venerdì 28 settembre 2012

I masi alti della Pfossental-Val di Fosse

La Val di Fosse è una laterale della Val Senales che si insinua in profondità nel gruppo di Tessa; i suoi masi sono fra i più alti del Sudtirolo.  escursioni_estive
Il tracciato in Google Earth.
Dapprima strettissima e impervia, questa valletta secondaria si allarga e si appiana nella sua parte terminale, dove ospita una serie di masi tra i più alti del Sudtirolo.
👉Abitati fin dal 1300 ed ora quasi tutti ristrutturati ed adibiti a Jausenstation, cioè a punti di ristoro.
Alcuni offrono anche la possibilità di pernottamento e quindi sono, di fatto, rifugi alpini.
In italiano sono noti con i nomi di Casera di Fuori, Casera di Mezzo (m 1.954), Maso Gampl (m 1.940), Maso Rableid (m 2.004) e Maso Gelato (m 2.076).
Hohe Weisse al centro, Lodner a destra.
Vedi tutte le foto in Picasa Web Album.
👉Un tempo masi indipendenti, con prati, pascoli e piccoli appezzamenti terrazzati sostenuti da muretti a secco. Una rete di canali (chiamati Waale) portava l'acqua ai campi, ai prati, alle case. Oggi i masi sono utilizzati per l'agricoltura solo in estate, come malghe.
Un elenco degli antichi masi ristrutturati dell'intera Val Senales si trova nel sito della locale APT. Per altri esempi di masi alti sudtirolesi scampati all'abbandono vedi nel blog Antichi Mestieri.

Da Maso Gelato in poi si staglia alla testata di valle la Hohe Weisse-Cima Bianca Grande (m 3.281), accompagnata dalla minore Lodner-Cima Fiammante (m 3.228). Trenta minuti dopo il Maso Gelato termina la strada forestale ed inizia il sentiero che sale verso il successivo pianoro, che si raggiunge dopo un'altra ora. Qui il sentiero nr. 8 conduce verso destra per raggiungere il valico Johannesscharte (m 2.854) ed il Rifugio Fiammante. Dal pianoro inizia la salita vera e propria verso il valico del Passo Gelato (2895 m) al quale si arriva dopo un'ulteriore ora di cammino. Il Passo Gelato-Eisjöchl è un antichissimo valico alpino tra la  Senales e la Val Passiria/Plan, usato giá in epoca preistorica. Il passo si trova in bellissimo ambiente alpino, tra l´Hochwilde-Altissima sul versante nord e il gruppo di Tessa sul versante est e sud. Specialmente la Hohe Weisse-Cima Bianca Grande, con la sua roccia di marmo bianco, caratterizzano il panorama Si tratta del tratto più duro dell'intera escursione, che noi ci siamo risparmiati perchè ormai era tardi.
Poco prima del Passo Gelato si trova il sentiero nr. 8 che porta verso destra per raggiungere il valico Johannesscharte (m 2.854) ed il Rifugio Cima Fiammante. Arrivati al valico del Passo Gelato si percorre un sentiero in discesa e si giunge dopo pochi minuti al Rifugio Petrarca (m 2.875).
In totale sono ben cinque questi masi "campioni d'altezza".

VorderkaserCasera di Fuori
Vorderkaser-Casera di Fuori: è citata per la prima volta nei documenti nel 1410. Posto a 1.693 metri, fu un regno "autarchico e indipendente", o almeno così fu nei primi tempi. Nel 1827 l'insediamento venne in parte distrutto da una valanga, nove persone furono travolte, due di loro rimasero uccise. Per visitare i masi più alti si parte a piedi dal maso di Casera di Fuori seguendo una strada forestale che sale lungo la stretta valle.

Mitterkaser Casera di Mezzo
Mitterkaser-Casera di Mezzo: dopo circa 3/4 d'ora la valle si apre e si raggiunge la malga di Casera di Mezzo (m 1.954). Casera di Mezzo e l'odierna malga Rableid furono cedute già nel 1308 dalla Diocesi di "Feising" all'Abbazia di "Stams" (l'atto di vendita originale si trova presso l'Abbazia di "Stams"). Quindi esse furono probabilmente costruite già nel XIII° secolo. Oggi è anche posto di ristoro.



