mercoledì 6 novembre 2024

Contorno freddo di zucca bollita e ricotta pepata

E' un contorno volante, arrangiato in fretta con una zucca verde bollita e con la ricotta di vacca spolverata di pepe nero.
Se la zucca risultasse poco saporita, si può migliorare spolverandola con la cannella e/o lo zenzero.
Zucca verde tagliata a pezzi e bollita. La buccia va buttata.
Se la zucca è buona, come questa che sa di castagna lessa anziché di dolciastro, allora tutto risulta più facile.
👉In generale va detto che la zucca si sposa bene anche con la castagna forse perché, oltre ad essere due prodotti dell'autunno, si portano dentro un certo sapore terroso.
👉Noce moscata e cannella sono le due spezie che vanno d'accordo con la zucca e il suo corredo di aromi: pare che vadano usati soprattutto nei dessert come i quadrotti di torta di zucca.

venerdì 1 novembre 2024

L'antico monastero di San Lorenzo, a Trento

Oggi è rimasta solo la chiesa, schiacciata fra la stazione dei treni e quella delle corriere, ma risale addirittura al 1100, quando venne fondato come abbazia dei frati appartenenti all'ordine dei Benedettini.
Il monastero di San Lorenzo con i binari della attuale stazione ferroviaria in alto a sinistra. La foto risale al 1933, prima della costruzione della stazione delle corriere, inaugurata il 18 ottobre 1955, quand'era sindaco Nilo Piccoli, fratello maggiore di Flaminio Piccoli. E' rimasta solamente la chiesa, ormai quasi invisibile  schiacciata com'è fra il ferro dei binari e la gomma delle corriere(foto Sergio Perdomi 1930 - Fondo ex Soprintendenza Statale).

La chiesa di San Lorenzo oggi, vista dalla stazione ferroviaria.
Nasce come abbazia benedettina, poi monastero xxx ed oggi semplice chiesa, subì nel corso dei secoli numerose trasformazioni.
👉Gli edifici del monastero vennero demoliti negli anni '30 per far posto alla Casa della GIL (Gioventù Italiana del Littorio), così il complesso monastico fu così completamente cancellato dal paesaggio urbano.
👉Ma nel dopoguerra anche la costruzione fascista venne abbattuta e al suo posto venne costruita l'attuale Stazione delle Autocorriere.
La grande abbazia benedettina di San Lorenzo vista dallo sbocco del Bus de Vela in una stampa di fine Settecento. Oggi è rimasta solo l'edificio della chiesa di San Lorenzo, schiacciata fra la stazione del treno e quella delle corriere. 

sabato 26 ottobre 2024

Un frullato autunnale di uva fraga (bianca e nera)

Siamo già a fine ottobre ma i pochi e magri grappoli che l'uva fraga è riuscita a dare in quest'autunno sfortunato li posso ancora utilizzare.
Si può sgranocchiare assieme alle castagne, ma anche frullare. Uva fraga nera e uva fraga bianca assieme. E senza zucchero.
L'uva fraga chiara e quella scura in una colorata compagnia: i peperoncini piccanti
gialli e rossi coltivati da Carlo, buoni per fare l'olio piccante.
Il mini-pinner di casa è robusto e macina tutto, compresi i coriacei semi nascosti dentro gli acini di uva fraga dell'orto di casa.
👉Quella nera viene da vecchie vigne mezze selvatiche che se ne stanno nell'orto da sempre, invece quella bianca da piantine acquistate in vivaio e interrata vicino alle altre.
Si fa apprezzare fin da quando è ancora sulla vigna, per il forte profumo che la segnala fin da lontano. Nel passato è stata una robusta pianta che il contadino poteva coltivare quasi senza trattamenti, oggi è una profumata uva da tavola.

