mercoledì 6 agosto 2025

Il Forte di Busa Granda al Compet di Levico

Faceva parte di "Festung Trient" (fortezza Trento), il sistema difensivo che proteggeva Trento con un anello di fortificazioni in quota.
Il forte era sotterraneo. Dalla cupola corazzata sporgevano solo le tre bocche da fuoco puntate verso la Valsugana, parte di un sistema integrato che andava dal Bondone alla Marzola, alla Vigolana, all'altipiano di Vezzena-Lavarone, al Calisio e al Soprasasso.
Dalla cupola del forte guardando verso i laghi di Levico e di Caldonazzo. In eviden-
za la Vigolana, la Marzola, le Tre Cime del Bondone e lo Stivo. Sullo sfondo a de-
stra le lontane nevi dell'Adamello.
Il Forte di Busa Grande si trova nei pressi del Compet, il quadrivio che si trova sul fianco meridionale di Cima Panarotta, dove la strada Levico-Panarotta incrocia che arrivano da Vetriolo e da Vignola di Pergine. Il forte si trova a 1500 metri di quota e lo si raggiunge da Compet (1383 mt.) con una comoda e breve passeggiata su forestale di un chilometro e mezzo, del tutto priva di difficoltà.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
👉L"'Ersatzwerk Busa Grande" fu costruito al tempo della WW1 dal genio militare austro-ungarico per sorvegliare e difendere la Valsugana; faceva parte dell'anello di forti, capisaldi e trinceramenti che circondava la città di Treno per metterla al sicuro dalle forze armate italiane. Si tratta di un caposaldo di artiglieria con obici corazzati sotterranei dei quali sporgeva dal suolo solo le tre canne da fuoco Skoda-Pilsen da 105 millimetri. Sostituì il sottostante forte del Col de le Bene aumentando così la copertura visiva e di fuoco del settore.
👉Il forte, che è visitabile, può diventare la meta di una passeggiata: meglio se pomeridiana, quando il sole estivo non picchia più e non costringe

mercoledì 30 luglio 2025

L'avventura lagunare di Corto Maltese, con il fascismo sullo sfondo: "Favola di Venezia"

"Favola di Venezia" è una delle più famose novelle di Hugo Pratt ed è ambientata nel 1921, in una Venezia ormai infiltrata dal fascismo.
Tra i protagonisti silenziosi della Venezia elusiva disegnata da Pratt ci sono i gatti, felini urbani apolidi e individualisti, proprio come il misterioso marinaio Corto Maltese. E poi c'è un Gabriele D'Annunzio appena sloggiato da Fiume che irrompe sulla scena...
I gatti protagonisti anche sulla copertina di "Favola di Venezia".
Nel 1921 D'Annunzio era tornato nella "Casetta Rossa" dopo l'impresa di Fiume, mentre il nascente fascismo cittadino frequentava un certo bar del centro, appena dietro San Marco...
Su questo sfondo Hugo Pratt colloca una delle più celebri avventure di Corto Maltese. La storia, che si snoda a Venezia tra il 10 e il 25 aprile del 1921, si dipana tra esoterismo, massoneria e mistero lungo il sottile confine tra sogno e realtà. 
L'arrivo degli squadristi interrompe la conversazione tra Corto e Faliero...
👉La trama ha inizio con Corto Maltese che, inseguito da alcuni uomini armati sui tetti di Venezia, precipita da un lucernario proprio nel bel mezzo di una riunione di una loggia massonica. Soccorso dai "fratelli muratori", viene presto accompagnato all'uscita, non essendo un iniziato. Fuori dal palazzo, Corto fa la conoscenza di Bepi Faliero, un massone veneziano incuriosito dalla sua insolita intrusione. Corto rivela a Faliero di essere a Venezia alla ricerca della leggendaria "Clavicola di Salomone", uno smeraldo magico con incisioni misteriose. La conversazione viene interrotta dall'arrivo di un gruppo di fascisti, capeggiati dall'arrogante Stevani, ma l'intervento di Gabriele D'Annunzio evita che la situazione degeneri in una rissa.
👉La ricerca della "Clavicola" porta Corto a immergersi in un vortice di incontri con personaggi stravaganti: massoni eccentrici, avventurieri inusuali, filosofe enigmatiche e, ovviamente, i boriosi fascisti dell'epoca. Il marinaio si trova coinvolto in una serie di eventi misteriosi e pericolosi, rischiando più volte la vita e venendo persino accusato di tentato omicidio. Nel corso della sua indagine, Corto apprende la storia del talismano, che, passando di mano in mano nel corso dei secoli, è nascosto in una corte segreta di Venezia. La città lagunare, con le sue calli, i suoi canali e i suoi segreti, diventa un personaggio a sé stante, un labirinto dove la realtà si mescola al fantastico sempre in bilico sul confine labile tra ciò che è reale e ciò che è
... ma l'intervento di D'Annunzio evita che la situazione degeneri in una rissa.
 onirico. Corto Maltese si ritrova a interrogarsi se la "Clavicola" sia un oggetto tangibile oppure se non sia altro che "la materia stessa di cui sono fatti i sogni".
👉"Favola di Venezia" è un omaggio di Hugo Pratt alla città che amava, un'avventura che esplora temi come l'esoterismo, la politica dell'epoca (con un interessante sguardo sull'ascesa del fascismo e i suoi legami con l'esoterismo) e la costante ricerca di Corto Maltese di un significato in un mondo complesso e affascinante.
👉Tuttavia la trama è punteggiata di impliciti riferimenti autobiografici, che sfuggono ad una lettura immediata e che rimandano alle radici fasciste dei PrattSulla composizione sociale della città vedi anche qui.