Gampl Hof Maso Gampl
Gampl Hof-Maso Gampl: venne costruito appena più in basso vicino al torrente, per quanto possibile in posizione protetta dalle valanghe. Un muro di pietra protegge il fienile e la casa dal pericolo. Fino al 1910 era abitato tutto l'anno e anche gestito come "Albergo alpino Gampl". In seguito la famiglia con i numerosi figli si è trasferita a Certosa, capoluogo della Val Senales.



Rableid Alm malga Rableid
Rableid Alm-malga Rableid: dopo 10 minuti si arriva alla malga Rableid (m 2.004). Maso "Rableid", la cui esistenza è documentata dal 1290, fu abbandonato nel 1876 e da allora è utilizzato solamente per l'alpeggio estivo. La malga fu distrutta da una slavina nel 1986 ed è stata poi ricostruita in modo esemplare. Oggi è anche posto di ristoro che offre anche possibilità di pernottamento.



Eishof-Maso Gelato: dopo altri 30 minuti si giunge al Maso Gelato (m 2.076), che si trova su di un grande prato ed è il più grande e noto della valle. Maso Gelato era il maso, o "casa di alpeggio", situato più in alto in Val Senales. Fino al 1897 il maso era abitato tutto l'anno. Nel marzo 1973 la malga bruciò. L'attuale edificio è stato ricostruito dopo il 1981. Posto di ristoro con possibilità di pernottamento.

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Come arrivare: partendo con l'auto da Merano si arriva fino all'uscita del tunnel della circonvallazione di Naturno sulla strada della Val Venosta e quindi si svolta a destra verso la Val Senales (a circa. 13 km da Foresta). Si prosegue per altri 9 km e poco prima di Certosa, si svolta a destra sulla strada per la Val di Fosse. La strada termina dopo 5 km, con pendenze del 20% e del 16%, presso il maso Vorderkaser e l'albergo Jägerrast (m 1.693), dove si trova un parcheggio a pagamento (3 €uro). La strada bianca che porta a Maso Gelato è chiusa al traffico nel periodo estivo (giugno-ottobre).

lunedì 24 settembre 2012

La capanna di Scott in realtà virtuale

La visita virtuale alla capanna dell'eploratore polare Scott, e chi non vorrebbe esserci stato?
Vai alla visita virtuale della capanna di Scott.
Grazie a Google possiamo girarci intorno, avvicinarci, entrare, osservare da vicino gli oggetti.
Ci sono anche delle informazioni scritte ma anche modelli tridimensionali, una selezione di foto-grafie e una sezione video.
👉Quello che in street-view è spesso solo curiosità, qui diventa uno strumento di apprendimento.
👉Nel corso del suo riuscito tentativo al Polo Sud (dove tuttavia fu preceduto da Amundsen) Scott aveva fatto base in questa capanna ottimamente organizzata, ma purtroppo non riuscì a tornarvi. Eh già, tutti i membri della spedizione morirono durante la marcia di rientro.

sabato 22 settembre 2012

Il lento declino di Montalon

Il bosco si sta lentamente mangiando i pascoli della malga che fino allo scorso anno era in piena attività anche se era priva di strada d'accesso.
Il tracciato in Google Earth.
Aveva attirato l'attenzione per le peculiari caratteristiche del malgaro Oswald, un sudtirolese che gestiva l'alpeggio da anni portandosi dietro, a piedi, gli animali fin dai monti di Salorno con una transumanza di più giorni.
Tipo ruspante, capace di rimettere in funzione la zangola del burro con la vecchia ruota a pale che si usava "stì ani"..
Vedi l'articolo nel blog terre-alte.
👉Purtroppo da quest'anno la malga ospita solo manze da carne e la lavorazione del latte è di conseguenza cessata. Il ragazzo che la porta avanti non ha intenzione di tornare; lamenta l'indifferenza e l'abbandono della proprietà. Come mezzo di trasporto per le scorte alimentari per sè e per i cani si serve di un asino.
Questa malga gravita sulla Val Campelle e, come molte altre in passato, era di proprietà di una famiglia nobiliare della Valsugana, che però non se ne cura più.
escursioni_estive escursioni_Lagorai
Vedi le altre foto dell'itinerario in Picasa Web Album.
Come arrivare: da Borgo Valsugana si risale la Val Campelle fino all'Hotel SAT Lagorai, dove si può lasciare l'auto. Dapprima su strada forestale e poi su sentiero segnalato si vincono i 600 metri di dislivello in un'ora e mezza, fino ai 1.872 metri della malga.