lunedì 21 ottobre 2024

I marroni del Tesino in Piazza Erbe a Bolzano

E' inutile cercarli nella Piazza delle Erbe di Trento, per trovarli bisogna andare in quella di Bolzano dove sono esposti in bella vista fra le primizie di stagione.
Dopo averli invano cercati in Piazza delle Erbe a Trento, li ho trovati invece al mercato all'aperto di Piazza Erbe a Bolzano, nelle settiamane in cui nei Buschenschänke e nelle trattorie si festeggiano le castagne e il vino novello (i famosi Törggelen).
Caldarroste in Piazza delle Erbe a Bolzano.
I marroni dell'altipiano del Tesino avrebbero le carte in regola per affiancare i più famosi marroni di Drena o le castagne di Roncegno, ma  in Trentino non ce ne siamo ancora accorti.
Li ho trovati invece in bella evidenza nelle cassette dei banchi della verdura nel mercato all'aperto più bello del Trentino-Südtirol, quello di Bolzano. Proprio accanto all'uomo che cuoce le caldarroste sul fuoco vivo e le vende nel cartoccio di carta.
Piazza Erbe è luogo di mercato documentato dal 1295 ("platea fructuum").
👉I banchi all'aperto di frutta e verdura non vanno confusi con i mercatini di Natale che attirano il turismo globalizzato. I venditori della centralissima Piazza delle Erbe sono gli eredi delle vecchie bancherelle locali, di paese e di vicinato, quelle aperte tutti i giorni, popolari e modeste ma capaci di sostituire o almeno di integrare le più importanti e confortevoli botteghe coperte. Fanno colore e attirano i turisti, certo. Ma sono anche qualcosa di diverso, una sorta di testimone indiretto o di indicatore della vitalità di una città che è anche, e non da ora, fra le più benestanti d'Italia.

mercoledì 16 ottobre 2024

Sul Corno d'Aquilio salendo dal Passo Fittanze della Sega (altipiano dei Lessini)

Da Passo Fittanze partono anche i tracciati escursionistici per il Rif. Castelberto (raggiungibile anche con la neve) e il Monte Tomba.
Dal Corno d'Aquilio (m 1.545) verso Sud: la bassa valle dell'Adige con i paesi di Peri e Rivalta dirimpettai in sinistra e destra Adige, il Lago di Garda con le propaggini della Catena del Baldo sulla destra.




Dal Corno d'Aquilio verso Nord, con le Piccole Dolomiti al centro.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Il Passo Fittanze della Sega mette in comunicazione il Trentino con il vasto altipiano veneto dei monti Lessini.
E' una delle due porte d'ingresso per chi viene da Nord; l'altra è la "sega di Peri", ossia la veronese SP 57, altrettanto ripida e tornantata, che dal paese di Peri sale al borgo di Fosse, poco distante da Sant'Anna di Alfaedo, da dove si giunge poi al Passo Fittanze.
Per chi viene da Trento l'accesso più comodo è dalla "Sega di Ala" che in 20 tornanti s'arrampica da Sdruzzinà (160 m.s.l.m.) al Passo Fittanze  (1.380 m).
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
👉Da Passo Fittanze si raggiunge il Corno d'Aquilio con un facile e rilassante percorso attraverso i pascoli alpini e le malghe della Lessinia, una camminata del tutto priva di difficoltà tecniche.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.390 (Passo Fittanze)
Quota massima raggiunta: m 1.537
Quota minima raggiunta: m 1.382
Dislivello assoluto: m 152
Dislivello cumulativo in salita: m 353
Dislivello cumulativo in discesa: m 353
Lunghezza con altitudini: km 8,7
Tempo totale netto: ore 3:00 AR
Difficoltà: E

Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata. 

