mercoledì 31 agosto 2011

Guardoni in elicottero

Giovedì 12 agosto dalle 10.30 alle 18 si sono susseguiti i voli in elicottero sulle Pale di San Martino
con imbarco a Prà delle Nasse, vicino a San Martino di Castrozza, per iniziativa della LagorAir, società con sede all'aeroporto Caproni di Trento specializzata in "lavoro aereo e trasporto passeggeri con elicottero".
Sembra incredibile ma la prodezza è stata concordata con l'amministrazione comunale, con l'Apt e il Parco Paneveggio Pale di San Martino (la parte più pelosa è sicuramente quella svolta dell'ente parco).
Cose così non sono neppure pensabili senza la copertura politica della Provincia e qui in Trentino lo sanno tutti. Ed è proprio per questo che si rivolgono a lui, che questa provincia la governa.
Caro Lorenzo, ormai troppo spesso dai l'impressione di essere connivente o asservito agli affaristi, piuttosto che impegnato a custodire il territorio delle Dolomiti. Se continui così non ti voto più.

martedì 30 agosto 2011

Dove va Dolomiti Unesco?

Sempre più sfocato l'ambiguo logo scelto da Dolomiti Unesco.
Finalmente un alt formale da parte dei club alpini! CAI Veneto, CAI e Alpenverein Alto Adige, CAI Friuli e CAI-Sat del Trentino.
Giunge a due anni dall'inserimento delle Dolomiti nel «Patrimonio Unesco dell'umanità» e dalla nomina di Giovanni Campeol a presidente della Fondazione che con soldi pubblici dovrebbe difendere tale patrimonio.
L'Unesco stessa s'è accorta di quanto si sta tramando alle sue spalle (più auto sui passi, più cavi sulle montagne, più betoniere per tutti). Ormai l'obiettivo dei comitati di affari (ottenere la «certificazione Unesco» soltanto per questioni di marketing) è diventato un "re nudo" sotto gli occhi di tutti.

domenica 28 agosto 2011

La plastica nelle Dolomiti

Me ne ero quasi dimenticato e per questo avevo escluso lo scatto dal post su Cima Sassopiatto. Eppure foto come questa... 
Aurelio è ottimista per natura e si era prestato di buon grado a mettersi in posa per
questa foto lungo il sentiero Federico Augusto al Sassopiatto, la scorsa estate. Pen-
so che lo stile Gardaland & Rimini sia destinato a diffondersi nei prossimi anni...
...eppure foto simili richiederebbero un commento ed un'attenzione particolari, come giustamente fa TerreAlte.
Che dire? L'assedio alla montagna non è fatto solo di cemento, impianti, asfalto e seconde case. C'è anche un diffuso cattivo gusto che fa da apripista preparando occhi e menti a cose peggiori.
👉Sarà perchè in montagna lo sguardo tende a puntare sugli orizzonti lontani e sfuoca le cose più  vicine, ma a me sembra che chi viene quassù arrivando dai panorami edilizi delle periferie urbane sia ormai insensibile al brutto e tenda a non vederlo. Anestesia da assuefazione urbana?
👉Forse è questo che fa accettare cose francamente fuori posto come la mucca di Gardaland. Eppure una cosa brutta che vive solo grazie al riflesso del bello che ha intorno dovrebbe risultare ancora più sgradevole. Oppure no?

giovedì 25 agosto 2011

Percorso delle Cavre ad Arco

Il Percorso delle Cavre è un suggestivo itinerario che passa per i caratteristici cavalletti situati fra i “Lastoni” e il “Dos Tondo”, a monte di Dro e Ceniga (Valle dei Laghi), utilizzati un tempo come teleferica da lavoro per il trasporto di legname e materiale.
sentiero degli scaloni
Il tratto più suggestivo dell'anello è quello all'inizio (nell'immagine sotto la serpentina a sinistra) che è chiamato "Sentiero degli scaloni" e viene descritto qui, traccia GPS compresa.

Gli abitati di Ceniga e di Dro, nel Basso Sarca. Bassa quota e felice esposizione
lo rendono praticabile in qualsiasi stagione. Lo sviluppo in senso orario del per-
corso permette di riservare la parte più ripida e tecnica all'inizio gita ma è tran-
quillamente fattibile anche in senso contrario. (Foto da sport.infotrentino.com)
Vedi le altre foto da Google Foto.

E' un percorso ad anello che unisce due sentieri attrezzati, ossia il “Sentiero degli Scaloni” e il sentiero “dell’Angiom” (Lastoni).
👉Pur non presentando tratti particolarmente difficoltosi, il tragitto passa per alcuni tratti esposti e quindi potenzialmente pericolosi dove comunque è possibile assicurarsi con l’attrezzatura da ferrata.
L’itinerario inizia dal Ponte Romano di Ceniga e supera le Coste D’Anglone grazie a scale sospese realizzate in legno e ad alcuni passaggi scavati nella roccia, attraversa i boschi soprastanti le Coste D’Anglone ed infine raggiunge Dro per il sentiero 425 SAT detto “dell’Angiom”.
Il ritorno a Ceniga avviene per il piacevole sentiero “Delle Cavre” o “Campagnola”.