mercoledì 19 settembre 2012

Che succede in Val dei Mòcheni?

Parcheggio in quota a 6 €uro / quanto avrà inciso la retorica autonomistica che liscia il pelo alle minoranze linguistiche trentine? Verrebbe da dire che a forza di contribüti si siano vendute l'anima e che abbiano perso non solo il senso della misura ma anche il semplice buon gusto.

Parcheggio in quota a 3 €uro / in una delle tante valli secondarie del Sudtirolo, dove l'attaccamento per le "terre alte" salta subito all'occhio. Meno cartelli, meno lamiera e meno asfalto, più terra battuta e più fiori. Prezzi più bassi e servizi migliori, in piena tranquillità. Gente motivata, che ama la propria terra, tutto qui.

Al Rif. Sette Selle dal Lago di Erdemolo

La traversata Sette Selle-Erdemolo fatta per la "via alta" è un classico giro ad anello assai amato dai trentini; Paolo & figliolo stavolta l'hanno fatta "ala reversa".  escursioni_estive
Il tracciato visto in Google Earth.
Partendo dalla Località Frotten il percorso porta dapprima al Lago di Erdemolo (il rifugio è chiuso) e poi sale in cresta per dirigersi a nord verso il Sasso Rotto. Con percorso aperto e panoramico costeggia alla base Cima Sette Selle e scende al Rif. Sette Selle. Il ritorno in valle avviene per il percorso tradizionale fino alla località di partenza. Sono 700 metri (che però diventano 1.100 se si tiene conto delle risalite).
Andando a Forcella Cave, sulla cresta Cima Cave-Cima di Sette Selle, sopra il Lago di Erdemolo.
Guarda tutte le fotografie dell'escursione in Picasa Web Album.

sabato 15 settembre 2012

Sulla Jaufenspitze dallo Jaufenpaß

E adesso diciamolo in italiano: sulla Punta di Monte Giovo dal Passo di Monte Giovo (toponimi inventati ex-novo dall'ineffabile Ettore Tolomei).  escursioni_estive
Nella zona delle Breonie-Stubai attorno a Cima Libera-
Wilder Freig i ghiacciai hanno subito un forte ritiro.
NB: i toponimi sono riportati solo nella versione locale.
Questo valico alpino è noto come Jaufenpaß-Passo Giovo ed è meta di motociclisti spesso più attenti a sè stessi che a quanto li circonda, ma ci si può allontanare in fretta dal degrado puntando a questa facile cima che si raggiunge in un'oretta di sentiero e facili roccette.
Più a nord spicca il bianco calcareo del Tribulaun.
Niente di veramente alpinistico, ma in qualche punto serve piede fermo e assenza di vertigini. Ad ogni modo il percorso è assistito, nei punti più delicati, da un robusto cordino metallico.
La cima è preceduta da un'anticima erbosa che sembra fatta apposta per prendere il sole.
Entrambe si rivelano ottimi punti di osservazione sui monti ghiacciati che circondano
Il ramo della Val Passiria che da volta ad occidente e sale
verso Moso. Anche qui toponomastica locale.
la Wilder Freiger-Cima Libera, forse la più nota fra le cime delle Breonie-Stubai raggiungibili dal versante italiano. Dalla Jaufenspitze si gode anche di una vista d'infilata su quel ramo della Val Passiria che sale verso Moso, con bella vista sulla catena dell'Hochwilde-Altissima e della Hinterer Seelenkogel-Cima delle Anime.
E' una breve ascensione di un'oretta con 400 metri di salita, molto remunerativa. Peccato che la foschia abbia compromesso le foto.
Guarda tutte le foto in Picasa Web Album.

