi di dover abbandonare Trento. Insomma anche in questo caso varrebbe la regola:  "Più lontani siete e meglio è".
Le centrali più vicine a Trento sono quella slovena di Krsko (660 Mw), quella svizzera di Gösgen (970 Mw) e quella tedesca di Grudremmingen (2.700 Mw) tutte a circa 300 chilometri in linea d'aria. L'impianto francese di Tricastin (3.360 Mw) è a 480 chilometri. Sono tutte al di là dell'arco alpino. Le due centrali più grosse sono frazionate in più reattori (Nota: sia a Chernobyl che a Fukushima gli incidenti non hanno coinvolto tutti i reattori dell'impianto).




domenica 24 aprile 2011

Aldo dice 26x1

Testo dell'ordine telegrafico diffuso dal Clnai (Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia) indicante il giorno (26) e l'ora (1 di notte) in cui dare inizio all'insurrezione  generale contro i nazifascisti:
"Aldo dice 26x1" compare anche nel testo di un pezzo degli Üstmamò.
"aldo dice 26 x 1 stop nemico in crisi finale stop applicate piano e27 stop capi nemici et dirigenti fascisti in fuga stop fermate tutte macchine et controllate rigorosamente passeggeri trattenendo persone sospette stop comandi zona interessati abbiano massima cura assicurare viabilità forze alleate su strade genova-torino et piacenza-torino stop 24 aprile 1945"

venerdì 22 aprile 2011

La vecchia e avveniristica funivia della Paganella

Per l'epoca si trattava infatti di un impianto tecnicamente arditissimo, un vero "ascensore", come infatti venne subito definito.
In una foto degli anni Settanta. Sostituì la precedente funivia Zambana-Fai, che risaliva
la Val Manara e che era stato messo fuori gioco dalla disastrosa frana del 1955.
Venne inaugurata nel maggio del 1956 ed all'epoca era un impianto di assoluta avanguardia.
La stazione a valle si trovava a metà strada fra l'attuale Zambana nuova e Lavis, vicinissima alla riva dell’Adige, a 220 metri di quota.
👉La stazione a monte venne realizzata subito a fianco del Rifugio Cesare Battisti, a 2.080 metri di altezza, proprio sul ciglio della verticale parete a strapiombo sui frutteti della Val d'Adige.
Progettista di questo ardito impianto, che veniva anche chiamato “l’ascensore delle Dolomiti” fu il prof. Ugo Carlevaro, mentre i rilievi geologici vennero eseguiti dal prof. Ardito Desio, esponente di spicco del CAI, e più precisamente della sua ala affarista e fascistizzata.
Una cartolina risalente agli anni Sessanta, che fuorono gli anni d'oro della "direttissima".
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L'aspetto attuale di Cima Paganella, irta di antenne televisive e telefoniche..
Caratteristiche dell’impianto: 
Lunghezza: 3.383 m.
Dislivello: 1.860 m.
Velocità: 8 m/s
Pendenza max: 105%
Diametro delle funi portanti: 48 mm.
Diametro delle funi traenti: 28 mm.
Capienza delle cabine: 40 persone.
Peso delle cabine: 1.350 Kg .
Numero di piloni: 2
Durata del percorso: 8 minuti.
👉La stazione a monte è ancora esistente, riempita di ripetitori e visibile anche da chi percorre l’ autostrada del Brennero.
👉Purtroppo lo storico "Rifugio Cesare Battisti" è chiuso da anni e si trova in uno stato di completo abbandono, ridotto a fare da supporto alle antenne delle televisioni commerciali.

giovedì 21 aprile 2011

A Pasqua arrivano gli asparagi di Zambana

Coltivazione di nicchia, alta qualità, chilometri zero.
Asparagi lessati e accompagnati dalle uova sode con pepe, olio e aceto
Sono le buone ragioni che fanno dell'asparago di Zambana un prodotto di stagione molto apprezzato.
Bianco e dal sapore delicato, è tenero e privo di fibre grazie alla sabbia dei terreni alluvionali su cui viene coltivato lungo il corso dell'Adige.
👉La raccolta viene fatta a mano tra la fine di marzo e quella di maggio.
Si mangia lessato e accompagnato da uova sode ma ci sono molti altri modi di consumarlo. Il sito Giallozafferano ne fa un lungo elenco.