Informazioni utili sul percorso:
1. Dal parcheggio incamminarsi seguendo le indicazioni per il “Ponte Romano”.
2. Giunti al di là del suggestivo ponte che attraversa il Fiume Sarca, piegare a destra e seguire la stradina asfaltata pianeggiante che prosegue verso nord fino a raggiungere un bivio nei pressi del “Maso Lizzone”. Da qui è visibile la parete che si attraversa con il sentiero.
3. Presso il Maso Lizzone andare a sx per stradina seguendo le indicazioni del sentiero 428 “Sentiero degli Scaloni”. In breve il sentiero vero e proprio si distacca dalla stradina (indicazioni) e, proseguendo verso dx, inizia a salire le pendici delle “Coste D’Anglone”; il sentiero sale per alcuni ghiaioni attraversando la tipica macchia dell’Alto Garda.
4. In questo modo si giunge all’inizio del percorso attrezzato che, con cavi d’acciaio, passerelle e “scaloni”, permette il superamento delle “Coste”. Questo tratto è molto caratteristico e panoramico sulla sottostante Valle del Sarca. Alcuni tratti sono esposti; utilizzate l’attrezzatura per assicurarvi.
5. Superato il tratto attrezzato si raggiunge la prima “cavra”. Facendo attenzione a non imboccare altre tracce (uscite di vie alpinistiche) si prosegue per il 428 fino al bivio “Doss Tondo” a quota 507m. Si prosegue a dx sul segnavia 428bis per traversare le Coste dell’Anglóne immersi nella tipica macchia dell’Alto Garda. Si prosegue lungo piacevoli saliscendi. Sempre in direzione Nord si raggiunge una strada forestale la si segue per qualche centinaio di metri e poi si prosegue per il segnavia 428bis che continua parallelo alla stradina. Si giunge alla cavra del Crozalm (bel punto panoramico) e, senza scendere a dx, si prosegue sempre dritti (indicazione Dro) in direzione nord. Ora si va in lieve discesa fino ad imbattersi nel sentiero 425 in loc “Lastoni” a 445m.
6. Seguire il sentiero 425 in discesa a destra. In breve ha inizio un facile tratto attrezzato che permette di abbassarsi per un canale delicato e di aggirare uno spigolo di roccia. Si scende superando alcuni brevi tratti esposti assicurati con cavo metallico e percorrendo una scalinata scolpita nella roccia che conduce alla base della parete.
7. Portarsi con il sentiero fino ad incrociare una stradina con un capitello (loc. Oltra). Qui andare a destra (indicazioni Dro) per strada forestale e raggiungere la strada asfaltata nei pressi di Dro. Seguire la strada asfaltata in direzione di Dro e, nei pressi di una curva a sx, imboccare dritti la stradina con indicazioni “Campagnola”. Seguire questo segnavia e percorrere il piacevole mulattiera di ghiaia che, rimanendo sulla dx orografica del Fiume Sarca, riporta al punto di partenza.

Località e quote: Ceniga Ponte Romano (117 m); Maso Lizzone (121 m); segnavia 428 SAT - Sentiero degli Scaloni; Coste D’Anglone; Doss Tondo 510 m; segnavia 428bis; Lastoni (445 m); segnavia 425 SAT “Sentiero dell’Angiom”; Dro (123 m); Sentiero Campagnola; Ceniga Ponte Romano (117 m).



► Il percorso è gestito dall'associazione culturale "Crozolam", che recentemente ha ristrutturato un bel bivacco (non ho fatto neanche una foto!!!) che sarà aperto da settembre. Dalla finestra si intravede un tavolo con panche ed una cucina economica, e delle scale che portano di sopra al reparto notte.

► Il “Sentiero degli Scaloni”, che venne realizzato nella prima decade del secolo scorso dagli austriaci come risulta da un incisione ancora oggi visibile nella roccia, è un percorso storico oggi rivisitato in chiave escursionistica.
► La stessa cosa vale per il "Sentiero dell’Angiom" ricavato da uno scalpellino locale (Sartorelli Stefano) in epoca ancora precedente.

domenica 21 agosto 2011

Pomodori e cipolle affettatissimi

cipolle affettatissime
L'intruglio va fatto riposare per dargli modo d'amalgamare i sapori.
Più che una semplice insalata estiva, ne viene un morbido zuppone vegetale adatto a tutti, compresi i vecchi e i bambini.
👉Bisogna assolutamente usare uno di quegli attrezzi pensati per affettare i cappucci che si chiamano "mandoline" (roba da crauti, se ne trovano di belli alle Aziende Agrarie).
👉E' senz'altro meglio meglio dedicarsi prima alle cipolle e poi ai pomodori (così basterà lavare l'attrezzo una sola volta). Il pepe secondo me è indispensabile, ma come sempre è solo questione di gusti. Aceto buono e olio di oliva sono a piacere, ma non serviva dirlo.
pomodori
Solo la "slitta da crauti" o "mandolina" che dir si voglia è in grado di garantire la morbidezza del risultato...