venerdì 14 settembre 2012

Il Müller Thurgau della Val di Cembra

müller thurgau val di cembraLa produzione di vino bianco (e l'estrazione del porfido) hanno affrancato  la valle dalla sue secolari ristrettezze. E' storia recente, che risale al secondo dopoguerra.
Valle di porfidi rossi e miseria nera fino a metà Novecento. Stretta ed aspra, tagliata dall'Avisio nella piattaforma porfirica atesina.
Sugli scoscesi terrazzamenti i contadini insistevano da secoli nella produzione di vino rosso, che in quelle condizioni climatiche dava prodotti mediocri e comunque di fascia bassa, coma la schiava.
Oggi invece si coltivano molte varietà di uve: dal Pinot bianco allo Chardonnay, dal Merlot al Sylvaner e, ancora, alla Schiava.
Ma la parte del leone la fa il Müller Thurgau, vitigno particolarmente adatto alla coltivazione in quota.
Specialmente nel tratto centrale, dove la valle si allarga e fa spazio a terrazzamenti più ampi. Il clima fresco ma soleggiato e il terreno porfirico vanno d'accordo soprattutto con i bianchi e, fra questi, proprio con il Müller Thurgau.
Questo vino giallo paglia con riflessi verdi viene da un vitigno creato alla fine del 1800 dall'enologo svizzero Hermann Müller Thurgau. Incrociò il Riesling Renano con un'uva bianca da tavola a maturazione precoce, la Madeleine Royale.

mercoledì 12 settembre 2012

Hanno danneggiato la lapide dei Partigiani a Costabrunella

Come l'adolescente brufoloso che per farsi coraggio prende a calci il gatto di giorno e piscia a letto di notte, certi individui mal cresciuti
La manifestazione annuale a Costabrunella si terrà domenica 16
settembre e in quell’occasione verrà installata la nuova targa
alla memoria dei caduti del Battaglione Gherlenda.
danno sfogo al loro disadattamento devastando i cimiteri ebraici e danneggiando i cippi della Resistenza.
Questa sociopatia criminale che li spinge contro i propri simili e a proporsi come cani da guardia del padrone e servi dello straniero fu descritta per la prima volta da Wilhelm Reich nel suo "Psicologia di massa del fascismo".
Nasce nella piccola borghesia urbana del '900 ma la montagna, proprio perchè luogo di scontro fra chi si batteva per la libertà e i sostenitori dell'oppressione, non poteva esserne esente, purtroppo.

Come per la gramigna, si può discutere se usare i diserbanti o sradicarla a mano. Ma a lasciarla crescere devasta il campo.

martedì 11 settembre 2012

La Grande Strada delle Dolomiti

Fu inaugurata il 13 settembre del 1909 con il nome di Große Dolomitenstraße. Collegava Bolzano con Cortina.
Il 1909 è anche l'anno di lancio della Ford T, la prima automobile costruita
 in uno stabilimento basato sulla catena di montaggio e la divisione
 tayloristica del lavoro (il modello in foto è proprio del 1909).
Come spesso accadeva in quell’epoca, fu costruita per fini militari; serviva infatti a garantire una via facile e sicura ai convogli che trasportavano armi, soldati e mezzi pesanti verso il confine con il Regno d'Italia.
1905: inaugurazione "preventiva" dell'obelisco commemorativo a Passo Pordoi.
👉Lunga 110 chilometri, univa Bolzano a Cortina d'Ampezzo (allora entrambe ricadevano entro i confini dell'Impero Austroungarico) e fu costruita in otto anni dal lavoro di 2.500 operai con una paga giornaliera di 3 corone; che la aprirono lungo la Val d'Ega, la Val di Fassa e la Valle di Livinallongo. Il nuovo percorso collegava tratti locali preesistenti: per esempio dal 1860 un tronco stradale collegava già il sobborgo bolzanino di Cardano con Nova Levante attraverso la Val d'Ega, per poi proseguire verso il lago di Carezza e il Passo di Costalunga fino a San Giovanni di Fassa. Si trattò quindi di collegare la Val di Fassa per proseguire lungo il Pordoi e il Falzarego fino a Cortina d'Ampezzo. Lungo questo nuovo tratto fra la Val di Fassa e Arabba la strada contava 61 tornanti, aveva una pendenza massima del 7,9% e una pendenza media 6,7%; raggiungeva (e raggiunge) la quota massima di 2.239 metri a Passo Pordoi, dove nel