martedì 19 aprile 2011

Pelinkovac, l'amaro balcanico

Si pronuncia pelìnkovaz ed è un liquore amaro a base di erbe, tra cui anche l'artemisia, dalla quale...
Nella tradizionale bottiglia della ditta "Maraska" di Zara, la marca che preferisco.
A sx la nuova bottiglia introdotta nel 2021 e a dx quella tradizionale.
...si ricava il celebre assenzio. Questa erba contiene molecole di tujone, sostanza contenuta anche nella salvia e nella marijuana ed éstat resa  resa famosa dai "poeti maledetti" della belle époque europea.
👉Ed è l'assenzio che da il nome al liquore. Il nome della pianta in serbo-croato è infatti pelin.
Di gradazione alcolica variabile dal 28 al 35% è popolare in Serbia, Croazia, Montenegro e Bosnia-Erzegovina, come pure in Slovenia, dove è conosciuto come Pelinkovec o Pelinovec. A volte è anche chiamata semplicemente Pelin.
👉Le marche più apprezzate sono Gorki List, Maraska Pelinkovac e Pelinkovac Badel. Pelinkovac Badel è più vicina al gusto dello Jägermeister, più dolce e meno amaro, mentre Gorki List è più spessa e ha gusto più amaro. Gorki contiene circa 26 tipi di essenze alle erbe, mentre l'assenzio è l'ingrediente principale. Pelinkovac Maraska che è molto popolare in Croazia.
👉In Bulgaria, Pelin (пелин) è un tipo di vino macerato con un massimo di 34 erbe e alcuni frutti, tra cui l'assenzio, l'erba di S. Giovanni, mele e mele cotogne. In Ungheria, Unicum è un amaro molto popolare, simile al Pelinkovac nel gusto, ma con un volume di alcool del 40%.
👉A Trieste se ne produce una versione più leggera, sui 20 gradi, chiamata Abuja Pelinkovac.

lunedì 18 aprile 2011

La passeggiata a mare da Laurana ad Abbazia

L'inizio della passeggiata di fronte al Park Hotel di Laurana.
A due passi dalla più nota Opatija-Abbazia con cui forma ormai un unico centro abitato, Lovran-Laurana è una delle (numerose) perle del Golfo del Quarnaro (Istria).
L'intero percorso si snoda in orizzontale in riva al mare.
Il borgo di Ika, tra Laurana e Abbazia.

L'aspetto attuale del litorale di Abbazia si delinea a metà Ottocento quando diventa una località alla moda per la nobiltà e la borghesia austro-ungarica. La lunga tradizione turistica è ancora fortemente sentita nella regione e costituisce la spina dorsale dell'economia. Fortunatamente le innumerevoli costruzioni (alberghi e ville) dall'inconfondibile sapore fin de siècle sono pervenute pressochè intatte fino ai nostri giorni, assieme ai loro parchi e giardini.
La strada litoranea è molto trafficata ma qui è possibile muoversi agevolmente a piedi percorrendo la lunga passeggiata a mare che parte da Laurana-Lovran, tocca Icici-Ičići, Ika, Abbazia-Opatija, raggiunge Volosca-Volosco oltrepassa la baietta di Preluca-Preluk e prosegue poi ancora per un tratto in direzione di Fiume-Rijeka interompendosi poco prima del sobborgo di Kantrida. E' possibile ritornare con gli autobus del servizio urbano, sempre numerosi (si paga a bordo con moneta locale).
D'estate l'intera zona è molto frequentata ma il clima mite permette di percorrerla tutto l'anno (le mezze stagioni sono le migliori).
Per stavolta (visto anche il tempo così così) ci siamo limitati al tratto fino ad Abbazia, circa 12 chilometri fra andata e ritorno.