giovedì 18 agosto 2011

Sul Corno di Lagoscuro, nell'Adamello

La ricostruzione delle passerelle aeree della prima guerra mondiale ha aggiunto un'attrattiva allo storico percorso che da Passo Paradiso sale fino al Bivacco Amici della Montagna (m 3.160)
Sul più lungo dei due ponti sospesi.
Nella sua intierezza si chiama "Sentiero dei Fiori" ed è un percorso alpinistico attrezzato che si snoda in ambiente di alta montagna e va dal Passo del Castellaccio (m 2.960) fino al Passo di Lago Pisgana (m 2.933), sopra al rifugio "Città di Trento" al Mandrone.
👉Noi ci siamo limitati al primo tratto, che porta sino al bivacco.
E' un itinerario per escursionisti esperti dotati di attrezzatura adeguata e da farsi da inizio agosto ad inizio settembre.
👉E' molto esposto e sconsigliato a chi soffre di vertigini. Il sentiero è assistito da cavi e catene metallici,
Il bivacco "Giovanni Faustinelli", noto anche come "Capanna Lagoscuro".
 passerelle in legno addossate alla parete e da due lunghi ponti aerei.
👉La costruzione in legno, intitolata a Giovanni Faustinelli e nota anche come Capanna Lagoscuro, si trova praticamente in vetta al Corno di Lagoscuro (m 3.166).
👉Giunti al bivacco è possibile proseguire per la vicina Cima Payer e poi da lì ridiscendere a Capanna Presena passando dal Passo di Lagoscuro (m 2.970) attraverso il ghiacciaio. In questo caso, oltre al kit da ferrata, ci si deve portare dietro anche piccozza e ramponi (descrizione nel file PDF del sito www.capannalagoscuro.it).

La grafica del percorso in cresta e qui le foto dell'escursione.
👉Oppure si può percorrere nella sua interezza il "Sentiero dei Fiori" fino al Passo di Lago Pisgana (m 2.933), calando lungo il versante trentino sino al Rif. Città di Trento. Altrimenti, come abbiamo fatto noi, si torna dalla via dell'andata.
Ho trovato il percorso faticoso anche se il dislivello è di soli 700 metri.
Il tempo netto di andata-ritorno è stato di 4 ore ma i rallentamenti per le code l'hanno dilatato fino a 7 e mezza (per poco non abbiamo perso l'ultima corsa dell'ovovia di ritorno a valle).
Il tracciato GPS dalla stazione a monte della Ovovia Paradiso (che sale dal Passo del Tonale).




Informazioni utili sul percorso:
► Come arrivare: con l'ovovia del “Paradiso”, che dai 1.870 metri del Passo del Tonale porta ai 2.573 metri di Passo Paradiso. Si parte sottopassando la seggiovia che sale a Capanna Presena che sale tra massi, detriti di falda e sfasciumi.
Si giunge così al passo del “Castellaccio” (m 2.963) dove inizia il percorso attrezzato. Dopo circa mezz’ora si attraversa la galleria “del Gendarme” (munirsi di torcia elettrica). Dopo circa un’ora si giunge finalmente al bivacco. Qualche metro più sopra si trova la cima di Punta Lago Scuro (m 3.166). Lo stesso sentiero è percorribile per il ritorno.
► L'ovovia ha orari strettissimi, adatti ai turisti ma incompatibili con l'attività alpinistica. Controllare spesso l'orologio per non rischiare di rimanere a piedi. Nei fine settimana il percorso è affollatissimo e i tempi di percorrenza si allungano sensibilmente.
► Il bivacco si chiama bivacco ma in realtà è una capanna sociale e in quanto tale è normalmente chiusa. Ad aggiungere confusione contribuisce il "presidio" che le domeniche estive l'associazione attua, tenendolo aperto. Non consideratelo un possibile punto d'appoggio. Inoltre: "Bivacco Amici della Montagna", "Capanna Lagoscuro" e "Capanna Giovanni Faustinelli" sono la stessa cosa.
► Si chiama "sentiero dei fiori" ma di fiori non ce ne sono perchè è in realtà un percorso alpinistico attrezzato che si svolge tra sassi e sfasciumi, con tratti esposti in parete. Richiede attrezzatura da ferrata e - se percorso interamente - anche piccozza e ramponi. Il nome non aiuta a capirlo e per certi turisti può costituire in una trappola.
► Il passaggio sui due aerei "ponti tibetani" può essere evitato utilizzando una galleria di guerra lunga 70 metri (occorre la pila).