venerdì 7 settembre 2012

Giustizia e Libertà a Paralup

Giorgio Bocca ha il merito di aver descritto "in diretta" la nascita delle prime formazioni partigiane nelle valli alpine.
Un gruppo di partigiani fotografati a Paralup, tra la Valle Stura e la Valle  Grana,
dove il 20 settembre 1943 salirono e fecero base i primi partigiani del Piemonte
e, molto probabilmente, d'Italia..
Paralup è un gruppo di sedici baite dove si rifugiò la dozzina d’uomini guidata da Duccio Galimberti e Dante Livio Bianco, poi raggiunta da Nuto Revelli pochi mesi più tardi.
Nel libro “Le mie montagne”, Giorgio Bocca ricorda i giorni di Paralup, dove giunse tra i primi: “Dante Livio Bianco arrivò da Madonna del Colletto, noi dai Damiani, una borgata vicina, con Detto Dalmastro. Ricordo bene la sera in cui salii, c’erano Livio e Nuto, avevano preparato una bella torta, che gradii moltissimo. Al momento di scendere iniziò una grande nevicata… Tornai giù sciando, su una neve farinosa, bellissima. Una volta la notte non ci faceva paura. Durante la guerra ci proteggeva”.

mercoledì 5 settembre 2012

Cima Orsera nei Lagorai

Gigi e Paolo mi ricordano che tra la Val Campelle e la Val Malene, quando altre mete sono troppo affollate, ci sono dei bei giri da fare.
La vetta (m 2.471) vista da Forcella Orsera (m 2.306).
E ci mettono tutto: fotografie, quote, relazione. Utili informazioni pro-futuro, l'ultima volta che sono stato al Rifugio Caldenave era d'inverno, anni fa. Questo giro estivo nel sottogruppo di Cimon Rava è parecchio più lungo, il dislivello è di 1.334 metri, ma diluito in due giorni spaventa meno. La tappa è al rifigo "Claudio e Renzo", più noto come Rif. Caldenave e la meta è Cima Orsera.
Relazione: escursioni_Lagorai
Da Strigno in Valsugana si sale in Val Campelle dove, oltrepassato il rifugio Cruccolo, si trova un’area di parcheggio appena superato il Rio di Caldenàve in località Tedon.
Seguendo i segnavia del sentiero SAT n° 332 si percorre una larga strada bianca che si abbandona dopo non molto, continuando a fianco del Rio Caldenàve che ci terrà compagnia fino al rifugio “Claudio e Renzo” all’ex malga Caldenàve. Il sentiero ritrova la sterrata che si percorre fino al suo termine dove un ponticello (Ponte Campivelo) ci permette di valicare il Rio Caldenàve e quindi prendere a salire decisamente nel bosco con una mulattiera. La salita termina solo una volta raggiunta la bellissima spianata ai piedi del rifugio, percorsa dal Rio Caldenàve che qui corre tranquillo con dei meandri.
Raggiunto il piccolo rifugio, si potrà decidere di pernottare (cosa che consiglio) per affrontare il giorno dopo il resto del lungo itinerario previsto.
Lasciato il rifugio, si scende alle spalle dello stesso, seguendo il sentiero per Forcella Ravetta che si abbandona dopo breve, per calare e attraversare la bella spianata in fondo alla quale inizia la Val Orsèra. Il sentiero 373° attraversata la spianata inizia a inerpicarsi lungo il ripido versante boscoso per poi sbucare, dopo alcuni traversi, in Val Orsèra. Si rimonta la selvaggia valletta tra grossi massi di frana, poi si sale con dei tornanti lungo un’antica frana, sul versante di sinistra, per poi