venerdì 25 luglio 2025

Piatto unico fatto di Würstel con crauti, senape e cren - accompagnati da pomodori crudi speziati

E' un piatto unico stuzzicante: ci sono i classici Würstel&crauti cotti con alloro&ginepro, però sono molto accompagnati e molto conditi...
Naturalmente i crauti (della Zuccato) sono stati ripassati in tegame con le bacche di ginepro e le foglie di alloro e, messi nel piatto, spolverati di pepe nero. Nello scomparto accanto, la senape dolce (cioè quella tedesca, non quella di Lione) e anche la salsa di rafano (Cren, in tedesco). Ho condito i pomodori crudi conditi col solito aceto di vino più la salsa di olio d'oliva e aglio, poi li ho spolverati di pepe nero e Kümmel (in italiano semi di Comino). Il sale, come sempre, a piacere e solo se se ne sente il bisogno.

La salsa di rafano (Cren) è quella della ditta slovena Natureta.

Piatto più invernale che estivo, ma in queste giornate di pioggia e vento umido ci sta anche a luglio. Specialmente alla sera.
Sì, d'accordo, c'è un certo sovradosaggio di salse piccanti e spezie varie, probabilmente dovuto al tentativo di rievocare il freddo secco di certe serate d'inverno, molto più confortevole di quest'afa umidiccia che toglie le forze...

lunedì 21 luglio 2025

Piselli in padella e polenta di farina taragna

Una polenta mista di mais e grano saraceno accompagnata da piselli soffritti insieme a dadini di prosciutto cotto (tutto molto industriale).
La polenta con i piselli: una accoppiata che si può completare con del pesce bianco e diventare così un piatto unico.
E' lo speck a fare la differenza...
Non è vero che i prodotti industriali fanno sempre e comunque schifo. Certi surgelati (pesce e verdure) danno più affidamento di certi altri "freschi" conservati sui banchi all'aria aperta...
Per la polenta: ormai certe polente "istantanee" che si trovano in commercio non fanno più alzare il sopracciglio e, visto che sono molto più veloci da preparare, ho superato le mie resistenze. Io ho usato il "preparato per polenta taragna" di un mulino di Teglio (SO) che è una farina mista mais-saraceno: 250 grammi di farina in un litro d'acqua. Appena l'acqua, salata a piacere con sale grosso, ha cominciato a bollire, ho versato a pioggia la farina precotta, mescolando energicamente sempre nello stesso verso con una cucchiaione di legno per evitare la formazione di grumi.

Per i piselli: ho usato tre etti di piselli surgelati, 150 grammi di prosciutto cotto tagliato a dadini e una cipolla. In una padella capiente ho scaldato un filo d'olio extra vergine d'oliva aggiunto la cipolla tritata e lasciato soffriggere dolcemente a fuoco basso finché la cipolla non è diventa trasparente (fare attenzione a non bruciarla) poi ho aggiunto i dadini di prosciutto e ho fatto rosolare il tutto per qualche minuto, finché non sono diventati leggermente dorati e croccanti. Solo a questo punto ho unito i piselli nella padella e aggiunto anche mezzo bicchiere d'acqua calda, coperto con un coperchio e lasciato cuocere a fuoco medio-basso per circa 10-15 minuti, finché i piselli non saranno teneri (pepare con nero macinato fresco mescolando bene).

mercoledì 16 luglio 2025

Claudia Particella, l'amante del Cardinale

Questo romanzo giovanile di Benito Mussolini fu pubblicato a puntate come fumettone d'appendice su "Il popolo", il quotidiano dei socialisti trentini fondato e diretto da Cesare Battisti (e ne risollevò le vendite).
Fece scandalo perché la trama si basava su fatti realmente accaduti ma da sempre tenuti nascosti dal sonnacchioso e clericale establishment trentino. Subito dopo giunse un altro suo scritto al vetriolo: "Il Trentino veduto da un socialista".