Come arrivare: la stradina di Montagna conosciuta come "sega di Ala" si dirama dalla strada statale SS 12 dell'Abetone e del Brennero in località Sdruzzinà (poche case abitate in mezzo a vaste coltivazioni di vite) 3 chilometri a sud di Ala. La "sega di Ala" è interamente asfaltata. Vedi anche l'apposito pulsante "Ottieni indicazioni" in Wikiloc.

venerdì 11 ottobre 2024

Dalla vetta del Mangart, la cima dei tre confini

Dalla sua cima ci si affaccia sull'Austria, sull'Italia e sulla Slovenia. Come dal Piz Lat fra Italia, Austria e Svizzera (sopra il lago di Curon).
Le poste slovene gli hanno dedicato un francobollo. A destra vediamo il Mangart fotografato dal fondovalle sloveno.
Sulla cima del Mangart, al termine della ferrata slovena, con vista sulle Alpi Giulie. 
Sceso per la ferrata italiana con approdo al parcheggio presso il rifugio, nel 2005.
Insomma anche qui all'estremo Est (siamo dalle parti del Passo del Tarvisio), dove Italia, Austria e Sovenia si toccano) succede un po' come sul Piz Lat (sopra il Passo di Resia): in entrambi i casi ci troviamo su una cima che separa/unisce ben tre diversi paesi, in questo caso Italia, Austraia e Slovenia.
La vetta del Mangart è servita da ben due ferrate: quella che sale dal versante slo-
veno e quella che si arrampica dal versante italiano. Il sito ferrate.it le riunisce sot-
to il nome "Via Ferrata Balze del Mangart". Un'ottima descrizione della via di salita
corredata da diverse fotografie si trova anche nel sito friulano Sentierinatura.
👉La cima del Monte Mangart è servita da due vie ferrate, sicchè è possibile un percorso alpinistico ad anello, con partenza e arrivo dai pressi del rifugio o comunque da dove si può lasciare l'auto.
👉Per giungere al parcheggio vicino al rifugio è necessario un viaggio in auto piuttosto impegnativo, poichè occorre arrivare nei pressi del Passo del Tarvisio, prendere a destra per il Passo di Predil e infine percorrere con prudenza una strada ex-militare della WW1 che si snoda in territorio sloveno con tratti sterrati a bassa manutenzione e nel complesso lunga ben 11 chilometri. Una volta arrivati, però, ci si accorge che ne valeva la pena. Nei pressi della zona parcheggio c'è il rifugio "Koca na Mangartskem". Una chiara cartografia della zona attorno al rifugio è quella del sito web di mapy.cz.
Tra i piatti montagnini che si fanno in questa regione di confine segnalo le frittelle di pane vecchio landize, il dolce arrotolato chiamato putiza, il presnitz sloveno, che noi chiamiamo Gubana Goriziana, ma anche il muset, ossia il cotechino friulano, senza dimenticare che dalla terra slovena viene la luganega de Cragno, regina di tutte le luganeghe slovene da arrostire sul fuoco.

lunedì 7 ottobre 2024

La casetta rossa di D'Annunzio, sul Canal Grande

Si affaccia sul Canal Grande, poco lontano dal Ponte dell'Accademia. E' un piccolo edificio rosso, leggermente arretrato rispetto all'acqua.
casetta rossa
Dalla Casetta Rossa Gabriele D'Annunzio partì verso Ronchi per capitanare la colonna di ammutinati in marcia verso Fiume. Si affaccia sul Canal Grande, a fianco di Palazzo Corner (sede della Provincia e della Prefettura), è vicinissima al Ponte dell'Accademia.
casetta rossa
D'Annunzio aveva visitato Venezia due volte, nel 1887 e nel 1894, ed aveva mani-
festato l'intenzione di abitare nella città lagunare che percepiva così in sintonia con
la sua vena dandy, elitaria, estetizzante e decadente.
Il soggiorno veneziano di Gabriele D'Annunzio nella "casetta rossa" coincise con il periodo della prima guerra mondiale, dal luglio 1915 al novembre 1918.
casetta rossa
Il piano rialzato e quello superiore (che era destinato alla servitù), visti dalla stretta
e breve calle privata che permetteva l'accesso pedonale. Oggi è un esclusivo B&B.
Tre anni costellati di eclatanti azioni belliche e propagandistiche che lo trasformarono nel "poeta soldato" imprese che mise in opera dall'aria con il suo aeroplano SVA 10: le incursioni sul Càttaro e su Pola nel 1917, il volo su Vienna nonchè dal mare: la Beffa di Buccari nel 1918 (su MAS). Nel 1916 D'Annunzio perse l'occhio destro a causa di un ammaraggio forzato nelle acque di Trieste e trascorse 7 lunghi mesi di convalescenza proprio nella "casetta rossa". In questo periodo di riposo obbligato egli compose, nella quasi cecità, il "Notturno".
👉La "casetta rossa" divenne anche oggetto, nel periodo 1915-18, di oltre 50 incursioni aeree austro-ungariche che cercarono, invano, di bombardare la dimora del celebre personaggio. Il poeta abruzzese soggiornava nella "casetta rossa" in compagnia della figlia Renata ed vi incontrò numerosi personalità.
casetta rossa
Il raccolto giardinetto privato che si affaccia direttamente sul Canal Grande.


