Si affaccia sul Canal Grande, poco lontano dal Ponte dell'Accademia. E' un piccolo edificio rosso, leggermente arretrato rispetto all'acqua. |
D'Annunzio aveva visitato Venezia due volte, nel 1887 e nel 1894, ed aveva mani- festato l'intenzione di abitare nella città lagunare che percepiva così in sintonia con la sua vena dandy, elitaria, estetizzante e decadente. |
Il soggiorno veneziano di Gabriele D'Annunzio nella "casetta rossa" coincise con il periodo della prima guerra mondiale, dal luglio 1915 al novembre 1918.
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Il piano rialzato e quello superiore (che era destinato alla servitù), visti dalla stretta e breve calle privata che permetteva l'accesso pedonale. Oggi è un esclusivo B&B. |
Tre anni costellati di eclatanti azioni belliche e propagandistiche che lo trasformarono nel "poeta soldato" imprese che mise in opera dall'aria con il suo aeroplano SVA 10: le incursioni sul Càttaro e su Pola nel 1917, il volo su Vienna nonchè dal mare: la
Beffa di Buccari nel 1918 (su MAS). Nel 1916 D'Annunzio perse l'occhio destro a causa di un ammaraggio forzato nelle acque di Trieste e trascorse 7 lunghi mesi di convalescenza proprio nella "casetta rossa". In questo periodo di riposo obbligato egli compose, nella quasi cecità, il "Notturno".
👉La "casetta rossa" divenne anche oggetto, nel periodo 1915-18, di oltre 50 incursioni aeree austro-ungariche che cercarono, invano, di bombardare la dimora del celebre personaggio. Il poeta abruzzese soggiornava nella "casetta rossa" in compagnia della figlia Renata ed vi incontrò numerosi personalità.
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Il raccolto giardinetto privato che si affaccia direttamente sul Canal Grande. |
Storia della "casetta rossa":
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I due livelli residenziali (mentre il terzo era riservato ai domestici). |
La storia di questo piccolo edificio inizia alla fine del XIX secolo quando il principe austriaco, nonché antiquario, Fritz Hohenlohe-Waldenburg, appassionato antiquario e tra i maggiori esponenti dell'aristocrazia della Belle Époque, acquistò un piccolo terreno dove c'erano solo una vecchia catapecchia e un giardino, ma che si affacciava sul Canal Grande. Il palazzo venne fatto costruire, perché diventasse dimora dello stesso principe, dall'architetto Domenico Rupolo, Soprintendente all'Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti del Veneto fin dal 1892. Il Rupolo si discostò molto, però, dalle sue più celebri realizzazioni come Villa Romanelli e Villa Terapia, contraddistinte da un eclettismo di stampo neo-medievale e neo-romanico.
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Gabriele D'Annunzio appoggiato alla balaustra che dà sul Canal Grande. Nel frat- tempo la inferriata in ferro è stata sostituita, pur mantenendone lo stile... |
👉L'architetto ha seguito i gusti del committente, vista l'impronta austriaca della realizzazione finale. Anche la presenza del piccolo giardino prospiciente il Canal Grande è un'anomalia rispetto alla tradizione veneziana. La Casina aveva un pianterreno e un primo piano per i nobili proprietari e un secondo per ospitare la servitù.
👉Il pianterreno si componeva di due minuscoli anditi e di due salotti che davano sul giardino e di una sala da pranzo: solo alcuni piccole modifiche saranno aggiunte alla struttura nei decenni successivi dai successivi proprietari della piccola villa.
Il principe di Hohenloe, tra i principali esponenti dell'aristocrazia europea della Belle Époque, colto ed erudito antiquario, trasformò dunque un'antica stamberga in un gioiello raffinato e prezioso, ricco di opere d'arte da lui stesso selezionate: un salotto animato dalle più grandi personalità della cultura di quei tempi magici e incantati.
👉Il principe Hohenlohe-Waldenburg e la moglie Zina vi abitarono fino allo scoppio della prima guerra mondiale e furono loro a istruire l'architetto nella costruzione di un edificio che si discostava molto dalle sue opere precedenti ma anche dai palazzi veneziani dell'epoca.
👉Lo scoppio della WW1 costrinse il principe a lasciare l'abitazione e a spostarsi nella neutrale Svizzera. Grazie a D'Annunzio questa casetta divenne rapidamente un punto di riferimento per le personalità di spicco del mondo dell'arte e della cultura di allora, dal barone Giorgio Franchetti, al conte Giuseppe Primoli, al pittore Mariano Fortuny y Madrazo, ai poeti Henri De Regnier, Rainer Maria Rilke, Hugo von Hofmannsthal...