martedì 16 agosto 2011

Connection

Mi faccio un piccolo regalo di compleanno.
Dallo storico concerto al Beacon Theatre di New York del 2006 (trasformato da Martin Scorsese nel film-documentario "Shine a light") tiro fuori questa "Connection" fatta da Keith Richards. Il volume è basso e dovete arrangiarvi ma l'occasione è storica. Più "on the record" quest'altra versione un po' precedente. E poi non bisogna perdersi "il bel ragazzo" mentre recita in "Pirati dei Caraibi", senza trucco, natural- mente. E buon ferragosto a tutti...
Connection, I just can't make no connection.
But all I want to do is to get back to you.
Everything is going in the wrong direction.
The doctor wants to give me more injections.
Giving me shots for a thousand rare infections
And I don't know if he'll let me go
Connection, I just can't make no connection.
But all I want to do is to get back to you.
Connection, I just can't make it, connection
But all I want to do is to get back to you.
My bags they get a very close inspection.
I wonder why it is that they suspect on.
They're dying to add me to their collections
And I don't know if they'll let me go

Connection, I just can't make no connection.
But all I want to do is to get back to you.
Connection, I just can't make no connection.
But all I want to do is to get back to you.
(Jagger/Richards)

lunedì 15 agosto 2011

Com'è cambiato lo speck!

Tra quello odierno, che mangiamo affettato, e quello
speck tradizionale
Sopra quello di oggi, prodotto industrialmente, sotto quello di ieri.
che veniva fatto con il maiale allevato in casa, che si mangiava a tocchetti,
c'è una piccola grande differenza: le proporzioni bianco-rosso sono invertite. Inoltre la parte magra era più secca e quasi dura sicchè riuscire a tagliarlo a fettine sottili era difficile.
Quello di oggi è molto più magro, quello antico era meno salutista ma forniva più calorie (un tempo tutti i lavori pesanti venivano fatti a mano e perciò si consumavano molte più calorie).
👉La fotosimulazione qui a lato é un lavoretto fatto con Photoshop che dà un'idea dello speck di un tempo, anche se il vero Bauernspeck era di spessore in genere inferiore.

domenica 14 agosto 2011

Speck Alto Adige, il marchio reticente

La lunghissima filiera dello Speck sudtirolese merita di essere conosciuta. La Heimat sudtirolese è rigorosamente pork-free dal Brennero a Salorno e da Resia a San Candido, ma si produce più speck qui che mortadella a Bologna. Come sarà mai?
A differenza dei vari prosciutti DOP italiani (Parma,Toscano
San Daniele, Norcia, Carpegna,ecc.) che impongono la
provenienza delle cosce dasuini allevati in Italia (Emilia
Romagna, Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana,
Molise, Umbria,Lazio, Marche e Abruzzo) per lo Speck
Alto Adige IGP (e non DOP) la materia prima può
provenire da maiali allevati in altri stati. Come succede
con la bresaola della Valtellina IGP che viene fatta con
carne di emù brasiliana.
Che in Sudtirolo non si allevino più maiali è cosa nota. Chi ha incontrato una porcilaia nella patria di Andreas Hofer alzi la mano.
👉Il natural-feeling delle praterie dolomitiche tira alla grande e qualsiasi cosa marcata Alto Adige-Südtirol si vende bene da Quarto Oggiaro a Zagarolo, e oltre. Tanto nessuno ne capisce niente, perchè il vero Bauernspeck è ormai praticamente introvabile e quindi i paragoni sono di fatto impossibili. Oggi il sapore industriale è lo standard. Così standard da richiedere un adeguato disciplinare industriale. Tutto è DOP o almeno IGP e quindi perchè non lo speck? Anche se fatto con maiali olandesi passati oltrebrennero solo da morti. Lo sanno bene i 4-5 industriali sudtirolesi che beneficiano della legge bidone: il prodotto riconosciuto come tipicamente locale non risponde all'obbligo di riportare in etichetta la zona di origine degli ingredienti. Bella trovata, no?

sabato 13 agosto 2011

Insalata di pomodori verdi in barattolo

Se la stagione dei pomodori é stata fin troppo generosa e si rischia una sovrapproduzione, si può coglierli quando sono ancora verdi...
pomodori verdi
Conserva di pomodori verdi in salamoia speziati con prezzemolo, aglio e peperoncino. Da usare più tardi, nei mesi invernali.
pomodori verdi
Così trattati si conservano da un anno all'altro e anche più. Grazie al peperoncino e all'aglio
si possono usare per insaporire gli insipidi pomodori del supermercato nei mesi invernali.
...ed invasarli dopo un trattamento facile e veloce che non richiede l'uso del fuoco.
1) Mettere in una terrina i pomodori verdi tagliati a tocchetti, spolverare con sale grosso e lasciar marinare per 24 ore.
2) Scolare il liquido di risulta e coprire con aceto bianco per altre 24 ore.
3) Nel frattempo preparare un trito grossolano composto di prezzemolo, aglio e peperoncino rosso.
4) Scolare l'aceto non assorbito, aggiungere il trito, mescolare e lasciar riposare.
5) Evitando di condire con olio si può invasare senza poi bollire i vasi. Che il liquido di governo copra i pomodori. Avvitare i coperchi solo il giorno dopo, per spurghi imprevisti. Lasciar passare qualche settimana per dare tempo ai pomodori di amalgamarsi con i sapori del trito e dell'olio.
pomodori verdi
Le cinque fasi di preparazione dei pomodori verdi in barattolo, che io uso anche per imbottire i panini che mi porto dietro nelle passeggiate in montgana (anche col gorgonzola).