piegare verso destra incontrando le attrezzature (cavo metallico). Sono tre tratti di cordino che aiutano nel superare le ultime difficoltà che ci conducono alla Forcella Orsèra. Qui giunti avremo a destra le Torri di Segura, Cima Brunella e Cima Trento; a sinistra Cima Orsèra, mentre sotto di noi c’è la Val Vendrame che scende verso il profondo intaglio della Val Maléne. Ora seguiamo il sent. 373 (Alta Via del Granito) proveniente dalla vicina Forcella Segura che conduce alla Forcella delle Buse Todesche. Prima acquistiamo quota, passiamo accanto a una grotta di guerra, poi scendiamo e, superato un ponticello di legno, arriviamo a q. 2.130 sotto Cima Orsèra. Da qui possiamo vedere bene il versante di salita alla Cima e troveremo anche degli ometti di sassi, a volte poco visibili, che ci aiuteranno a salire con innumerevoli zig zag con quello che un tempo era un sentiero di guerra. Oggi il tracciato, invisibile dal basso, è ridotto un po’ male e seminascosto dall’erba. É da percorrere con la dovuta cautela, soprattutto in discesa, per via della sua esposizione (una caduta sarebbe in pratica inarrestabile a causa dell’erba che diventa come sapone). Giunti nei pressi della cresta di NNE (postazioni di guerra) la si segue a sinistra pervenendo in breve alla fessurata vetta dove troviamo i resti delle trincee che ricordano i tragici eventi della Prima Guerra Mondiale.
Dalla vetta splendido panorama a 360°, se siete più fortunati del sottoscritto, in particolar modo sulla poderosa Cima d’Asta e il dirimpettaio Lagorài.
Tornati sul sentiero, si prosegue con comodo, costeggiando la Cima delle Buse Todesche, e raggiungendo così la Forcella delle Buse Todesche da dove godremo nuovamente di un bel panorama. Ora occorre scendere in direzione del M. Consèria, con saliscendi tra radi pascoli e piccoli specchi d’acqua, per poi tenerlo a destra e calare in Val d’Inferno passando nei pressi del bel lago alto di Val d’Inferno. Il sentiero ora risale passa accanto ad un piccolo e spartano baito, ottimo ricovero in caso di necessità, poi scende al bivio con il sent. L31 che conduce al bel Lago Nassere. Si continua la veloce discesa, sempre seguendo i segnavia del 360, e dopo non molto, passati accanto al Baito Scangi (altro ricovero simile a quello trovato in precedenza, in più ha in dotazione una piccola stufa) giungiamo al laghetti di Val d’Inferno.
Lasciati i laghi, il sentiero riprende quota per poi iniziare la lunga discesa, a tratti ripida, che si termina poco decine di metri sotto il Rif. Caldenàve.
Ora raggiungere il rifugio per una sosta e una bella birra è questione di una decina di minuti, dopodiché si percorre il sentiero 332, già fatto il giorno prima, per tornare in Val Campelle.

Il rifugio Caldenàve è in fase di ampliamento: all’ingresso è stata costruita un’amplia veranda di legno di larice, mentre nel vicino fabbricato dell’ex stalla saranno ricavate due stanze che amplieranno la disponibilità degli attuali sedici posti letto.
Elio ed Enrica sono i simpatici gestori del rifugio che hanno una loro filosofia di vita, molto rispettosa dell’ambiente, che si riflette nella conduzione del rifugio e nella cucina proposta.