Per farsi un'idea della scrittura mussoliniana, Google Libri mette a disposizione la
anteprima gratuita di alcune pagine. Vedi anche nel PDF uno studio del Disertori.
Il giovane Mussolini scoperchiò la pentola ricostruendo la scandalosa vicenda del rapporto tra il principe-vescovo Emanuele Madruzzo e una tale Claudia Particella, figlia di un suo consigliere, nel Trentino secentesco.
👉Emanuele era stato il più discusso dei Madruzzo sia per la sua fuga durante la pestilenza del 1630, sia per la sua storia con la Particella.
👉L'establishment locale mal digerì il fatto che il fumettone andasse a ruba, ma il capo dei socialisti trentini Cesare Battisti lo accolse invece come una manna dal cielo, perché risollevò le stanche vendite del quotidiano da lui diretto.
La rivista mensile "Historia" rievocò il fumettone trentino di Mussolini (pubblicato nel 1910) con un ampio servizio nel suo numero di agosto del 1968.

venerdì 11 luglio 2025

Le mezze penne condite con fagioli lunghi, zucca fresca e pomodorini in salsa (in stile "siciliano")

Un'usanza siciliana che mi ha passato Mario, cresciuto a San Vito Lo Capo. Con una salsa di pomodorini alla menta, aglio e olio d'oliva.
Penne con i fagiolini lunghi "serpentini". Semplici mezze penne, però condite alla grande, e l'olio se lo mette ciascuno a proprio gusto.

I fagiolini lunghi, la zucca a quadrotti e le foglie di zucca sbollentati.
I fagiolini lunghi sembrano delle delle tegoline extra-lunghe (anche mezzo metro) ma hanno un sapore diverso, molto più forte, corposo e penetrante.
👉Sono sapori mediterranei, estranei alla nostra cultura alpina, ma piuttosto facili da riprodurre qui, nelle valli trentine, e questo anche se i sapori dell'orto siciliano non sono esportabili: diciamo quindi che volentieri ci adattiamo...
Pomodorini, menta, aglio, olio di oliva e sale. Dopo una notte di riposo si trasforma-
no in una odorosa salsa aromatica mediterranea. Provare per credere.  Meglio se i
pomodorini vengono fatti  a pezzi più piccoli di quelli nella foto.
Come fare per: intanto sbollentare i fagioli e quando sono a metà cottura aggiungere la zucca fatta a pezzettini e anche le foglie di zucca, lavate in acqua corrente e tagliate grossolanamente. Infine completare la cottura, scolare, salvando l'acqua di cottura, da usare per cuocervi la penne.
Intanto preparare in una ciotola la salsa con olio d'oliva e foglie di menta sminuzzate, aglio tritato, pomodorini fatti a pezzetti e sale. Nota: l'aglio fresco tritato e la menta in foglie anch'essa fresca sono indispensabili.
Nel riquadro gli ingredienti necessari per la salsa di pomodorini: solo aglio e menta, che vanno tritati. Più l'olio d'oliva, naturalmente.


domenica 6 luglio 2025

La Busa, il rione operaio lungo il Fersina

Con le ruote idrauliche dei mulini e degli opifici artigiani che sfruttavano l'acqua della Roggia Grande, è stato fra i primi rioni operai della città. Si trova a Ponte Cornicchio, dove il Fersina sbocca in città.
In verde il piccolo insediamento artigiano e operaio de "La Busa", legato allo sfruttamento dell'energia idraulica del torrente. Sulla prospicente collina di Povo l''importante Sanatorio cittadino oggi è diventato oggi la sede della Facoltà di Ingegneria.
I tre ponti che scavalcano il Fersina alla Busa di Trento: 1) Ponte Cornicchio; 2) Ponte del-
le Dame di Sion
; 3) Ponte Alto. Cartografia IGM 1:25.000 anno 1960 circa. Il Sanatorio in
collina di Povo è attualmente la sede della facoltà di ingegneria.

All'altezza della Busa veniva derivata la Roggia Grande, ossia la principale derivazione del torrente Fersina, che attraversava la città e tagliava a mezzo Piazza Dante. Una grossa vena d'acqua pulita che significava acqua da bere, acqua per le cucine e per le lavandaie, e soprattutto acqua per le attività artigianali basate sulla "ruota idraulica". Sempre qui, in anni più recenti, vene costruita la centralina elettrica di Ponte Cornicchio, che alimentava l'illuminazione pubblica della città.
👉Lungo la Roggia Grande erano localizzate molte attività che sfruttavano la forza motrice dell'acqua: il lanificio Dalsasso (ubicato dove anticamente c'era un convento), l'officina di fabbri "maiari" Tonezzer, il laboratorio marmi Lisimberti, la segheria, il pastificio, l'opificio che lavorava il sommacco, per la lavorazione delle pelli e la centrale elettrica di ponte Cornicchio (riferimenti tratti dal post di Maria Teresa Roncoli).
👉Alla Busa sorse più tardi - ma sempre alimentata dall'acqua - la prima centrale idroelettrica trentina, che forniva l'elettricità al primo impianto di illuminazione pubblica.
“Con la derivazione delle rogge per opera del Clesio la Busa è diventata la prima zona industriale (sia pure di un’industria artigianale) a Trento.