venerdì 12 agosto 2011

Wűrstel alla piastra con mele renette

wurstel alla piastra
Pomeriggio nuvoloso, sempre sull'orlo del temporale.
L'ultimo, accompagnato da forti raffiche di vento, aveva fatto cadere alcune mele dall'albero delle renette.
Anzichè gettarle, le ho tagliate a grosse fette per poi scottarle sulla piastra di ghisa assieme ai würstel di maiale e ai pomodorini.
Il loro sapore asprigno si sposa bene con quello dei würstel e un po' di senape di Digione "all'antica", cioè coi semi non macinati, non guasta. Alla faccia di questa estate piovosa.

martedì 9 agosto 2011

Il piccolo Rifugio Garibaldi allo Stelvio

Bastano pochi minuti per lasciarsi alle spalle il luna-park del Passo dello Stelvio.
L'edificio, di sapore goticheggiante, risale al 1960 e può non piacere, ma le dimen-
sioni contenute, l'atmosfera raccolta, la cura degli arredi e degli interni invitano a
fermarsi.
Basta evitare di prendere la direzione dei ghiacciai e degli impianti ma puntare dall'altra parte, traversare la strada asfaltata e salire lo spuntone di sfasciumi che sovrasta il passo e che dal basso nessuno nota.
👉Questa piccola altura si chiama Dreisprachenspitze, in italiano Cima Garibaldi, in romancio Piz da las Trais Linguas (2.853 metri).
👉La cimetta ospita il piccolo Rifugio Garibaldi e anche il cippo di confine n° 1, che oggi segna il confine tra Italia e Svizzera ma che fino alla fine della prima guerra mondiale segnava quello tra Italia, Austria e Svizzera.
Tra il Rifugio Garibaldi e il sassoso Monte Scorluzzo (fuori vista perchè incassato) c'è la indecorosa bagarre del Passo Stelvio.


L'abbiamo scoperto per caso durante la nostra escursione a Cima Rosa, sempre in zona Stelvio, ma lontana dal casino.




sabato 6 agosto 2011

Cima Nera, un 3000 di fronte al Cevedale

Sono 1000 metri di dislivello (da 1.983 a 3.037) passando prima per il Rifugio Larcher (m 2.608), e poi per il Lago Marmotta (m 2.704).
Da Ossana (Val di Sole) in auto prima fino a Cogolo (Val di Peio) e poi fino alla diga di Malga Mare. Dopo la sosta allo storico Rifugio Guido Larcher (m 2.607), si prende in direzione del Lago Marmotta, dai cui pressi una camminata di 45 minuti permette di raggiungere la vetta di Cima Nera, dove si trovano resti di postazioni austriache della Prima Guerra Mondiale.
Per salire a questa panoramica cima non servono i ramponi. Il sentiero non è segnato, tuttavia è ben evidente e battuto. Si svolge su detriti e sassi.
Bellissimo il panorama, che a occidente spazia sui ghiacciai del Cevedale, del Palon e del Vioz e a sud si allarga, oltre i laghi Marmotta, Lungo e Careser, fino alle Dolomiti di Brenta. A est la vista è più limitata, chiusa dai 3.330 metri della vicina Cima Marmotta. Lo stesso verso nord, dove tuttavia al di là della Forcola si vede uno spicchio del ghiacciaio che dal Cevedale scende verso la Val Martello e la slanciata piramide del Gran Zebrù.
In discesa siamo passati, seguendo un altro percorso, per il Lago Lungo (m 2.553), ritornando sul percorso della salita all'altezza del Pian Venezia.
PS: da non confondersi con l'omonima Cima Nera-Hintere Schwärze della Val Senales, che sta proprio sulla linea di confine italo-austriaco ed è alta 3.628 metri.