Quote:
Località Tedon                   m 1.334
Ponte Campivelo                m 1.499
Rif. Caldenàve                   m 1.792
Piana Val Caldenàve          m 1.780
Inizio attrezzatura                 m 2.230
Forcella Orsèra                   m 2.306
Grotta                                 m 2.320
Ponticello                            m 2.310
Cima Orsèra                       m 2.471
Quota                                 m 2.265
Quota                                 m 2.280
Quota                                  m 2.260
Forc. delle Buse Todesche  m 2.308
Quota                                   m 2.205
Quota                                   m 2.210
Quota                                   m 2.120
Quota                                   m 2.160
Quota                                   m 1.975
Quota                                   m 1.980
Quota                                   m 1.970
Laghi Val d’Inferno               m 1.958
Quota                                   m 1.980
Bivio 332/360                      m 1.750

Tempi:

Loc. Tedon – Rif. Caldenàve (Claudio e Renzo)     h 1,30
Rif. Caldenàve – Forc. Orsèra                                h 2,00
Forc. Orsèra – q 2.310 (Versante E di C. Orsèra)  h 0,10
q 2.310 – C. Orsèra                                               h 0,40
C. Orsèra – q 2.130                                              h 0,30
q 2.310 – Forc. delle Buse Todesche                     h 0,40
Forc. delle Buse Todesche – Bivio 332/360           h 1,35
Bivio 332/360 – Rif. Caldenàve                             h 0,10
Rif. Caldenàve – Loc. Tedon                                 h 1,15
Totale                                                                  h. 8,30

lunedì 3 settembre 2012

I mille usi dell'erba cipollina

L'erba cipollina resiste alla siccità e al gelo più e meglio di un'erba infestante. Ragione in più per riservarle un posto di rispetto in qualche
mangiare in montagna
Erba cipollina in fiore, in stelo e tritata. Sul tagliere  é col prezzemolo.
angolo dell'orto, o anche in un vaso all'aperto.
Come suggerisce il nome, sa di cipolla, ma è molto meno invadente: accompagna senza sovrastare.
👉Con i piatti crudi che richiamano la cipolla il risultato è sempre quello di alleggerire senza snaturare.
Sotto abbiamo una breve rassegna dei suoi possibili impieghi. Riesce bene anche con le frittate.
mangiare in montagna
Cotolette di carne macinata speziata con aglio, pepe e cipolla a sinistra, invece a destra con la classica carne salada e fasoi trentina.
mangiare in montagna
Pronta a mischiarsi con il salmone affumicato a sinistra, a destra é già nella salsa di uova preparata per gli asparagi bianchi.

mangiare in montagna
A sx fagioli alla Ringo con catalogne lesse con salsa di olio, aceto, aglio, erba cipollina Sulla dx assieme ai classici canederli asciutti.

mangiare in montagna
Con i pomodori dell'orto fatti in insalata l'erba cipollina é la soluzione per chi non sopporta l'asprezza della cipolla cruda.

mangiare in montagna
Con fagioli rossi, poco pepe, poco sale, poco aceto, poco olio d'oliva. Molto "depotenziato" ma condito con un aceto molto aromatico.


mangiare in montagna
La classica carne salada coi fasoi trentina a sinistra, verdure lesse con tarassaco al centro e in un piatto con patate lesse a destra.

domenica 2 settembre 2012

Ma come, più razzisti dei nazisti!?