venerdì 15 aprile 2011

Il belvedere dell'Istria

Il Monte Maggiore (Učka in croato) chiude a nord il Golfo del Quarnaro ed è la maggiore elevazione della penisola istriana.
Monte Maggiore
La cima si chiama Vojak, è alta 1.401 metri e ospita una torretta-belvedere di
pietra costruita nel 1911 che durante la prima guerra mondiale fungeva da os-
servatorio della Marina austriaca.
Vi si sale dapprima in auto da Iĉiĉi (piccolo centro presso Abbazia-Opatija) con una stretta e ripida stradina asfaltata che d'inverno è spesso ghiacciata e inagibile. Dal valico di Poklon in poi si prosegue a piedi (meno di due ore).
Monte Maggiore
La cresta del Vojak con vista sull'isola di Cherso e sull'Istria interna.
Vedi le altre foto in Google Foto.
👉Ciò che distingue particolarmente il Monte Maggiore è la veduta che da esso si gode su tutti i lati. Lo notarono già nello scorso secolo i suoi primi visitatori come il professor Johannes Frischauf, dell'Università di Graz, il quale dopo aver visitato diverse vette montuose in Austria, Italia, Croazia e nei Balcani, rilevò in particolare la bellezza del panorama.
Lo sguardo spazia dal litorale dalmata a Fiume (Rijeka) e alle isole del Golfo del Quarnaro.
A sud-est il golfo di Fiume. Verso sud-ovest il litorale istriano e l'Istria interna con i sui suoi villaggi, boschi, prati. Talvolta oltre il mare Adriatico sono visibili le vette degli Appennini.
A nord, oltre l'Istria interna, si si intravede il litorale di Monfalcone e Trieste.
Il giro d'orizzonte termina a nord-est con i monti della Ciceria e il lontano Monte Nevoso (Sneznik in croato), estrema propaggine orientale dell'arco alpino.
Monte Maggiore
Il Golfo del Quarnaro visto dal Vojak, la cime del Monte Maggiore.

giovedì 14 aprile 2011

La fioritura del melo, l'ultimo arrivato...

Dopo l'apertura dei fiori dell'albicocco, di quelli del susino e poi anche di quelli delle prugne di Dro, alla fine hanno deciso di farsi vivi anche i tardivi fiori del melo.
E a questo punto la fioritura dell'orto-giardino di casa è al completo.
Ma solo più avanti si vedrà se ai fiori seguiranno i frutti, bisognerà aspettare.
👉Le cose cambiano da un anno all'altro e indovinare è davvero difficile, ma alla fine ci si accorge che (a parte qualche gelata assassina) gli orologi naturali non sballano poi di molto.

martedì 12 aprile 2011

Il tarassaco o dente di leone

Tarassaco, dente di leone, dente di cane, piscialetto, Löwenzahn, soffione... i nomi sono veramente tanti.
tarassaco Löwenzahn
Le foglie di tarassaco si preparano soprattutto in insalata ma possono anche esse-
re ripassate in padella con le patate.
Col primo sole di primavera arrivano anche i fiori gialli dei denti di leone, subito seguiti dai loro soffioni bianchi.
Vuol dire che l'inverno è davvero finito.
Prima di passare la falciatrice mi faccio l'insalatina amara con le uova sode.
👉Di sapore amarognolo, il tarassaco vanta proprietà diuretiche dovute alla presenza di potassio.
La tarassicina gli conferisce proprietà amaro-toniche e digestive. Contiene tannino, inulina, pigmenti flavonoidi, vitamine (B1, B2, C, E).
tarassaco Löwenzahn
Pianta spontanea e rustica,  si adatta a terreni poveri ma ha bisogno di aria e sole.

venerdì 8 aprile 2011

Si può usare un supertele a mano libera?

Il Monte Cigot-Tschigot (m 2.998) ripreso dal lungo Passirio di Merano con una
focale di 415 mm equivalenti, diaframma 5,6 e tempo 1/1000 di secondo.
Sensibilità 100 ISO. Dimesioni originali 4000x3672 pixel.
Un teleobiettivo da 400 mm equivalenti ha ha un angolo di campo pari a quello di un cannocchiale da 8 ingrandimenti.
Dettaglio sulla retrostante Lazinser Rotelspitze (m 3.037). Ritaglio di
 2000x1336 pixel poi ricampionato con Photoshop a 4000x2672. Non ci
sono tracce di micro-mosso.
Chiaro che tenerlo fermo è un problema. Ma in montagna la luce non manca e le digitali sono spesso dotate di dispositivi di stabilizzazione dell'immagine che fanno guadagnare due o tre stop.
In più se si fotografano paesaggi ci si può accontentare di diaframmi molto aperti perchè avere un'elevata profondità di campo non serve.
Infine le ottiche attuali cominciano a funzionare discretamente già a tutta apertura.
Va inoltre detto che la Lumix G2 che ho utilizzato è priva di specchio e quindi risente meno del problema delle vibrazioni.
In una giornata limpida la luce è tale che pur usando una sensibilità bassa (100 ISO) se si accetta di scattare a diaframma 5,6 si può contare sulla ragguardevole velocità di 1/1000 di secondo.