Descrizione del percorso e note sullo storico rifugio.
Avvicinamento in auto: Valle di Sole – Val di Pejo – Cogolo – Val de la Mare. Una lunga strada asfaltata, però stretta e un po’ malridotta, conduce, dopo l’esborso di 2 euro in località Tablà (m 1.800 circa), fino alla Centrale Elettrica della Val de la Mare (m 1.972), dove si parcheggia.
Avvicinamento a piedi: con il sentiero 102, in pochi minuti si raggiunge la vicina Malga Mare m 2.031. Si continua risalendo un bel bosco di conifere e attraversando numerosi torrentelli con vari zig zag, fino a che, dopo alcuni dossi erbosi, si esce al Pian Venezia, un ampio vallone pianeggiante creato dal movimento millenario dei ghiacciai, qui il paesaggio diventa ampio è spettacolare. In alto verso NO si può vedere il Rifugio Larcher. Quest’ultimo si raggiunge con un lungo traverso alzandosi gradualmente sulla conca di Pian Venezia dove confluiscono due torrenti: il Noce Nero e il Noce Bianco. Il primo nasce dal ghiacciaio, mentre il secondo è generato da una sorgente.
Salita alla Cima Nera: dal Rifugio Larcher si segue il sentiero 104, risalendo (15/20 minuti) un costone arrivando così al Lago delle Marmotte m 2.705. Ora si abbandona il sent. 104, imboccando una traccia, ben visibile, che costeggia il lago, tenendolo più in basso a destra, puntando all’evidente dorsale SE di Cima Nera
Il sentiero, senza segnavia ma ben tracciato in tutta la sua lunghezza, raggiunge un bivio (occorre tirare dritti ignorando il sentierino che porta sulle sponde dello specchio d’acqua), prende rapidamente quota tra sfasciumi e detriti con traversi e tornanti. Ci si avvicina così alla crinale di SE di Cima Nera che si segue senza problemi di orientamento. Si tratta di un vecchio sentiero della Prima Guerra mondiale ottimamente tracciato (alcuni muretti a secco s’incontrano lungo l’ascesa), infatti, giunti poco sotto la Cima, si trovano resti di baraccamenti con legname “argentato” dal tempo (sono passati ben 93 anni da quei macabri eventi) e delle trincee. La vetta si raggiunge subito dopo; le opere belliche testimoniano la posizione privilegiata di questa Cima che altrimenti passerebbe assolutamente inosservata.
Il panorama è grandioso e ripaga la fatica. Verso ovest svettano il Vioz 3.644 m, il Palon de la Mare 3.703 m, il Monte Rosole 3.536 m e infine il Cevedale 3.769 m. A nord ovest si scorge l’imponente piramide del Gran Zebrù 3.851 m, che svetta al di sopra di Forcella Forcola accompagnata dal più massiccio Ortles m. 3.905.
Ritorno all'auto: si torna al Lago Marmotta e al sentiero 104; si continua verso est fino al bivio con il sent. 146 che porta al bel Lago Lungo m 2.550. Costeggiando lo specchio d’acqua sul lato occidentale si cala gradualmente, sempre in ambiente severo ma rilassante, per finire scendendo più decisamente a Pian Venezia. Qui si trova il sentiero 102, percorso all’inizio dell’escursione, e con esso si torna al parcheggio sotto Malga mare.
Aggiungere la salita al Passo Vedretta Alta: giunti in vetta si può scendere lungo l’elementare cresta N, perdendo quota fino a raggiungere i tremila metri circa; da dove risalire al Hohenfernerjoch m 3.150 o Passo Vedretta alta. Si tratta di un’ampia insellatura dominante la Val Martello (si nota in basso il Rif. Martello m 2.580) con splendida vista sul Cevedale, l’impressionante, perfetta, ripida piramide del Gran Zebrù e la vicina mole dell’Ortles. Il percorso, tra neve e sfasciumi, richiede tra andata e ritorno circa un’ora e un minimo di senso “del terreno” trattandosi di cercarsi il percorso migliore a vista. Nel corso dell’escursione di cui si relaziona è risultato ottimale un percorso che si teneva sulla sinistra salendo al Passo; eventuali condizioni di neve diverse cambieranno tale scelta.
Notizie sul Rifugio Guido Larcher: è aperto da giugno a settembre, dispone di 80 letti e un locale invernale con 14 posti. Tel. gestore 0463 753.144 - tel. rifugio 0463 751.770.
Il Larcher in un'antico scatto di Giovan Battista Unterveger.
Il primo edificio fu costruito nel 1882 e chiamato Rifugio Cevedale; naturalmente era il classico “cubo” che poi, nel 1907, fu ampliato con l’aggiunta di due stanze separate (una per le signore ed un’altra per i signori). Nel 1938 il Rifugio cambia nome e viene dedicato al senatore Guido Larcher. Nel 1961 è sottoposto ad ampliamento poi, ventisette anni dopo, nel 1988, si procede ad una drastica demolizione e alla successiva ricostruzione negli anni successivi, sempre nel medesimo luogo. Il 1992 e l’anno della nuova inaugurazione.
Guido Larcher nacque a Trento, allora appartenente all’Impero asburgico. Fu sostenitore dell’annessione del Trentino al Regno d’Italia e collaborò con Cesare Battisti; insieme a quest’ultimo e Giovanni Pedrotti, nell’agosto del 1914, firmò un appello al re Vittorio Emanuele III per la liberazione delle terre irredente. Nel maggio 1915, riparò in Italia arruolandosi volontario negli alpini e combattendo contro l’esercito austriaco.
Ricoprì anche per vari mandati il ruolo di presidente della Società Alpinisti Tridentini (1902/03, 1906/09, 1919/25, 1934/37).
Collaborò con il Partito Nazionale Fascista, ricoprendo vari incarichi politici e amministrativi. Nel ‘39 fu nominato Senatore del Regno, carica vitalizia che gli fu tolta, dopo la caduta di Mussolini, in seguito al deferimento all’Alta Corte di Giustizia per le Sanzioni contro il Fascismo assieme ad altri Senatori: «… responsabili di aver mantenuto il fascismo e resa possibile la guerra sia coi loro voti, sia con azioni individuali, tra cui la propaganda esercitata fuori e dentro il Senato …». Fu riabilitato nel 1948.
Il 22 giugno 1946, approvato dal governo italiano, fu promulgata la cosiddetta “Amnistia Togliatti” dall’allora Segretario del PCI e Ministro di Grazia e Giustizia. Scopo di tale provvedimento era la pacificazione nazionale ma “l’interpretazione” fu estesa tanto che il 2 luglio 1946 Togliatti emanava la circolare n. 9796/110, raccomandando interpretazioni restrittive. Al contrario seguirono ulteriori amnistie che allargarono ulteriormente sia i termini temporali che la casistica.
Il 7 febbraio 1948 il governo varò un decreto, proposto dall’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri Giulio Andreotti (un nome, una garanzia), con cui i giudizi ancora pendenti dopo l'amnistia del 1946 venivano estinti. In poche parole “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato …”. Che dire?