Storia della "casetta rossa":
casetta rossa
I due livelli residenziali (mentre il terzo era riservato ai domestici).
La storia di questo piccolo edificio inizia alla fine del XIX secolo quando il principe austriaco, nonché antiquario, Fritz Hohenlohe-Waldenburg, appassionato antiquario e tra i maggiori esponenti dell'aristocrazia della Belle Époque, acquistò un piccolo terreno dove c'erano solo una vecchia catapecchia e un giardino, ma che si affacciava sul Canal Grande. Il palazzo venne fatto costruire, perché diventasse dimora dello stesso principe, dall'architetto Domenico Rupolo, Soprintendente all'Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti del Veneto fin dal 1892. Il Rupolo si discostò molto, però, dalle sue più celebri realizzazioni come Villa Romanelli e Villa Terapia, contraddistinte da un eclettismo di stampo neo-medievale e neo-romanico.
casetta rossa
Gabriele D'Annunzio appoggiato alla balaustra che dà sul Canal Grande. Nel frat-
tempo la inferriata in ferro è stata sostituita, pur mantenendone lo stile...
👉L'architetto ha seguito i gusti del committente, vista l'impronta austriaca della realizzazione finale. Anche la presenza del piccolo giardino prospiciente il Canal Grande è un'anomalia rispetto alla tradizione veneziana. La Casina aveva un pianterreno e un primo piano per i nobili proprietari e un secondo per ospitare la servitù.
👉Il pianterreno si componeva di due minuscoli anditi e di due salotti che davano sul giardino e di una sala da pranzo: solo alcuni piccole modifiche saranno aggiunte alla struttura nei decenni successivi dai successivi proprietari della piccola villa.
Il principe di Hohenloe, tra i principali esponenti dell'aristocrazia europea della Belle Époque, colto ed erudito antiquario, trasformò dunque un'antica stamberga in un gioiello raffinato e prezioso, ricco di opere d'arte da lui stesso selezionate: un salotto animato dalle più grandi personalità della cultura di quei tempi magici e incantati.
👉Il principe Hohenlohe-Waldenburg e la moglie Zina vi abitarono fino allo scoppio della prima guerra mondiale e furono loro a istruire l'architetto nella costruzione di un edificio che si discostava molto dalle sue opere precedenti ma anche dai palazzi veneziani dell'epoca.
👉Lo scoppio della WW1 costrinse il principe a lasciare l'abitazione e a spostarsi nella neutrale Svizzera. Grazie a D'Annunzio questa casetta divenne rapidamente un punto di riferimento per le personalità di spicco del mondo dell'arte e della cultura di allora, dal barone Giorgio Franchetti, al conte Giuseppe Primoli, al pittore Mariano Fortuny y Madrazo, ai poeti Henri De Regnier, Rainer Maria Rilke, Hugo von Hofmannsthal...