mercoledì 6 aprile 2011

La rapidità della pellicola

Se vogliamo immagini incise, dettagliate, ben contrastate e non sgranate sarà bene tenere sott'occhio il numero ISO a cui stiamo scattando.
Di solito i settaggi di fabbrica prevedono la modalità automatica: che sia la fotocamera stessa a decidere. Non è la scelta migliore.
In montagna la luce abbonda anche quando il cielo è nuvoloso; non c'è motivo di accettare una perdità di qualità dovuta agli automatismi.
Il numero ISO andrà fissato al valore più basso consentito dalla fotocamera.
Il tempo di posa risulterà un po' più lungo: nessun problema con i grandangolari.
Con i teleobiettivi spinti sarà bene appoggiarsi da qualche parte per scattare; in ogni caso i dispositivi antivibrazione fanno guadagnare due-tre stop.
L'impiego di numeri ISO elevati provoca un progressivo scadimento della qualità dell'immagine.

lunedì 4 aprile 2011

La mortandela del Trentino

E' una specie di luganega da taglio ma con la forma di un canederlo schiacciato, solo un pò più morbida e affumicata (ma senza pelle).
Mortandela della Val di Non
Ogni famiglia acquistava un maialino alla Fiera dei Santi e lo allevava per circa
dodici mesi a patate, crusca, scarti di ortaggi e fieno. Del maiale non si buttava
via niente. Oltre al lardo, alla pancetta e alle luganeghe, si ricavavano anche sa-
lumi molto meno pregiati, come appunto le mortandele, o come le ciuighe del-
la zona del Banale.
E' un salume legato alla Val di Non, ma ci sono anche altre zone in Trentino in cui si produce un salume chiamato Mortandela.
👉Un'antica ricetta di Caldonaz-zo prevede che si utilizzi il filetto e il fegato di maiale macinati e uniti dal cosiddetto "redesin".
Mortandela della Val di Non
Ecco una delle mortandele attuali, reperibili nei supermercati. Ingredienti dichiarati
In etichetta: carne di suino, sale, spezie, aromi naturali, antiossidante E300, conser-
vante E252, destrosio (cioè glucosio), saccarosio.
Da un po' di tempo (da quando è entrata nell'empireo Slow Food) la si trova anche nei supermercati, così me ne sono procurata una.
E' stagionata, decisamente da taglio, affumicata e saporita.
👉Non è più salume povero e stracarico di colesterolo, com'era in effetti. un tempo, quando del maiale non si buttava via niente, nemmeno la gola o il cuore, il fegato e i polmoni.
👉Lavorazione odierna: la carne di suino viene macinata con apposito tritacarne, provvisto di piastra con fori del diametro di 5 o 6 mm; si aggiungono poi le spezie e si amalgama a mano. Dopo aver ben lavato il retino di suino, lo si stende su un tagliere, si appoggiano le polpette di impasto a mo' di scacchiera. Tagliato il retino a fazzoletti, si incartano le polpette chiudendo bene il tutto. Queste vengono poi messe su dei lunghi vassoi di legno, precedentemente cosparsi di farina gialla di media grossezza per un periodo di conservazione in cella frigorifera a una temperatura variabile da + 1 a + 5 °C.

domenica 3 aprile 2011

Primi colori di primavera

La prima a fiorire è stata come sempre la forsizia, poi qualche fiore di campo, infine le violette in vaso (e su ciocco).

venerdì 1 aprile 2011

Che fine fa la lana delle pecore?

Passo di Giau (Cortina) estate 2010: il gregge attende di essere tosato dai
due professionisti arrivati appositamente dalla Nuova Zelanda. Peccato
che la loro lana andrà al macero.
Ma sì, diciamocelo: stiamo diventando capricciosi. Il maglioncino di lana va bene, ma deve essere di kashmir o almeno di lana merinos. E la lana delle greggi nostrane? Ruvida e grossolana, fa pizzicare la pelle.
👉Usciamo dai sacchi a pelo ancora assonnati, ci guardiamo attorno (abbiamo dormito in auto) e parliamo con il pastore del gregge che ha trascorso la notte nei paraggi. E' della Val Pusteria e aspetta che i due giovanotti neozelandesi si decidano ad abbandonare il pick-up in cui hanno dormito. Sono qui per tosare le pecore: un minuto, un minuto e mezzo a capo.
👉E la lana? E' un problema, non serve a niente, non ha mercato, mi tocca pure pagare per smaltirla. Ci credo, eppure sono passate solo due-tre generazioni da quando la lana cotta e il loden erano per le popolazioni dell'arco alpino l'equivalente del gore-tex: traspirante e protettivo, un must per chi viveva in montagna. C'è qualcosa che non quadra!