giovedì 4 agosto 2011

Dopo che la SAT ha abbandonato la Paganella

Quattro anni fa la SAT dichiarò che non avrebbe più fatto la manutenzione dei sentieri della Paganella.
La situazione ad oggi, 27 luglio 2011.
La decisione  venne così spiegata da Claudio Bassetti, presidente della commissione tutela ambiente montano: "i volontari sono stufi di continuare a subire grandi prese in giro da apt, politici e impiantisti vari" E come dargli torto?
► Ci penso su mentre rientro da un salto a Cima Paganella fatto per fotografare il Brenta. Non ci andavo da almeno 25 anni, e ho fatto fatica a riconoscerla. Altro che monocultura dello sci: qui lo sfascio è un work in progress, e non sembra esserci limite al peggio. La benedizione di Dellai ("Trentini non accontentatevi") aleggia nell'aria.
Il family-feeling SAT impropriamente utilizzato a fini privati.
► Tornando a bomba: penso che la SAT questa volta abbia sbagliato, avrebbe potuto invece rivendicare il diritto a non vedersi cancellare i sentieri da parte di una società privata. Più esplicitamente: abbandonare il campo è stato sbagliato: solo un favore fatto agli impiantisti, un alzare bandiera bianca. Silvano Bottamedi, presidente dell'Apt Altipiano della Paganella gongola perchè l'abbandono del campo l'ha lasciato padrone della scena, libero di spiegare il suo marketing: «Nei 5 comuni dell'altipiano ci sono 128 alberghi e 12 residence. Le presenze sono passate da 890 mila nel 2000 a 1 milione 40 mila nel 2006. L'ospite non critica la nostra offerta, è soddisfatto di ciò che proponiamo».
Per la serie "vogliamoci bene": criptico cartello su sfondo
 marrone (=turistico?) presso la ex-Malga Zambana.

Sarà meglio mantenere dappertutto una presenza vigile e attiva o queste idee andranno in metastasi. Finiranno col privatizzare anche la credibilità dei nostri simboli (vedi foto). L'informazione sulle attività del comitato d'affari (vedi foto) va testardamente continuata. Gli amministratori dei cinque comuni vanno continuamente monitorati e le loro scelte indicate all'attenzione pubblica. Lo stesso per gli amministratori delle ASUC (usi civici) che vanno richiamati alla loro responsabilità verso l'intera collettività. Le beghe paesane (vedi foto) vanno lasciate perdere anche quando sono comprensibili. I bilanci del comitato d'affari vanno passati alla lente perchè sono fatti con soldi pubblici. Tutte cose che il singolo cittadino non può fare, ma la SAT sì, perchè tutti riconoscono che svolge un'importante opera di tutela della montagna (turismo compreso) e perchè dispone del necessario bagaglio di credibilità etica.
(Faccio queste critiche, ma non vorrei essere frainteso: sono socio SAT dal 1978 e sono contento di esserlo.)