L'imbarazzo austriaco è tutto in quelle due cifre: 150 anni di cui solo 62 austriaci. E gli altri? Gli altri si mimetizzarono nella palude del pangermanesimo direi, visto che a lungo fecero parte di un unico “D.u.Oe.A.V.”, cioè “Deutscher und Österreichischer Alpenverein”.
Il francobollo emesso in occasione del 150° anniversario del club alpino austri-
aco, che fu il secondo (1862) in Europa, subito dopo il celebre Alpin Club in-
glese (1857). La lunga citazione è ripresa da "Il Messaggero Veneto".
Vissero praticamente nascosti:
"Già nei primi anni del 20° Secolo, quando il nazionalsocialismo non esiste ancora neppure in Germania, alcune sezioni dell’Österreichischer Alpenverein adottano il cosiddetto “Arierparagraph”, che mira all’emarginazione degli ebrei.  La sezione di Vienna approva già nel 1905 un nuovo statuto che consente soltanto ai cittadini tedeschi di razza ariana di diventarne soci.
Nel 1921 diventa presidente della Sektion Austria il nazionalsocialista ante litteram Eduard Pichl, che introduce l’antisemitismo nell’associazione. Da allora in molti rifugi compare la scritta “Vietato l’ingresso ai cani e agli ebrei”. Nasce così la sezione “Donauland”, che raccoglie gli alpinisti ebrei espulsi dalle altre sezioni, tra gli altri Viktor Frankl, Fred Zinnemann, Joseph Braunstein. Ma nel 1924 la “Donauland” non è più riconosciuta come sezione dell’Alpenverein. In quello stesso anno sono orami 98 (su 110) le sezioni austriache che hanno adottato l’”Arierparagraph”. Gli ebrei non possono essere soci dell’Alpenverein, non possono costituire una loro propria sezione, non possono mettere piede nei rifugi alpini dell’associazione.
Uno dei rifugi preclusi agli ebrei si trova al confine con l’Italia, sulla sponda del lago Volaia, ed esiste ancor oggi. Fino a qualche anno fa era intitolato a Eduard Pichl, il fautore dell’”Arierparagraph”. C’è voluto del tempo, ma alle soglie del terzo millennio il “nuovo” Alpenverein austriaco ha finalmente capito che un suo rifugio non poteva portare il nome di un antisemita e lo ha cancellato, sostituendolo con “Wolajersee Hütte”, rifugio del Lago Volaia. Il nome di Pichl è rimasto soltanto sulle carte Tabacco, in attesa di aggiornamento.
L’Öav oggi ha la sua sede a Innsbruck e conta 415.000 soci. È per statuto un’associazione apolitica e aconfessionale. Ma, poiché in parallelo opera anche un’altra associazione di ispirazione socialdemocratica, “Naturfreunde” (“amici della natura”), all’Öav aderiscono prevalentemente soci dell’area borghese-cattolica, vicina al Partito popolare".

sabato 1 settembre 2012

La funivia di San Vigilio a Merano

Un francobollo commemorativo austriaco che celebra il centenario della funivia di Monte San Vigilio, che risale al 1912.
Questa fu una delle primissime funivie al mondo perchè venne costruita nel lontano 1912.
Ora, a ricordare quest'opera pionieritica é un francobollo commemorativo che è stato posto in vendita in occasione della Lanaphil, mostra di francobolli, il 22 aprile 2012 a Lana Burgstall.

Malga Miesnotta di Sopra

Ai piedi della grande parete sud di Cima di Cece, nei Lagorai orientali.
La ex-casara della Malga Miesnotta di Sopra sotto la pioggia. Sullo sfondo a destra lo stallone.

Malga Miesnotta di Sopra sullo sfondo di Cima di Cece.
La ex-casera della malga è stata rusticamente restaurata dal Parco Naturale di Paneveggio, che ne ha ricavato anche due locali-bivacco nel sottotetto.
I posti letto sono una dozzina e piuttosto spartani, su reti con materasso messe qua e là, privi di coperte.
C'è anche la possibilità di scaldarsi con stufa a legna e l'acqua della fontana esterna è abbondante.
Il posto meriterebbe maggiore cura; già si comincia a percepire qualche segno di abbandono, eppure a me è piaciuto lo stesso.
Il piano terra della casara, con il vecchio focolare in pietra con (a sinistra, rovescia-
to) il grande paiolo in rame per fare il formaggio.
Vedi le altre foto in Google Foto.
👉Anzichè partire a piedi da Caoria, siamo saliti col bus navetta (0439 719106) attivo nei mesi estivi fino al ponte Stel. Da lì, dapprima su strada forestale fino a Malga Miesnotta di Mezzo e poi su sentiero, in poco più di due ore si vincono i restanti 750 metri di dislivello. Nel nostro caso pioveva, ma pazienza.
Il sentiero si svolge interamente nel bosco fino ai ruderi della Miesnotta di Sotto ma poi il panorama si apre. Bello il colpo d'occhio su Cima di Cece, incredibilmente vicina (servono però altre due ore di cammino per arrivare in cima).