Dal quotidiano "L'Adige" (novembre 2007)
di FABRIZIO TORCHIO
Nuvola rossa, Nùgola rossa, per il colore con cui, in certe ore, le nubi ammantano di magia scarlatta questo ultimo lembo di natura che si cela fra le piste. Siamo sulla Paganella, sul versante di Fai, dove quello che diverrà una pista da sci è un delizioso valloncello nascosto fra i 1700 e i 1900 metri di quota all'incirca, aperto fra le rocce bianche e colmo di mughi, larici, qualche grosso abete. Da sotto, la selva sembra compatta, invece il sentiero vi si addentra a piccole svolte svelando l'avvallamento sotto una parete rocciosa. Ci trovi tracce di animali, lungo il sentiero Sat 602 che lo risale, ma anche imbuti carsici come il «Camino della dolina», che dovrà essere delimitato durante i lavori per la pista, per salvaguardarlo. Mughi contro il cielo, attorno a chi sale, anche se alla selletta sovrastante, dove il sentiero approda sulla pista da sci che arriva dalla cima, appaiono gli impianti. Ma dopo i tralicci, il rifugio, le strade della sommità, la Nuvola rossa sembra proprio un'oasi residua di selvaticità, incuneata com'è tra la malga di Fai (seggiovia, sciovia e campo scuola) e la pista che, dalla cima della Paganella, scende al Dosso Larici. Poco più in là, ad ovest, sui crinali che come un balcone spalancano la vista sulla Valle dell'Adige, i camosci saltano dai prati alle cenge della Val Trementina. È per questa valletta fra piste e pareti - divenuta simbolo di molti altri ambienti trasformati in quota - che la Sat ha deciso di abbandonare i sentieri che cura su questo lembo di Paganella. Percorsi che i soci hanno appena finito di risistemare, con tabelle e segnavia che ti accompagnano dal Santel alla sommità, dopo che i lavori agli impianti e alle piste avevano modificato i tracciati. Quattro sentieri in tutto (sugli 880 curati dal sodalizio sul territorio provinciale), dopo l'annuncio di sabato a Zambana, dovrebbero essere abbandonati: cancellati dal Catasto dei sentieri Sat, erede della prima pianificazione dei percorsi concepita nel 1932 da Giovanni Strobele. La Sat dovrebbe contestualmente rimuovere la segnaletica (tabelle, segnavia) e cancellare parzialmente i tratti che interessano la zona di altri tre sentieri periodicamente curati sulla montagna. In tutto, nell'ultimo anno e mezzo circa, le giornate di lavoro dedicate ai sentieri della Paganella erano state un'ottantina. Se la Nuvola rossa è la goccia che ha fatto perdere la pazienza nella sede di via Manci a Trento, i destinatari della protesta satina sono in piazza Dante. Lo «strappo» politico è con la giunta provinciale, che il 19 ottobre scorso ha autorizzato la realizzazione del collegamento fra la pista più alta e quella che dalla malga di Fai scende a Meriz. Scopo dichiarato: «Valorizzare la prima e intensificare il traffico sulla seconda - come si legge nel verbale del Comitato provinciale per l'ambiente, con una terminologia simile a quella del traffico - alleggerendo anche la pressione sulla pista Dosso Larici che risulta molto affollata soprattutto nelle ore di sole del mattino». Con la nuova pista - è l'obiettivo auspicato - si decongestionerebbero «le aree di Albi de Mez e Malga Zambana, che - nonostante i consistenti ampliamenti degli spazi sciabili - hanno confermato aspetti di criticità». L'ok della Provincia non è privo di prescrizioni, e fra queste c'è anche lo spostamento o il ripristino del sentiero Sat 602, che la società Paganella 2001 dovrebbe concordare con il sodalizio. Evidentemente, ora non sarà più necessario. Di quel sentiero, se vorrà, dovrà occuparsene qualcun altro.

mercoledì 3 agosto 2011

Bus navetta in Val delle Seghe

Finalmente un servizio pensato per escursionisi e alpinisti e non solo per turisti. escursioni_estive
Per agevolare l'accesso al versante orientale del Gruppo di Brenta a chi non può attendere l'apertura dell'impianto di risalita Molveno-Pradel-Montanara, il Comune di Molveno ha istituito un servizio di bus-navetta lungo la Val delle Seghe. Parte da Molveno (località Ischia) e arriva al Rif. Croz dell'Altissimo (m 1.430).  Il servizio, pensato per escursionisti e alpinisti, prevede due corse (una alle 6.00 ed una alle 7.00 di mattina, più un'eventuale corsa alle ore 8.00 se presenti altri utenti in attesa) tutti i week-end di luglio e settembre e tutti i giorni del mese di agosto al costo di 8,00 euro/persona (con agevolazioni per i ragazzi). Inoltre è stato messo a disposizione un parcheggio gratuito all'imbocco della Val delle Seghe (100 metri dopo il campo da calcio, di fronte al centro ittiogenico, circa 15 posti auto) per gli utenti del bus-navetta. Chi volesse usufruire del servizio anche durante la settimana nei mesi di luglio e settembre può prenotare la corsa al numero 335.594953.